"La gente guarda e non partecipa, le tifoserie sono chiassose, ma largamente minoritarie. Il corpaccione sociale tira a campare, chiedendo in cambio quel che considera un diritto: l'aumento del benessere. È questo che inquieta. Perché i morsi della crisi economica cominciano a sentirsi, mentre larghe fasce sociali che vivono di trasferimenti statali sono appese a meccanismi che non è possibile rinnovare. I giovani vivono ancora in una società affluente, ma alle spalle di un welfare state che mette soldi in tasca ai loro nonni e ai loro genitori, mentre sul loro conto mette i debiti. Se, in queste condizioni, una crisi sociale s'innestasse sulla crisi economica, se alla sofferenza legata al potere d'acquisto s'unisse il dissenso generato dalla perdita di potere politico, perché si celebra il rito del voto ma si constata l'assenza di rappresentanza, chi saprà governare i conflitti?".