Tuesday, September 30, 2008

Realtà oltre la fantasia

C'era una volta il marito di un'amica di mia sorella. Aveva un buon lavoro e persino l'auto aziendale. Licenziato dalla ditta, si è comprato una macchina identica e per alcuni mesi ha continuato a comportarsi come se nulla fosse: la mattina faceva colazione, salutava la moglie e usciva di casa fingendo di andare al lavoro. Alla fine è stato scoperto (pensava forse di potersela cavare?) e oltre al lavoro ha perso la moglie e anche la casa.
Sembra incredibile ma è successo per davvero.

Monday, September 29, 2008

Cose che non capisco (3)

Non ho ancora avuto il piacere di noleggiare un DVD in cui i sottotitoli coincidano con quanto recitato dagli attori (indipendentemente dalla lingua scelta). E voi?

Cose che non capisco (2)

Vorrei conoscere i progettisti delle vaschette per salumi; i contenitori si aprono sempre dalla parte sbagliata: quella in cui la prima fetta disponibile è in fondo a tutte le altre.

Babel

Ho visto Babel (Stati Uniti, 2006) di Alejandro González Iñárritu (con Brad Pitt, Cate Blanchett, Gael García Bernal, Koji Yakusho, Adriana Barraza, Rinko Kikuchi).

Segmenti di storie che viaggiano in parallelo ma collegate e incastrate tra loro. Un modo, anche cinematografico, per descrivere i temi della frammentazione, della solitudine e dell'incomunicabilità dei mondi moderni.

Non era facile fare un lavoro di questo tipo e non sempre il regista c'è riuscito. Non un capolavoro, ma di sicuro un buon film che vale la pena vedere e consigliare.

Sunday, September 28, 2008

Dedicato a Veltroni

Si sta come
D'autunno
Sugli alberi
Le foglie

[Soldati, 1918, G Ungaretti]

Saturday, September 27, 2008

Life after death

La commedia è finita, sono calate le tende sul teatrino Alitalia. Tutto come previsto. Ma c'è un ultimo atto. Prima o poi la nuova CAI farà il suo ingresso in Borsa, e allora si aprirà la cuccagna: Colaninno e soci sanno che là fuori è pieno di polli da spennare.

The Woodsman

Ho visto The Woodsman (Stati Uniti, 2004) di Nicole Kassell (qui tradotto come Il Segreto).
Film relativamente breve (meno di 90 minuti) che tratta il tema delicato della pedofilia.
Senza entrare nel merito (è un film che ritengo valga la pena di vedere) segnalo l'interpretazione davvero notevole di Kevin Bacon, qui nei panni di Walter (il protagonista della pellicola), un uomo che tenta di ricostruire la propria vita dopo dodici anni di carcere.

I due Toscani

Negli ultimi tempi sono entrate nel gergo giornalistico e telegiornalistico, e quindi in quello comune, parole come attenzionare e sparatore. Parole che suonano orribili alla consuetudine del nostro udito padano. Da noi quei termini non esistono: si tratta infatti di importazioni dal Toscano parlato in Italia.

Di fatto il Toscano è ormai costituito da due tronconi: quello parlato qui da noi e quello di matrice italiana; per ragioni ovvie, quest'ultimo è sempre più diffuso anche nelle nostre terre.

Nulla di male naturalmente, quindi nulla di male anche a voler rimarcare le differenze.
Mi piacerebbe si parlasse apertamente di due lingue distinte, un po' come l'Inglese britannico si differenza da quello statunitense, canadese, australiano e neozelandese.

Le differenze sono numerose e innegabili: ci vorrebbero molte pagine per parlarne diffusamente. Può essere utile ricordare un caso molto tipico ed evidente: lo scambio tra la transitività e l'intransitività di alcuni verbi. Verbi che nella nostra lingua sono seguiti abitualmente da un complemento indiretto o da nessun complemento (sparare, sputare, scendere, ...) nel Toscano italiano prendono il complemento oggetto: per noi si spara a qualcuno, per loro si spara qualcuno. Un'espressione come ti sputo da noi significa sputo a te, da loro sputo te. Esiste anche il caso opposto. Verbi che per noi sono transitivi (salutare, chiamare, ...) per gli Italiani diventano intransitivi (salutare a qualcuno, chiamare a qualcuno). E via di questo passo.

Tutto ciò è innegabile. D'altra parte, come dice il proverbio, il mondo è bello perché è vario: noi siamo noi e loro sono loro.

Friday, September 26, 2008

Quotes and Aphorisms (36)

Hard work spotlights the character of people: some turn up their sleeves, some turn up their noses, and some don't turn up at all
[Sam Ewig]

There are some women who should barely be spoken to; they should only be caressed
[Edgar Degas]

By three methods we may learn wisdom: first, by reflection, which is noblest; second, by imitation, which is easiest; and third by experience, which is the bitterest
[Confucius]

Thursday, September 25, 2008

L'Alitalia e il Sistema-Paese

Da giorni assistiamo a un copione di cui tutti, da lungo tempo, conosciamo la fine. Una tragi-commedia, naturalmente all'italiana. Ogni attore reclama i suoi momenti di gloria. Si recita attorno a un cadavere che giace all'obitorio disteso sul lettino. Tutti parlano, tutti minacciano, ma nessuno fa quel che dovrebbe fare: prendere il bisturi e dare avvio all'autopsia, per recuperare gli organi sani che ancora si possono donare. Finirà ancora una volta a tarallucci e vino. Si metteranno tutti d'accordo, si daranno delle gran pacche sulle spalle e si racconterà che si erano solo sbagliati: il morto non era morto, era solo un disguido, un'icomprensione, tutto un equivoco. Lui stesso si alzerà in piedi e tornerà a camminare. L'obitorio era solo un'illusione, una specie di brutto sogno: al risveglio tornerà ad essere l'hotel a cinque stelle che è sempre stato.

Wednesday, September 24, 2008

Fade to black?

Anche dopo un album brutto come ReLoad (1997) e uno bruttissimo come St. Anger (2003), l'attesa per un nuovo disco dei Metallica provoca ancora una certa trepidazione, almeno in chi, come me, ha avuto per il gruppo di San Francisco una vera e propria adorazione.

Primi anni del liceo (il severo Einstein di Milano), nel mezzo dei tanto bistrattati ma in fondo gloriosi anni Ottanta; è stato quello il periodo d'oro per James, Lars e soci; e c'era ancora Cliff.
Ricordo come se fosse ieri la prima volta che ho ascoltato Master Of Puppets (1986); un walkman di un coetaneo di nome Alessandro che, come me, rientrava a casa su uno sgangherato pulmann della SGEA. Ricordo lo sconcerto iniziale: "Ma è musica questa? Come si fa ad ascoltare questa roba? È rumore allo stato puro!". Abituato alle melodie convenzionali degli Iron Maiden devo aver pensato qualcosa del genere. Ma ero io a non essere pronto. Le cose hanno preso una piega diversa al secondo ascolto, a casa mia, quello stesso pomeriggio. Ho fatto in fretta: da quel momento in avanti dentro di me ha cominciato a prendere forma la consapevolezza di trovarmi al cospetto di uno di quei gruppi che nascono soltanto una volta ogni 15-20 anni.
I Metallica sono stati per me quello che i Led Zeppelin hanno rappresentato per un giovane degli anni Settanta.

Il 12 Settembre 2008 è uscito in contemporanea mondiale Death Magnetic. Quello che racconterò in questa sede è il frutto delle mie prime impressioni, derivate da un solo ascolto (escluso il singolo The Day That Never Comes, passato a ripetizione su tutte le TV e le radio da alcuni giorni a questa parte). Più avanti mi riprometto di tornare sull'argomento per scrivere un commento a freddo e più misurato.

Innanzitutto... ci sono buone notizie? Sì, ci sono. Death Magnetic è senza dubbio un allontanamento, voluto e sentito (forse anche indotto), dalla pochezza artistica toccata con St. Anger. Brutto titolo e copertina grossolana, ma almeno questa volta i Metallica sono tornati a suonare la musica che tutti conosciamo. Le buone notizie, però, finiscono qui.

Del nuovo disco colpiscono soprattutto tre cose:

(1) le linee sonore di fondo e gli schemi musicali proposti non hanno assolutamente nulla di innovativo (non che ciò sia necessariamente un male); qui non c'è nessuna progressione, nessuna evoluzione, nessun tentativo di sperimentazione (sono lontani i tempi del controverso Load): ogni pezzo ha un'impronta ben nota, immediatamente riconoscibile a ogni estimatore del gruppo; ci sono forti echi del periodo ...And Justice For All (1988), soluzioni mutuate dal Black Album (1991) e qualche incursione nella produzione precedente (Master Of Puppets, Kill 'Em All).

(2) la maggior parte dei brani ha una struttura particolarmente lunga, molto articolata e spesso fastidiosamente complessa (in questo ci sono molte somiglianze proprio con l'epoca di ...And Justice For All).

(3) i nuovi brani, purtroppo, quasi mai riescono a brillare di luce propria: per contro si ha invece la spiacevole sensazione di trovarsi di fronte ad avanzi del passato. Come un leone troppo stanco, troppo vecchio e malandato che non può più graffiare, anche se ci prova ancora, per istinto o disperazione; non fa più paura, non ci spaventa; per lui, anzi, si prova fin quasi compassione.

Delusione? In fondo no, perché - siamo onesti - nessuno in realtà avrebbe potuto aspettarsi un ritorno ai fasti di un passato davvero immenso. Una donna che ha passato i quaranta e si avvicina ai cinquanta può avere un grande fascino, modellato e affinato dalla saggezza del tempo, ma scadrebbe nel ridicolo se cercasse di scimmiottare una venticinquenne dei tempi moderni; e lo stesso dicasi per un atleta in pensione che cercasse di competere con chi è più giovane di quattro o cinque lustri; mancano le doti fisiche e manca la lucidità. I giocatori del passato, non a caso, sono spesso i dirigenti sportivi del presente: nessun calciatore scenderebbe in campo a 45 anni, pena una prevedibile figuraccia. L'errore dei Metallica, in sintesi, è stato proprio questo: volersi confrontare con quello che loro stessi erano venti o venticinque anni prima. Comprensibilmente non c'è più l'ispirazione di una volta, che è sempre stata a carico di Lars e soprattutto di James, e mancano anche le stesse forze per poter suonare certi pezzi (un brano come My Apocalypse, che rimnada dritto dritto a Damage Inc., proposto nel 2008 suona del tutto ridicolo).

Da un punto di vista strettamente musicale si sentono le incrinature della voce di Hetfield e lasciano amarezza certi passaggi solistici di Hammett; Ulrich fa il suo onesto dovere, mentre Trujillo è relegato in un anonimo sottofondo.

Il mio desiderio, per quel che conta, è quello di vedere i Metallica comporre, prima o poi, il vero successore di Load (1996). Abbandonare il metal dei vigori giovanili (già consegnato ai capolavori della storia della musica) e passare alla maturità di un rock, energico quanto si vuole, ma intriso di elettricità blues. Io Hetfield, il grande Hetfield, me lo immagino così.

56%

56% è la percentuale di Finlandesi che detengono un'arma. Detenzioni in massima parte legali, non certo come in Italia, ma questo numero spiega in toto la strage di ieri a Kauhajoki.
Pensare che in Finlandia la quota di pazzi sia più alta che altrove è poco ragionevole, ma in Finlandia un pazzo può armarsi più facilmente e dunque ha una probabilità più elevata di causare eventi come quello di ieri.
In fatto di armi noi Europei dovremmo dirci orgogliosi di non essere come gli Statunitensi. Orgogliosi in generale, perché la Finlandia, purtroppo, su questo fronte è un caso a parte.

Tuesday, September 23, 2008

Quotes and Aphorisms (35)

The meeting of two personalities is like the contact of two chemical substances: if there is any reaction, both are transformed
[Carl Jung]

The shifts of fortune test the reliability of friends
[Cicero]

You can make more friends in two months by becoming interested in other people than you can in two years by trying to get other people interested in you
[Dale Carnegie]

Gabbie

La nostra società ha costruito ovunque gabbie. Fisse, mobili, fisiche e mentali. In natura non ci sono gabbie. Viviamo schiavi nell'illusione di essere liberi.
Buona parte dei moderni disagi e di certa violenza deriva da qui.

Monday, September 22, 2008

People make the difference

Come molti, durante gli anni del liceo ho imparato sulla mia pelle come un insegnate possa fare la differenza; specialmente in materie ostiche come la fisica e la matematica. Ho odiato la mia insegnate del biennio e amato quella del triennio. E il mio rapporto con quelle materie è stato ovviamente quasi opposto durante le due esperienze citate.
In misura simile deve accadere qualcosa del genere anche in ambiti diversi. Ho sempre avuto una certa ritrosia nei confronti del Giappone; ieri sera, invece, sono stato a casa dell'amico Massimo Grattieri, che, tra le altre qualità, è in possesso di un'abilità non comune nell'arte degli scatti fotografici. Le sue foto del Giappone mi hanno conquistato; forse non ci andrò in vacanza nel breve o nei prossimi anni, ma di certo ora guardo a quella terra con molta curiosità e interesse.

Black Stone Cherry

Mi sono imbattuto, quasi per caso, in Folklore And Superstition, secondo album dei Black Stone Cherry (www.blackstonecherry.com), un gruppo proveniente dalla sconosciuta cittadina di Edmonton, nel Kentucky centro-meridionale.

È un album che conquista e affascina sin dal primo ascolto: qui troverete grandi melodie imperniate su un robusto e possente telaio hard rock, e ogni tanto emergono misurate influenze di vario tipo, in primis di rock sudista, il che è anche logico data la provenienza della giovane formazione statunitense. Brilla anche la produzione del suono: pulita e cristallina.

Una gradita sorpresa!

Sunday, September 21, 2008

Giù il cappello

Ho sentito l'amico Steve al telefono; mi ha dichiarato di aver chiuso con il calcio. Per chi non lo conosce, è un po' come se il Papa dichiarasse di aver chiuso con il Cristianesimo. In entrambi i casi, onore al merito!

Modelli

A Milano è nuovamente la settimana della Moda, una delle cose di cui farei volentieri a meno per la mia città: tutto fuorché un vanto.
Quest'anno si è voluto dare un certo risalto alle sfilate di Elena Mirò (vero nome Elena Miroglio), le cosiddette sfilate per modelle grandi taglie.
Ho visto i servizi in TV: finalmente hanno mandato in passerella ragazze normali, ragazze con le curve, quelle che, omosessuali a parte, piacciono a noi uomini.
È un primo passo, anche se per ora si tratta solo di una timida eccezione. Il fatto stesso che si parli di taglie forti per indicare quelle che sono invece taglie normali è un segnale preciso.

Quando rifletto, spesso mi trovo invischiato in domande profonde; altrettanto spesso non trovo risposte.
Penso all'architettura del Paesi comunisti, alla cancellazione sistematica del bello. Dichiarato fuori legge, proibito, e poi sostituito da un grigio oceano di geometrico calcestruzzo. Uguaglianza innaturale, omicidio della nostra dignità.
Paesi lontani, si può pensare. Cose che non ci appartengono. Ma è lo stesso anche da noi. Esaltiamo donne-scheletro, viviamo immersi nel consumo; la fretta al posto della lentezza, il domani al posto dell'oggi. È il brutto che divora il bello.
E a volte è meglio non pensare.

Falsi amici di tipo V

vacancy (s.): posto o posizione disponibile; non significa vacanza che invece si dice holiday o vacation

vacant (ag.), vacantly (av.), to vacate (v.): sono legati al significato di cui sopra

vermin (s.): parassiti, feccia; verme si traduce worm

versus (pr.): contro; verso si traduce in modi diversi a seconda della situazione specifica

villain (s. e ag.): furfantesco, malvagio, furfante, mascalzone; non significa villano che si traduce rude

villainous (ag.), villainously (av.), villainousness (s.), villainy (s.): sono legati al significato di cui sopra

to vindicate (v.): rivendicare; non significa vendicare che invece si traduce to revenge o to avenge

vindicability (s.), vindicable (ag.), vindication (s.), vindicator (s.), vindicatory (ag.), vindicatress (s.): sono legati al significato di cui sopra

vista (s.): scorcio panoramico; vista si dice sight

volubility (s.): loquacità, scioltezza di eloquio

voluble (ag.), volubleness (s.), volubly (av.): sono legati al significato di cui sopra

Saturday, September 20, 2008

Alitalia, vergogna d'Italia

di Danielone
(apparso in origine su anniquaranta.blogspot.com il 17/09/2008)

Due anna fa inauguravo questo blog nel mezzo di una delle infinite crisi epocali dell'Alitalia. Allora facevo considerazioni sul livello di litigiosità, sindacale e di servizio, di questa compagnia e concludevo che gli Italiani che ancora desideravano farsi del male volando Alitalia erano ostaggi di una proterva banda di facinorosi sindacalizzati [...].
Io ovviamente non volo Alitalia da anni. L'ultima volta fu un Budapest-Milano in cui mi sentii apostrofare da una cameriera di bordo:"Ao che vo'".
In questi giorni si sta dipanando, sotto la regia di Berlusconi e lo sguardo attonito di una decina di capitalisti sado-masochisti [...], un teatrino di ineguagliabile comicità. Gente che porta la responsabilità materiale e morale del fallimento di fatto di Alitalia che strepita su piani strategici che a loro non aggradano, mobilità dorate, confederali che giocano gli ultimi atti di una protagonismo velenoso, cameriere di bordo che rivendicano il mantenimento di privilegi salariali inauditi sfilando per le vie di Roma, pazzarielli napoletani che fingono di bruciarsi in piazza, un ministro del lavoro che ogni ora cala le braghe sino a mostrare le impudicizie.
Il liquidatore Fantozzi, nomen omen, osserva esterrefatto e pensa che forse settimana prossima non potrà pagare la benzina avio.
Domani il circo dovrebbe finire per esaurimento delle forze.
Mi auguro che venerdì Fantozzi salga le scale del Tribunale fallimentare di Roma.

Occhi artici

Segnalo il sito www.arctic.noaa.gov, la sezione artica del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administrationdove). Vi si possono trovare interessanti informazioni sulla regione artica e immagini tratte da webcam poste in loco; alcune immagini sono anche elaborate in sequenza in modo da creare effetti di animazione.

Menti straordinarie. David Mumford

Con Mumford chiudo questa serie di post.

David Mumford si è occupato di svariate aree della matematica, fatto che, oltre al conseguimento della medaglia Fields nel 1974, gli ha attribuito fama di matematico eclettico.

Riporto un unico breve brano in cui ci parla del ruolo della matematica nella cultura:

"Una persona acculturata dovrebbe anche essere enumerata e sapere che nel mondo delle idee contare e misurare sono attività tanto importanti quanto il parlare. E forse anche di più, visto che la matematica è il linguaggio in cui Dio ha scritto le leggi dell'universo".

Menti straordinarie. Michael Atiyah

Michael Atiyah è un matematico che si è occupato con ottimi risultati di topologia, ramo nel quale ha sviluppato una serie di lavori che nel 1966 gli hanno fruttato la medaglia Fields, l'equivalente per la matematica del Nobel. Nel 2004 ha vinto anche il premio Abel, altro importante riconoscimento di settore.

Con Odifreddi ha parlato di matematica nei termini seguenti:

"La matematica è una disciplina precisa e impegnativa, ed è inevitabile che la maggior parte della gente la trovi difficile: non credo che diventerà mai veramente popolare. A certi livelli può essere divertente, ad esempio quando si tratta di risolvere dei puzzle. E naturalmente servirebbe avere insegnati migliori. Ma l'importante è che alla matematica sia riconosciuto il suo ruolo centrale nella nostra cultura, come fondamento dell'era tecnologica: i matematici vogliono rispetto, non facile popolarità!".

E ha parlato anche di quel che possono fare matematici e scienziati in genere contro gli armamenti nucleari:

"Devono preservare la loro integrità, senza svendersi al governo, all'esercito o all'industria. Il loro compito è duplice: sviluppare la scienza per il beneficio dell'umanità, e sensibilizzare l'opinione pubblica sulle questioni scientifiche importanti. Ma lo possono svolgere solo se mantengono la fiducia della gente. Quanto ai matematici, il loro lavoro li allena a pensare con precisione, e a esplicitare ipotesi nascoste: tutte qualità che, applicate alla sfera politica, aiutano a produrre politiche sensate, a partire dai tentativi per preservare la pace".

Extra e sub

Castelvolturno, provincia di Caserta. La rivolta che alcuni extracomunitari hanno inscenato dopo l'ultima strage di camorra ai danni di sei loro connazionali è ancora fresca di immagini televisive.
Io ne ho dedotto quanto segue: (1) quando intervistati dalla TV gli extracomunitari si sono espressi in una lingua a noi comprensibile, a differenza di buona parte degli Italiani residenti in loco (che hanno quasi sempre paura di parlare, e quando lo fanno ci vogliono i sottotitoli); (2) quegli stessi extracomunitari hanno avuto l'intelligenza di scrivere cartelli di protesta anche in Inglese, con l'evidente scopo di rendere il senso delle loro rivendicazioni comprensibile anche oltre confine.

Friday, September 19, 2008

Menti straordinarie. Carlo Rubbia

Ho sviluppato la passione per la fisica moderna ai tempi del liceo, si comprenderà dunque che ero particolarmente interessato alla parte del testo di Odifreddi dedicata proprio ai fisici. Ma, con grande rammarico, quella è stata la sezione più deludente dell'intero libro. Dei Nobel intervistati l'unico che ha saputo darmi spunti di interesse per il blog è stato Carlo Rubbia.

Rubbia si è occupato di particelle: al CERN di Ginevra (di cui è stato direttore dal 1989 al 1993) ha scoperto l'esistenza di alcuni bosoni (quelli non troppo amati da Kary Mullis, si veda il post precedente), in particolare i bosoni responsabili della forza elettrodebole. Ha ricevuto il Nobel nel 1984 assieme a Simon van der Meer.
È noto al grande pubblico più che altro per le sue idee in materia di energie rinnovabili (è stato presidente dell'ENEA dal 1999 al 2005) e soprattutto per il carattere abbastanza ruvido, proprio delle persone semplici ma fortemente determinate.

Il primo frammento di intervista riguarda proprio le energie da fonti rinnovabili:

"Bisogna sviluppare per tempo energie alternative, basate sugli unici due tipi di energia capaci di assicurare la sopravvivenza del genere umano: il nucleare e il solare. Dobbiamo quindi tornare alla ricerca vigorosa di nuove fonti di energia, ed è compito della scienza e della tecnologia sviluppare per tempo nuovi metodi rivoluzionari".

Del nucleare dice:

"Non c'è dubbio, comunque, che sarà difficile, per non dire impossibile, ottenere un sostegno popolare per il nucleare senza una soluzione radicale al problema degli attuali rifiuti, che hanno una vita di milioni di anni!".

Quando Odifreddi chiede: "Ma esiste una via regia al nucleare?" Rubbia risponde così:

"Io penso che ci sia, e che sia quella basata sul torio. Che non è proliferante, e dunque non può portare né a Hiroshima né a Chernobyl. E non ha bisogno di arricchimento, come l'uranio. E produce solo scorie radioattive a vita breve, inferiore ai trent'anni. Ed è abbondante su tutto il pianeta".

Ecco infine le sue considerazioni sul solare:

"Si devono sviluppare nuovi metodi basati sulla concentrazione dei raggi del sole, secondo il vecchio principio già usato da Archimede. E bisogna associarli a un'accumulazione di energia che permetta di ovviare alle variazioni intrinseche o aleatorie del solare, dalla notte alla nuvolosità".

A proposito di Archimede... immagino tutti sappiano che il progetto omonimo impiantato da Rubbia in Sicilia è miseramente fallito. Per fortuna nostra è però stato trasferito in Spagna, dove tutto procede a meraviglia, con il supporto del governo e di grandi finanziamenti.

Thursday, September 18, 2008

Menti straordinarie. Kary Mullis

Kary Mullis è l'inventore della PCR (polymerase chain reaction), una tecnica di amplificazione dei segmenti di DNA che oggi trova applicazioni in numerosi campi. La scoperta, risalente al 1983, è valsa a Mullis il Nobel per la chimica nel 1993.

La sua intervista a Odifreddi è tra le più interessanti dell'intero testo. Ecco alcuni passaggi significativi:

P Odifreddi: "Ma le credenze possono andare contro le opinioni scientifiche?".

K Mullis: "Se si decide che il metodo scientifico sia l'unico modo per capire l'esistenza e l'universo, si esclude automaticamente la possibilità di avere credenze. Ma questo richiede l'abbandono di una parte del proprio sé attivo e sperimentale, e fin da bambino io ho rifiutato l'idea che qualcuno potesse impormi la propria opinione: per questo non ho mai appartenuto a nessuna religione organizzata. Ma ho le mie credenze, che possono sempre essere modificate dalle mie esperienze".

P Odifreddi: "Secondo Aristotele e William James, bisognerebbe accettare solo le esperienze che si comprendono: lei è d'accordo?".

K Mullis: "Per niente. Le mie percezioni sono il mio legame primario con la mia realtà: le accetto per quello che sono, e mi danno informazioni che considero automaticamente affidabili. In caso di conflitto, io seguo le mie percezioni e non i miei pensieri: la ragione è secondaria, per il mio modo di essere, mentre i sensi sono primari. Il pensiero razionale mi dà un grande piacere e lo rispetto enormemente, ma per me la realtà è ciò che vedo, odoro, sento, tocco...".

P Odifreddi: "È per questo che lei non ha paura di avere opinioni che vanno contro quelle della maggioranza, e che spesso sono considerate strane o irrazionali?".

K Mullis: "Le opinioni scientifiche sono temporanee, per loro stessa natura: si giudicano in base all'evidenza disponibile, ma rimangono perennemente in attesa di ulteriore evidenza. E si possono benissimo avere credenze opposte alle proprie opinioni scientifiche: le due cose possono coesistere nella stessa testa [...]".

A proposito di scientificità:

"L'unico modo di essere scientifici è di tenere la mente aperta, ed essere preparati a lasciar cadere i propri pregiudizi. [...] Le cose che non si possono misurare, o sulle quali non si possono fare esperimenti, non sono scientifiche".

Infine un pensiero molto personale sull'idea di precarietà:

"Viviamo in un mondo molto precario. Non nel senso sociale, ma fisico: delle cose che ogni tanto ci cadono addosso e hanno enormi effetti. E la prossima volta che una cadrà, non vorrei soltanto guardarla impotente sulla CNN: non mi piacerebbe che un giorno un astronomo avvistasse qualcosa largo tre chilometri che sta per piombare a 50.000 chilometri all'ora nel bel mezzo dell'oceano e solleverà un'onda di 150 metri di altezza, e pensassi che avremmo potuto fare qualcosa per fermarla, invece di sprecare il nostro tempo a studiare i bosoni".

Alifarsa

Il funerale di Alitalia sembrava fissato per giovedì scorso. Poi, per come vanno le cose in questo ameno Paese, si è trovato il modo di riaprire le trattative. Un colpo di teatro, la solita furba magia all'italiana. Oggi è di nuovo giovedì e di nuovo le trattative sono colate a picco. Si aprono i cancelli del fallimento. Ma lo si dice da tanto. Questa volta sarà fallimento davvero? Per quanto dolorosa, questa sembra comunque la soluzione più giusta, quella che da sempre ci sussurra la vocina di saggezza che ognuno di noi ha dentro. Per risorgere bisogna prima cadere, bisogna espiare, pagare i propri debiti, quelli frutto di una ignobile gestione passata che conosciamo tutti. Il resto è una grande bugia. Ma nel Paese di San Gennaro è difficile celebrare i funerali, e i morti sono solo cadaveri a metà: non muoiono mai. Per una morte vera questa volta ci vorrebbe un miracolo. Ma io sono ateo.

Wednesday, September 17, 2008

Piedi d'argilla

I piedi d'argilla sono quelli dell'economia virtuale, che oggi, finalmente, torna a soccombere, trascinando con sé le borse mondiali, per lasciare nuovamente il posto alla concretezza dell'economia reale, la sola che conta davvero.

Boomerang

Diceva Norman O Brown: "La guerra contro la morte prende la forma di un interesse per il passato e per il futuro, e il tempo presente, il tempo della vita, va perduto".

Tuesday, September 16, 2008

Meglio oggi o domani?

Ho letto "Oggi È Meglio Di Domani"di Bruno Koeltz (2007, Sperling & Kupfer Editori www.sperling.it, traduzione di Eliane Nortey dall'originale del 2006 "Comment Ne Pas Tout Remettre Au Lendemain").

Il sottotitolo ("Impara l'arte di risolvere e non rimandare") focalizza l'argomento trattato. Il testo rientra nella categoria dei manuali di auto-aiuto, solitamente scritti da autori statunitensi, ma Koeltz è medico e psicoterapeuta che vive non lontano da Parigi. È incentrato interamente sulle problematiche della procrastinazione, ovvero la tendenza a rimandare in là nel tempo attivà che potremmo compiere prima; un'esperienza che, in misura diversa, ha riguardato e riguarda ognuno di noi, ma che per alcuni può avere conseguenze anche gravi, con riflessi negativi sulla vita lavorativa, scolastica, sociale e di relazione.

Il libro è strutturato in tre sezioni: una introduttiva, una teorica e una pratica. Anche se dedicato a una tematica precisa e così circoscritta si possono comunque trarre interessanti spunti di riflessione e consigli che potrebbero tornare utili per ciascuno di noi.
Personalmente ho trovato particolarmente stimolanti i capitoli dedicati all'autostima, ai legami tra cognizioni, emozioni e comportamenti, e ai pensieri disfunzionali con relativi consigli per rimuovere le distorsioni cognitive che da essi derivano.

Non sempre la lettura è fluida e certi passaggi soffrono di una certa noia di fondo. Ho invece apprezzato lo sforzo dell'autore di mantenera la trattazione su binari il più possibile scientifici e rigorosi senza tuttavia scadere nel complicato o nell'eccessivamente tecnico.

Falsi amici di tipo U

ultimate (ag.): definitivo, finale; non significa ultimo

ultimately (av.): definitivamente, in definitiva, alla fine; non significa ultimamente

Falsi amici di tipo T

trivial (ag.): banale, futile, insignificante; non significa triviale che invece si dice vulgar

trivialism (s.), triviality (s.), to trivialize (v.), trivially (av.), trivialness (s.): sono legati al significato di cui sopra

Monday, September 15, 2008

Menti straordinarie. Harold Kroto

Harold Kroto, Robert Curl e Richard Smalley hanno vinto il Nobel per la chimica nel 1996 per lo studio geometrico di una particolare e complessa molecola di carbonio.

Ecco come Kroto parla dei rapporti tra etica e scienziati:

"Io credo che gli scienziati abbiano la responsabilità di far sì che il progresso tecnologico venga usato per il benessere dell'umanità. D'altra parte, qualunque tecnologia può essere usata o abusata, per fare del bene o del male: col coltello si può tagliare il cibo a tavola, o la gola del vicino. [In chimica] l'esempio più tipico è la dinamite, che può essere usata per scavare un canale o per fare una mina".

Ed ecco il pensiero dello scienziato in tema di religione, religiosità e relative possibili implicazioni:

"Credo che ci siano due tipi di persone al mondo: quelli che hanno credenze mistiche, e quelli che non le hanno. Questi ultimi credono che la vita sia tutto ciò che abbiamo, che dobbiamo godercela e aiutare gli altri a godersela. Gli altri pensano che la vita futura sia più importante di quella presente, e temo che faranno saltare in aria il mondo. [...] L'1 per cento dell'umanità ha seri problemi mentali, e una buona parte di questi matti trova giustificazioni religiose per la propria pazzia. Altri la trovano nel nazionalismo e nel patriottismo, il che è altrettanto pericoloso. [...] Credo che dobbiamo cercare di sradicare la disumanità dell'uomo verso l'uomo, e il caso peggiore è quando lo stato prende il sopravvento e cerca di giustificare le sue azioni sulla base di motivazioni religiose, nazionaliste o patriottiche. È estremamente pericoloso, soprattutto ora che è facile procurarsi tecnologia avanzata: c'è il rischio di una fine dell'umanità".

Riporto infine la risposta alla seguente domanda di Odifreddi: "Lei non crede che si possa essere religiosi in un senso più alto, vedendo Dio nelle leggi della natura?":

"Einstein credeva nel Dio di Spinoza, che si rivela nell'armonia del creato, ma non in un Dio che si interessa delle fedi e delle azioni dell'uomo: per me questo è ateismo. Il vero problema è che la maggioranza della gente vive una vita miserabile, e ha un bisogno disperato di aggrapparsi a qualcosa: io credo che questo sia un meccanismo biologico di difesa, senza il quale l'umanità forse non sarebbe sopravvissuta. Solo una minoranza riesce a uscirne e accettare che questa vita è tutto ciò che c'è, e che quando è finita, è finita. Ma questo, più che una risposta, è soltanto un tentativo di dirle cosa penso: a certe domande, in realtà, non si può veramente rispondere".

Edronax. Aggiornamenti

15 Settembre 2008: il giorno della sospensione. Non sono disponibile a tollerare i suoi effetti collaterali.

Sunday, September 14, 2008

Il Panico secondo Rosario Sorrentino

di Stefano Lorenzetto

(apparso in origine su www.ilgiornale.it il 25/05/2008 con il titolo "Soffrite d'attacchi di panico? Ecco la mia ricetta per guarire")

L'allenatore Arrigo Sacchi nel 2001 lasciò la guida del Parma in seguito a un attacco di panico con tachicardia e febbre alta patito prima di una partita a Verona. L'attrice Lucrezia Lante della Rovere fu colta da un attacco di panico al momento di apparire come ospite al Maurizio Costanzo Show. Una delle figlie di Silvio Berlusconi, Barbara, scappava dall'aula dell'università in preda a un attacco di panico ogniqualvolta doveva affrontare l'esame col professor Guido Rossi, che gli amici le avevano descritto come acerrimo nemico del padre: riuscì a sostenerlo solo al quarto tentativo. Il musicista Giovanni Allevi, autore-rivelazione del libro La Musica In Testa, al suo primo attacco di panico finì al pronto soccorso: mentre l'ambulanza lo trasportava al Policlinico di Milano, pensò che panico viene da Pan, il dio Tutto, quindi «non è l'incontro con un vuoto paralizzante, ma è l'esperienza del nostro tutto, della dirompente energia creativa che è dentro ognuno di noi», e si sentì «travolto dal tutto, dal troppo, da un'emozione incontenibile», e s'ispirò all'ululato della sirena, «una dolce melodia in Sol bemolle», per comporre Panic, l'unico brano per pianoforte entrato nella hit-parade della musica leggera accanto ai CD di Ligabue e Zucchero. Da quel giorno Allevi ha deciso che «il panico è un dono».

Il professor Rosario Sorrentino [www.rosariosorrentino.it] no, ritiene che questa sindrome non sia affatto un dono ma una grande tragedia, «una bugia del cervello che può rovinarci la vita», come ha scritto sulla copertina di Panico, il libro edito da Mondadori in uscita martedì prossimo; una copertina rossa sormontata da un punto esclamativo nero, per dare subito l'idea di un male pericoloso, sconvolgente, che i pazienti descrivono come l'irrompere nella loro esistenza di un repentino e profondissimo senso di morte. Al fondatore dell’IRCAP (Istituto di Ricerca e Cura degli Attacchi di Panico) sfuggono totalmente gli aspetti poetici e le potenzialità creative di questa patologia, dalla quale è riuscito ad affrancare per sempre i cantautori Franco Califano e Sergio Cammariere, l'attore Alessandro Gassman e decine di altri VIP che non vuol nominare. Anche Cinzia Tani, scrittrice e conduttrice televisiva specializzata in storie noir che firma con lui Panico, è stata una sua paziente.

Come Allevi, pure Sorrentino è però in qualche modo grato all'infida malattia mentale che combatte ogni giorno: senza di essa, 15 anni fa non avrebbe conosciuto sua moglie, Maria Grazia, e non sarebbe nata sua figlia Giulia, che oggi frequenta la seconda media.

"Andai negli studi di Teleregione, un'emittente romana, per un dibattito. L'intervistatrice era Maria Grazia. La vidi agitatissima. «Lei ha un attacco di panico», le dissi. La nostra storia d'amore cominciò così. Non si curava da anni. Meglio: s'illudeva di farlo con la psicoanalisi".

Il professor Sorrentino è un nemico giurato dei discepoli di Freud, Jung, Adler, Abraham, Lacan, dei pensatori alla Umberto Galimberti, per capirci, che confondono la malattia mentale col disagio esistenziale.

"Chiusi nei loro salottini, pretendono dai pazienti la vocazione al dolore, elogiano la sofferenza, criminalizzano i farmaci e sequestrano per 15 o 20 anni una persona che soffre, costringendola a parlare della madre, del padre, dei nonni. Questa non è una cura, i pazienti lo devono sapere. Perché il panico è un inquilino prepotente del cervello e nel frattempo le sue aggressioni continuano e peggiorano. Anche Maria Grazia, vittima dell'impostura culturale e ideologica, non voleva saperne delle medicine. Le prime benzodiazepine le ha prese abbracciata a me. Oggi sta bene".

Il neurologo insegna anatomia del cervello alla Sapienza di Roma. Ha cominciato a occuparsi degli attacchi di panico una ventina d'anni fa alla Columbia University di New York, dove svolgeva studi clinici di neuropsicologia e farmacologia sul morbo di Alzheimer. È stato il primo al mondo, con l’aiuto del neuroradiologo Stefano Bastianello, a filmare nell'encefalo, con la risonanza magnetica funzionale, un attacco di panico indotto in una paziente mediante stimolo verbale. Oggi è considerato il massimo esperto italiano in materia. Lui nega: «Giovanni Battista Cassano e Giampaolo Perna sono molto più bravi di me». Una dote ce l'ha di sicuro: l'occhio clinico. Senza che ci fossimo mai visti prima, dopo mezz'ora d'intervista mi ha diagnosticato con impressionante precisione i malanni che mi tengono compagnia da anni. Poi ha fissato lo sguardo verso un punto indefinibile del vuoto, come se dovesse leggere su un immaginario gobbo elettronico le frasi che gli fluivano dalla bocca tornite, senza inciampi, una di seguito all'altra, una più assertiva dell'altra.

Che cos’è un attacco di panico?

"Un'insorgenza improvvisa, rapida, in pieno benessere e a ciel sereno di un tremendo disagio. Sul piano fisico si manifesta con palpitazioni, tremore, senso di soffocamento e di vertigine, difficoltà respiratoria, sudorazione, dolori al torace che fanno pensare a un infarto. Sul piano psichico con un'angoscia immotivata. Il soggetto colpito è catapultato in una penosa solitudine, prova disorientamento, distacco dall'ambiente, quasi che la mente si separasse dal corpo. Il primo attacco assomiglia a una palla da tennis scagliata con grande forza su un tavolo coperto di lenticchie. Questo ricordo spaventoso viene custodito nell'ippocampo, che per il cervello è come la scatola nera degli aerei".

Quanto dura?

"Da pochi minuti fino a 20, e oltre. Ma la percezione del tempo è dilatata e il soggetto ha la sensazione allucinante di non potere uscirne, se non impazzendo o morendo".

Che differenza c'è fra panico e paura?

"Il panico è un tranello ben congegnato: l'encefalo ci vuol convincere di un pericolo inesistente, aderisce a una bugia che preannuncia una catastrofe. Invece la paura è una risorsa, un'emozione primordiale che c'informa di un pericolo reale e ci predispone o ad affrontarlo o a fuggire, quindi è funzionale all'istinto di sopravvivenza".

Ha mai avuto un attacco di panico?

"No, ma è come se lo avessi avuto. Ogni giorno affronto un viaggio col biglietto di ritorno per riportare indietro i miei pazienti".

Perché lei e io non soffriamo di attacchi di panico?

"C'entra una predisposizione genetica: spesso li riscontro fra parenti di primo e secondo grado e su più persone di una stessa famiglia. E poi intervengono fattori scatenanti: un lutto, una relazione sentimentale che finisce, lo stress cronico, l'assunzione di sostanze stupefacenti come l’hashish e la cocaina. Nel mio libro Siamo Ciò Che Respiriamo ho anche avanzato un'ipotesi ambientale".

Vale a dire?

"Sono partito dalla constatazione che gli attacchi di panico sopraggiungono soprattutto in luoghi affollati - aerei, treni, discoteche, aule scolastiche - dove predomina un elemento invisibile, inodore e incolore: l'anidride carbonica. Un gas di scarico, una sorta di smog umano. Perciò mi sono rivolto al mio collega Livio De Santoli, professore ordinario alla Sapienza, esperto in misurazioni della ventilazione ambientale, e in effetti abbiamo scoperto che in questi luoghi la quantità di anidride carbonica arriva a superare del 300% il limite massimo fissato dall'OMS: 4.000 parti per milione anziché 1.000".

Che cosa fa l'anidride carbonica?

"Una volta inalata, va a stimolare dei recettori, localizzati nel tronco encefalico, deputati ad analizzare la qualità dell'aria e a convogliare queste informazioni in una zona del cervello chiamata locus coeruleus, una specie di radar in contatto permanente con l'amigdala, cioè con l'interruttore del panico. Ora lei immagini di trovarsi in una metropolitana affollata all'ora di punta. I sensori, valutata la pessima qualità dell'aria, informano i centri nervosi del pericolo che incombe. Dal locus coeruleus parte una scarica di noradrenalina, che raggiunge l'amigdala e fa scattare i primi sintomi dell'attacco di panico".

Quanti Italiani ne soffrono?

"In forma cronica circa 2 milioni, prevalentemente dai 16 ai 40 anni. Ma l'eccesso di stress sta allargando la forchetta".

Vengono curati a casa o negli ospedali?

"Io direi che vengono trascurati sia a casa che negli ospedali. La reazione dei medici al pronto soccorso di solito è questa: «Non è niente, è solo un attacco di panico». Idem i parenti: «Suvvia, non è nulla». In questo modo si delegittima il disturbo e si abbandona il malato a se stesso".

Si può guarire?

"Sì. Lo sottolineo con forza: sì. La terapia farmacologica è il pilastro fondamentale. I principi attivi più usati sono paroxetina, fluoxetina, citalopram e sertralina. Che non producono, al contrario della psicoanalisi, alcuna dipendenza. Si tratta di inibitori selettivi per la ricaptazione della serotonina, meglio conosciuti con l'acronimo inglese SSRI, impropriamente detti antidepressivi perché depressione e attacchi di panico sono cugini di primo grado".

Mi ricordi come agiscono gli SSRI, ché me lo dimentico sempre.

"La serotonina è una sostanza ormonale, un neurotrasmettitore del sistema nervoso centrale. Nell'encefalo abbiamo 100 miliardi di neuroni. Gli SSRI inducono la serotonina, una volta liberata da un neurone e consegnata al neurone successivo, a prolungare la sua permanenza, evitando che sia troppo in fretta ricaptata, cioè catturata, dal neurone che l'ha rilasciata. Quindi gli SSRI sono di grande aiuto per ripristinare una condizione di equilibrio biologico sui centri nervosi divenuti particolarmente irritabili proprio perché è scemata la quantità di serotonina disponibile; protraggono il dialogo fra neuroni in quei luoghi del cervello dove può nascere un inutile e dannoso segnale di allarme".

Senza medicine si guarisce?

"Assolutamente no. Davvero non capisco la diffidenza per gli psicofarmaci. Quando noi neurologi li usiamo per combattere il Parkinson e l'Alzheimer, la gente ci applaude. Ma non appena li adoperiamo a bassi dosaggi per altre malattie, scatta la censura. Ed è la stessa gente che non esita a farsi iniettare la tossina botulinica nel viso per spianare le rughe. Lei ha idea di quanti suicidi vengono impediti con la fluoxetina? Gli SSRI riducono la frequenza, l'entità e la durata degli attacchi di panico e restituiscono al paziente la libertà di movimento, visto che questa patologia porta all’agorafobia".

La paura degli spazi aperti.

"La paura di allontanarsi da luoghi ritenuti sicuri. Ho guarito una donna di Roma che per evitare gli attacchi di panico non usciva più di casa, neppure per fare la spesa: dalla finestra calava con la fune un cestino e i vicini le mettevano dentro i generi di prima necessità".

Ma se fanno tutto i farmaci, lei a che serve?

"Il malato si chiude in un recinto per difendersi dalla paura e dalla fobofobia, che è la paura di aver paura. All'interno di questo recinto ha per compagne la solitudine e, spesso, la depressione. Il mio compito è di spingerlo al più presto fuori dal recinto, con l'aiuto dei farmaci, certo. Invece la psicoanalisi, nonostante si definisca dottrina di liberazione, lo imbottisce di chiacchiere per tenercelo dentro. E si capisce: è un recinto dorato".

Non la seguo.

"Sarò molto chiaro: l'analisi prolungata all'infinito non solo non guarisce ma si traduce in un danno economico enorme. Ho curato pazienti che erano stati costretti a scegliere fra mutuo per la casa e mutuo per lo psicoanalista".

Il neurologo diventa per loro l'ultima spiaggia.

"Può dirlo. Ho curato un camionista che, colto da un attacco di panico sul Grande raccordo anulare di Roma, aveva mollato il TIR in galleria ed era scappato via. Una signora è venuta fin qui dalla Calabria sul camper guidato dal marito: è rimasta sdraiata tutto il viaggio per la paura di svenire. E poi c'è il caso di Attilio il tassinaro, un eremita metropolitano che per 20 anni ha vissuto dentro il suo taxi parcheggiato davanti all'ospedale Umberto I nel terrore di un attacco di panico: voleva essere certo di trovare un rapido soccorso. Mi vide su RAI3, decise che poteva fidarsi di me e chiamò Claudio Marincola, un cronista del Messaggero, supplicandolo di rintracciarmi. Mi sono preso a cuore il suo caso. Ora abita in una casetta, è guarito. Allora chiedo agli psicoanalisti: chi siete voi per influire così pesantemente sulla vita di una persona fino a impedirle di curarsi? Io non ho la pretesa di spingermi ad agire sull'anima, sullo spirito. Il cervello è un organo come tutti gli altri. Le malattie mentali sono come le malattie fisiche".

Le stanno proprio sullo stomaco questi psicoanalisti.

"Purtroppo oggi non esiste più l'intellettuale. Va di moda una sottomarca: l'intellettualoide. Si riconosce dal look: maglioncino esistenzialista, col collo alto; uniforme total black, vestito nero e maglietta girocollo dello stesso colore; camicia bianca alla Robespierre aperta sul petto. Siamo all'adulterio culturale dei valori. L'intellettuale dovrebbe assegnarsi il compito di scuotere le coscienze. Mancano i maestri di vita in grado di liberarci dalla dittatura dell'immagine che dall’11 Settembre 2001 investe solo sulla paura, la evoca, la cerca, perché ha capito che è il mastice per tenere incollati agli schermi i telespettatori. Stiamo crescendo una generazione dipendente da immagini negative che producono effetti morbosi sul cervello".

Lei ha studiato gli attentatori suicidi.

"Sì, m'interessavano questi uomini dal cervello senza paura, l'esatto contrario del cervello permeabile agli attacchi di panico. Il terrorismo islamico li recluta fra gli adolescenti, perché l'encefalo in fase di evoluzione biologica ha una plasticità che può essere manipolata con l'indottrinamento, fino a sopprimere in esso la risorsa della paura".

I Greci ritenevano che il panikós fosse provocato da un dio, Pan, incombente. Strano che gli attacchi di panico siano tanto diffusi in una società come la nostra che crede poco in Dio.

"Questa società fa emergere solo un vuoto individualismo. L'uomo moderno deve recuperare la sua umanità. Per salvare la nostra anima, dobbiamo occuparci delle altre anime. Perché i mass media non esaltano il ruolo del padre che in silenzio porta avanti la sua famiglia con 1.300 euro di stipendio al mese? È lui il vero eroe contemporaneo. L'unico che io conosca".

La fiera dell'ovvio

Il post precedente mi ha appena dato un'idea: il 13 Settembre dovrebbe diventare una ricorrenza importante. Propongo che in questa data si istituisca e si celebri la "Giornata del Giornalismo Italiano".

Ritardatari e ritardati

Dopo il caso Alitalia la notizia più importante di ieri è stata il discorso sul fascismo pronunciato da Gianfranco Fini, sempre ieri, durante un incontro con i giovani di AN.
Lo abbiamo sentito tutti: il fascismo è stata una dittatura che ha negato diritti e libertà fondamentali; c'è ci ha combattuto dalla parte giusta, a favore della libertà, e chi, fatta salva la buona fede, era dalla parte sbagliata.
In pratica un'affermazione che ha più o meno la stessa profondità e lo stesso contenuto di intelligenza di "l'acqua è bagnata" o "due più due fa quattro". Già ovvie se fatte da un bambino della scuola primaria, figuriamoci se pronunciate dal presidente della Camera dei Deputati il 13 Settembre 2008.

Miss bones

In questi giorni mi è capitato di fare zapping e finire più volte su Miss Italia; ho seguito a caso qualche fase eliminatoria e la proclamazione finale di ieri sera. E ho capito che per andare avanti si doveva essere magrissime e con pochissimo seno.
Questione di gusti, forse, ma in casi come questi, anche e soprattutto pericolosa propaganda inconscia di un modello sociale del corpo femminile che ritengo sbagliato. Anzi, che tutti, almeno a parole, riengono sbagliato e innaturale.

Agli uomini, da che mondo è mondo, piacciono le donne "a forma di donna". E donne così oggi le si trova quasi esclusivamente negli ambienti del porno. Che certamente ha tanti difetti e ancor più distorsioni, ma almeno non quello di diffondere modelli anoressici.

Bagagli della mente

Le buone abitudini, e quelle cattive, sono come pesanti bagagli a mano che girano senza sosta sopra un nastro trasportatore automatico. Da una simile prospettiva, si comprende bene come l'unico problema sia lo sforzo iniziale per caricare una valigia "buona" o toglierne una "cattiva"; ma una volta fatto questo, quel che è sul nastro continuerà a girare per sempre, e senza fatica.

Saturday, September 13, 2008

Sanità mentale

Una volta il famoso premio Nobel per l'economia John Nash ha detto: "voler essere sani, questa è essenzialmente la sanità mentale".

Edronax

13 Settembre 2008: il giorno della ripresa.

Friday, September 12, 2008

Menti straordinarie. Roald Hoffmann

Roald Hoffmann è nato nella Polonia sudorientale da una famiglia ebrea. Se pensate che il suo nome sia in onore del grande esploratore norvegese Amundsen (che, per molti, ha conquistato per primo il Polo Sud), state pensando la cosa giusta.
Hoffmann ha ricevuto il premio Nobel per la chimica nel 1981 e, nel suo ambito, è una delle personalità di maggior spicco (la sua fama è molto alta soprattutto negli Stati Uniti, qui in Europa un po' meno).
Si è distinto anche al di fuori del mondo accademico per la sua consistente attività divulgativa, come sarà evidente da quanto riportato sotto. Nel libro di Odifreddi il capitolo a lui dedicato, oltre a essere uno dei meno brevi, è anche tra quelli più affascinanti.

Ecco i tre passi tratti dall'intervista; il primo, molto fine e profondo, tratta il grande e delicato tema dell'irrazionalità, e del rapporto che con essa hanno gli scienziati:

"La società non vuole vedere i lati oscuri di ciò che rende la sua vita migliore, e li rimuove. E non solo nel campo chimico! Ad esempio, ci piace la carne, ma non ci piace assistere alla macellazione degli animali. Questo conduce dritto all'irrazionalità, che gli scienziati in genere non possono sopportare. È per questo che non devono essere loro a governare: altrimenti ammazzerebbero nel nome della ragione chi non si comporta «come deve», commettendo il peggiore peccato che si possa commettere. [La razionalità] è una qualità intrinseca dell'azione umana. E la poesia, la letteratura, l'arte, e l'umanesimo in genere, ci aiutano appunto a comprenderla".

Il secondo passo parte dal problema, oggi molto sentito, dell'inquinamento antropico per illustrare una visione della vita sul pianeta Terra correttamente slegata dalle sorti dell'umanità che la popola:

"Gaia, cioè il pianeta Terra come organismo, vive senza preoccuparsi troppo delle sue specie. Ad esempio, per miliardi di anni la sua atmosfera è rimasta simile a quella di Marte oggi: pochissimo ossigeno e moltissimo diossido di carbonio. Ma per miliardi di anni la vita è prosperata comunque in questo ambiente «inquinato», nelle profondità marine o vicino ai vulcani. L'ossigeno, che oggi costituisce il 21 per cento dell'atmosfera, è quasi completamente un prodotto di scarto di organismi viventi, e ha ucciso la maggior parte delle forme di vita primordiali. Quelle che sono sopravvissute, o si sono ritirate in ambienti senza ossigeno, o hanno imparato ad adattarvisi. Ciò che per qualcuno è scoria inquinante, per altri è un elemento vitale! E Gaia continuerà a vivere con le nostre scorie, e magari senza di noi".

L'ultimo brano che riporto parte ancora dal problema dell'inquinamento per tentare, questa volta, di disegnare con logica e semplicità lo scenario futuro più probabile:

"L'inquinamento industriale è un fenomeno di un paio di secoli soltanto, che sono un batter d'occhio su scala geobioogica. E poi, l'effetto serra è un buon esempio di come la scienza serva a diagnosticare e a curare i problemi che essa stessa crea: sarebbe stato impossibile anche solo accorgersi del buco di ozono, senza immagini satellitari! Ci saranno crisi continue, con la tecnologia sempre in fuga in avanti, e le soluzioni e le leggi sempre dietro all'inseguimento, e a volte molto indietro".

Thursday, September 11, 2008

Le contraddizioni della fisica moderna

Per tutta la giornata di ieri, e nei giorni precedenti, il CERN di Ginevra è stato oggetto dell'attenzione di quasi tutta la stampa mondiale.
Ormai lo sanno praticamente tutti: si è parlato con grande entusiasmo e toni trionfalistici degli esperimenti che dovrebbero portare presto a una migliore comprensione dell'origine dell'universo (ammesso di ritenere vera l'ipotesi, per ora maggioritaria, che attribuisce appunto un'origine al nostro universo).

Come è tipico di questi casi l'informazione di quotidiani e TV ha brillato per i suoi tratti peculiari: scarsa competenza e abbondanza di pressapochismo.

Ma tralasciando queste considerazioni ci si potrebbe chiedere se abbia davvero senso l'aver messo in piedi una macchina di tale complessità e costi elevatissimi (l'LHC) con la sola finalità di togliere ai fisici contemporanei qualche curiosità circa un fatto molto teorico ma poco pratico come capire quel che è successo nei primissimi istanti successivi al Big Bang.
Viene subito da dire che quel denaro e quelle menti si sarebbero potute impiegare per progetti di urgenza e sostanza ben maggiori. Ed è difficile dar torto a chi la pensa così.
Va però anche sottolineato che difficilmente le due cose sono collegabili e, per quanto cinico possa apparire, è improbaile che gli otto miliardi di euro del progetto LHC avrebbero potuto concretizzarsi per qualcosa di diverso. È la logica che porta a investire laddove ci siano possibilità di avere ritorni economici.

A consolazione di ciò possiamo osservare come quel che sta accadendo a Ginevra oggi avrà in un futuro non troppo lontano forti ricadute tecnologiche negli ambiti più disparati, con evidente vantaggio per la collettività, o almeno, per una parte di essa.
È un discorso simile a quello delle gare automobilistiche: potrebbero sembrare inutili ma sono ciò che permette di sperimentare soluzioni che prima o poi ritroviamo nell'industria automobilistica civile.

Wednesday, September 10, 2008

Smart people grow

Deve esistere qualcosa, un denominatore comune, che induce un certo gruppo di persone a comportarsi in un certo modo: fare scelte sociali di un certo tipo e prendere certe decisioni.
Il denominatore di cui parlo, evidentemente, dev'essere riconducibile a una qualche forma di trauma infantile comune.

Mi domando infatti che cosa sia successo di tanto problematico ai guidatori di Smart nella loro infanzia. In base alle mie osservazioni, e ricorrendo a una buona secchiata di intuizione, credo che il guidatore di Smart abbia le seguenti caratteristiche: classe sociale media, Padano (per nascita o acquisizione), giovane (meno di quarant'anni), amante degli aperitivi a oltranza, affetto da megalomania, affetto da elevato livello di stress.

L'altro tratto accomunante è che sono odiati dal resto degli automobilisti: il loro mancato rispetto del codice della strada ha livelli da primato (e anche da primate).

Menti straordinarie. Richard Ernst

Vincitore del Nobel per la chimica nel 1991 per la spettroscopia nucleare multidimensionale.

Dell'intervista a Odifreddi mi hanno colpito tre passaggi; i primi due sono una critica diretta a certi atteggiamenti tipici della scienza e degli scienziati:

P Odifreddi: "Fa parte della natura dello scienziato disinteressarsi di certe problematiche?".

R Ernst: "Naturalmente. Noi crediamo di occuparci delle cose più importanti del mondo, e non ci accorgiamo che stiamo soltanto divertendoci con dei giocattolini. Non dovrebbe essere così".

P Odifreddi: "E come dovrebbe essere?".

R Ernst: "Io credo che le università dovrebbero diventare di nuovo centri culturali, come nel Medioevo: luoghi interdisciplinari in cui persone con diverse competenze discutono fra loro, invece di preoccuparsi soltanto di scrivere lavori specialistici che possono essere letti al più da una mezza dozzina di ricercatori. Non è che così si cambia il mondo!".

Il terzo passaggio è più generale e affronta tematiche care all'intervistatore:

P Odifreddi: "È possibile un'etica laica?".

R Ernst: "Ovviamente: quella buddhista, ad esempio, o quella stoica. Non c'è bisogno di credere in Dio per comportarsi decentemente. Al contrario, spesso l'etica che si accompagna a una religione non è una sua conseguenza logica, ma soltanto qualcosa di sovraimposto o affiancato alla fede, che la religione rende più facile da digerire a certe persone".

Tuesday, September 09, 2008

Il buon contagio

L'Italia, si sa, è agli ultimi posti in Europa per la cultura matematica dei suoi studenti.
Per contrasto, vengono in mente le parole del grande fisico Arnold Sommerfeld: "la matematica è come le malattie infantili: prima si prendono e meglio è".

Disonestà di fondo

L'Italia è una repubblica fondata sulla tutela dei disonesti. Probabilmente l'unico Paese europeo in cui si sia mai sviluppato un dibattito sulla possibilità che i braccialetti elettronici potrebbero non funzionare. Come se fosse un problema di tecnologia.

Monday, September 08, 2008

Extreme

Il 2008, musicalmente parlando, ha visto il piacevole e inatteso ritorno degli Extreme (extreme-band.com). Saudades De Rock è l'album che interrompe il lungo silenzio iniziato nel 1995.

Per quanto sia impossibile evitare un paragone con il capolavoro Pornograffiti (1990) e per quanto il nuovo album non si possa dire all'altezza di un predecessore così illustre, siamo comunque di fronte a un grande lavoro che definirei fresco, equilibrato, sufficientemente vario e molto maturo.

Ho letto qualche recensione in Rete e francamente mi sarei aspettato delle valutazioni un po' più alte: in tutta onestà, tra le tredici tracce (a cui va aggiunto un brano extra), i cali di ispirazione sono limitati unicamente a un paio di episodi, tutto il resto è un affascinante viaggio tra la terre emerse e gli oceani del pianeta rock.

Sunday, September 07, 2008

Vicini e diversi

Nel tardo pomeriggio di ieri, in un grande centro arredamenti di Trezzano sul Naviglio, ho incontrato dopo oltre un anno l'amico Marco Bulfon (il fratello di Grabriele, di cui ho già avuto modo di parlare sul blog). È stato un grande piacere rivederlo ma ancor più interessante è stato seguire la conversazione tra la Indrė e la sua ragazza bulgara. Dopo circa una mezzoretta le due fanciulle sono giunte alla conclusione che tra Bulgari e Lituani esistono molte più cose in comune di quante non ve ne siano tra Padani e Italiani.

Eco-conservatorismo

In fatto di ambiente sono sicuramente un conservatore: vorrei conservare il pianeta così com'è oggi, o meglio ancora com'era ieri, prima che sia troppo tardi.

Obama e McCain

Elezioni presidenziali USA del prossimo Novembre. Da alcuni mesi ho il forte sospetto che la stampa italiana privilegi Obama a McCain. È un fatto non facile da provare; quindi mi sono limitato a una ricerca su Google News Italia. I risultati sono i seguenti: la voce Obama compare 327 mila volte contro le 307 mila volte della voce McCain. Il mio sospetto pare confermato, anche se mi guardo bene dall'attribuire un fondamento scientifico a questo tipo di dimostrazione.

È quasi banale ricordarlo: l'elezione di un presidente USA ha ancora un impatto molto rilevante sulle sorti future del pianeta, in termini soprattutto di scenari politici ed economici. Nei prossimi anni, e comunque prima di quel che ci aspettiamo, si dovrà prestare invece molta più attenzione a quel che succede in Cina, India e Russia.

Per quel che mi riguarda Obama ha fatto dichiarazioni di grande saggezza in fatto di scelte energetiche, affermando di voler puntare molto sulle energie da fonti rinnovabili e di impegnarsi concretamente per i cambiamenti climatici in atto. Per contro McCain, se potesse, inizierebbe domattina le trivellazioni petrolifere sotto (quel che resta del) la calotta artica. Su molti temi di tipo sociale Obama sembra più vicino alle sensibilità più avanzate di noi Europei, McCain invece sembra intercettare meglio le esigenze della cosiddetta provincia statunitense.
Va comunque detto che, nella tipica tradizione USA, entrambi i candidati tendono a preoccuparsi molto poco di noi (e di quel che pensa il resto del mondo in genere) e in massima parte condurranno la loro partita all'interno dei confini nazionali.

Confesso che mi piacerebbe vedere Obama alla prova. Ma dico anche quel che non mi piace: l'atteggiamento strumentale di una grande parte della stampa italiana e la sua storica tendenza ad abbondare nei commenti a scapito dei fatti. Ogni giorno si scrivono decine di pezzi su giornali e riviste proprio a riguardo della corsa alle presidenziali statunitensi, con una sovrabbondanza di informazioni inutili, come per esempio certi dettagli sulla vita privata dei candidati e dei loro vice. Io invece vorrei vedere una tabella di sintesi sui grandi temi che realisticamente possono essere affrontati nei prossimi quattro anni, e capire per ciascuno di essi cosa pensa Obama e cosa pensa McCain. Ma immagino ci sarebbe il rischio concreto di lasciare molti giornalisti con un piede nella fossa della disoccupazione.

Saturday, September 06, 2008

Menti straordinarie. Manfred Eigen

Assieme a Ronal Norrish e George Porter, Manfred Eigen ha ricevuto il premio Nobel per la chimica nel 1967. I loro lavori sono molto tecnici e non c'è ragione di farne cenno in questa sede.

Preferisco riportare un passaggio in cui Eigen risponde alla seguente domanda di Odifreddi: "E la morte, che ruolo ha nella vita?".

"La teoria spiega che è necessaria, per gli organismi sessuati. Per le cellule semplici, come i batteri, non si può stabilire quale sia la madre e quale la figlia, dopo la divisione: quelle cellule dunque vivono all'infinito, a meno che qualcuno o qualcosa non le distrugga fisicamente. Con la riproduzione sessuata c'è invece una separazione netta fra genitori e figli, e quando i figli crescono i genitori non sono più necessari".

Menti straordinarie. Carl Djerassi

Le donne lo conoscono poco, ma gli devono moltissimo. Gli uomini, invece, lo ignorano del tutto, ma dovrebbero ringraziarlo ancor di più.
Carl Djerassi è un Austriaco di origini bulgare, emigrato negli Stati Uniti, che ha sintetizzato in Messico la prima pillola contraccettiva. Era il 1951.

Dell'intervista con Odifreddi mi sono piaciuti tre passaggi, il primo dei quali descrive con abile semplicità la relazione tra chimica, biologia e medicina:

"Niente può accadere fino a quando non c'è una sostanza chimica, che va prima inventata e poi sintetizzata: solo a quel punto può entrare in scena il biologo con i test. È come se i chimici fornissero l'uovo da fertilizzare, e i biologi lo sperma: per questo parlo dei chimici come delle madri delle sostanze, e dei biologi come dei padri. Naturalmente ci vuole anche un'ostetrica, che è il medico che fa gli esperimenti clinici sugli umani, dopo che i biologi li hanno fatti sugli animali, dopo che i chimici hanno fornito la sostanza".

Ecco la sua visione dell'Italia in tema di sessualità:

"Il vostro è un Paese molto interessante: ha il minimo tasso di procreazione in Europa, e uno dei più bassi al mondo, ma continua a considerare in teoria un peccato la separazione del sesso e della riproduzione, che ha però messo in pratica da tempo immemorabile. Perché non mi si verrà a dire che dopo il primo o il secondo figlio, i genitori italiani smettono di fare sesso!"

Il terzo brano, molto breve, riporta un episodio da cui si può capire come religione, politica e convinzioni personali non sono mai un ostacolo tra gli scienziati, e al contrario sono utili per abbattere barriere che non hanno alcuna ragione di esistere:

"Durante il periodo in cui non c'erano relazioni diplomatiche tra l'Unione Sovietica e Israele, furono appunto scienziati come Freier e Primakov a mantenere i contatti tra i due Paesi".

Ai confini della euro-ignoranza

Milano. In questi giorni la Indrė sta facendo alcuni colloqui alla ricerca di un'occupazione. La sorpresa (per lei), non sorpresa (per me), è che in molte agenzie di lavoro interinale si è sentita domandare il permesso di soggiorno. Come se la Lituania non fosse parte della UE.

Evidentemente sta cominciando a toccare con mano l'impressionante diffusione dell'ignoranza in questo Paese, già ampiamente documentata da ricerche, rapporti e statistiche di vario tipo.

I frutti del tempo

Mi accorgo che l'età mi porta ad apprezzare cose che prima non riuscivo a vedere, o a capire fino in fondo. Lucio Battisti è una di queste cose.

Friday, September 05, 2008

Quotes and Aphorisms (34)

It is not enough to succeed. Others must fail
[Gore Vidal]

Good people are good because they've come to wisdom through failure
[William Saroyan]

Nobody can give you freedom. Nobody can give you equality or justice or anything. If you're a man, you take it
[Malcom X]

Thursday, September 04, 2008

This is planet Mars

Un classico post-estivo della politica italiana è la capacità, da parte di politicanti di professione con una sbronza di autostima, di sollevare dibattiti (su giornali e TV) che tipicamente non interessano quasi a nessuno, segno tangibile dell'enorme distanza tra il sentire della gente comune e quello della cosiddetta casta.

Il tema caldo degli ultimi due giorni è l'opportunità di concedere il diritto di voto per le elezioni amministrative agli immigrati extracomunitari.
Lo ha proposto Veltroni.
Lo so, viene da ridere.
Infatti avrebbe potuto proporlo durante il governo Prodi. E magari in un momento in cui le preoccupazioni per i nuovi e imminenti aumenti dovuti all'inflazione erano minori.
Ma, si sa, in tal caso non si sarebbe chiamato Veltroni.

This is planet Earth, cantavano i Duran Duran nel 1981, ma se avessero conosciuto Veltroni il titolo sarrebbe stato un po' diverso.

Amarezza di una medicina troppo dolce

Le recenti devastazioni ad opera di alcuni ultras/delinquenti napoletani sembrano aver indotto il governo a prendere l'ennesima decisione errata in materia di sicurezza sportiva.
E spiace che a farlo, questa volta, sia stato il mio ministro Maroni.

Vietare le trasferte ai tifosi, a mio parere, è infatti una specie di dichiarazione di resa o, più probabilmente, un'ammissione di impotenza e di insufficienza di mezzi.
Mancano gli strumenti legislativi adeguati, manca la voglia di far rispettare le pur limitate leggi che esistono, e soprattutto mancano la volontà, e ancor più il coraggio, di incamminarsi una volta per tutte lungo strade che altri Paesi europei hanno imboccato da molto tempo (generalmente con buoni risultati).

Cosa c'è che non va? Proviamo a fare un breve elenco: un governo troppo timido, una magistratura con poteri enormi e dalle tendenze sinistrorse e buoniste, un'opposizione che su questi temi è sempre schierata con la magistratura di cui sopra, e infine un'opinione pubblica mammona e poco incline a una reale tolleranza zero.

Per quanto non sia un amante del calcio, mi piacerebbe vedere stadi aperti a tutti.
Un adeguato servizio di sicurezza, con uomini e donne dotati di poteri reali, sarebbe sufficiente a individuare i criminali infiltrati che, come tutti riconoscono, sono una piccola minoranza. Criminali che vanno presi (subito o nei giorni successivi, sfruttando tutte le riprese video del caso), radiati a vita da qualunque manifestazione sportiva, e soprattutto spediti a scontare pene adeguate in qualche campo di lavoro. Senza cedere a nessun buonismo. Vanno presi uno a uno, con pazienza, senza panico. E ci si mette il tempo che ci vuole, quello cioè per togliere di torno anche l'ultima mela marcia, l'ultimo batterio.
È davvero così difficile?

Vietare le trasferte per le partite giudicate a rischio non colpisce i responsabili, al contrario, li lascia liberi di dedicarsi alle altre attività malavitose che ben conosciamo.

Wednesday, September 03, 2008

Quelli che benpensano

Quelli Che Benpensano di Frankie Hi-NRG MC (www.frankie.tv), tratto dall'album "La Morte Dei Miracoli" (1997). Uno dei testi più belli di sempre.

Sono intorno a noi
In mezzo a noi
In molti casi siamo noi
A far promesse senza mantenerle mai
Se non per calcolo
Il fine è solo l'utile
Il mezzo ogni possibile
La posta in gioco è massima
L'imperativo è vincere
E non far partecipare nessun altro
Nella logica del gioco la sola regola è esser scaltro
Niente scrupoli o rispetto verso i propri simili
Perché gli ultimi saranno gli ultimi se i primi sono irragiungibili
Sono tanti
Arroganti coi più deboli e zerbini coi potenti
Sono replicanti
Sono tutti identici
Guardali
Stanno dietro maschere
E non li puoi distinguere
Come lucertole s'arrampicano
E se poi perdon la coda la ricomprano
Fanno quel che vogliono si sappia in giro fanno
Spendono, spandono
E sono quel che hanno

Sono intorno a me ma non parlano con me
Sono come me ma si sentono meglio
Sono intorno a me ma non parlano con me
Sono come me ma si sentono meglio

Come le supposte
Abitano in blister full-optional
Con cani oltre i 120 decibels
E nani manco fosse Disneyland
Vivon col timore di poter sembrare poveri
Quel che hanno ostentano
E tutto il resto invidiano
Poi lo comprano
In costante escalation col vicino costruiscono
Parton dal pratino e vanno fino in cielo
Han più parabole sul tetto che San Marco nel Vangelo
E sono quelli che di sabato lavano automobili
Che alla sera sfrecciano tra l'asfalto e i pargoli
Medi come i ceti cui appartengono
Terra-terra come i missili cui assomigliano
Tiratissimi
S'infarinano
S'alcolizzano
E poi s'impastano su un albero (Boom!)
Nasi bianchi come Fruit of the Loom
Che diventano più rossi d'un livello di Doom

Sono intorno a me ma non parlano con me
Sono come me ma si sentono meglio
Sono intorno a me ma non parlano con me
Sono come me ma si sentono meglio

Ognun per sé
Dio per sé
Mani che si stringono tra i banchi delle chiese alla domenica
Mani ipocrite
Mani che fan cose che non si raccontano
Altrimenti le altre mani chissà cosa pensano
Si scandalizzano
Mani che poi firman petizioni per lo sgombero
Mani lisce come olio di ricino
Mani che brandiscon manganelli
Che farciscono gioielli
Che si alzano alle spalle dei fratelli
Quelli che la notte non si può girare più
Quelli che vanno a mignotte mentre i figli guardan la TV
Che fanno i boss
Che compran Class
Che son sofisticati da chiamare i NAS
Incubi di plastica
Che vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara
Ma l'unica che accendono è quella che dà loro l'elemosina ogni sera
Quando mi nascondo sulla faccia oscura della loro luna nera

Sono intorno a me ma non parlano con me
Sono come me ma si sentono meglio
Sono intorno a me ma non parlano con me
Sono come me ma si sentono meglio

Sono intorno a me ma non parlano con me
Sono come me ma si sentono meglio

Sono intorno a me ma non parlano con me
Sono come me ma si sentono meglio

Menti straordinarie. Paul Crutzen

Paul Crutzen è stato il primo, e per ora unico, meteorologo a vincere il premio Nobel per la chimica. È accaduto nel 1995 per i suoi studi sull'ozono atmosferico e gli effetti climatici correlati.

Ecco alcuni passi dall'intervista con Odifreddi, a cominciare da quello in cui Crutzen affronta il problema dei voli supersonici:

"Mostrai che i voli supersonici producono un impoverimento dell'ozono. [...] I voli supersonici furono abbandonati, ma le preoccupazioni ecologiste giocarono soltanto un piccolo ruolo: il motivo principale fu che non si rivelarono né economicamente vantaggiosi né tecnicamente sicuri. Oggi solo gli aerei militari volano a velocità supersoniche, e ovviamente non si hanno dati per sapere quali siano i loro effetti. Certo è difficile pensare che l'aviazione costruisca i suoi aerei preoccupandosi dell'ecologia".

Crutzen spiega anche il significato del termine antropocene:

"La natura non esiste, o almeno non esiste più: io ero partito per studiarla, ma col tempo mi sono accorto che ormai dovunque c'è lo zampino dell'uomo. Per questo ho coniato la parola antropocene per indicare l'era in cui viviamo, in cui più che essere la natura a determinare il destino degli uomini, è l'uomo a determinare il destino della natura".

Sui rimedi ai problemi dell'attuale inquinamento risponde così:

"Mangiare meno carne e usare meno auto. O, più in generale, mangiare e viaggiare di meno. Purtroppo, è una vera tragedia che la natura ci abbia regalato il combustibile così a buon prezzo: senza di esso avremmo dovuto sviluppare l'energia solare, che avrebbe provocato meno danni".

Ecco un altro argomento interessante. Alla domanda di Odifreddi "E cosa pensa del romanzo antiecologista di Michael Crichton Stato di Paura (Garzanti, 2005), che oppone opinioni letterarie ai fatti scientifici che lei è venuto enumerando?", Crutzen risponde in modo chiaro e senza pensarci troppo:

"Il libro ce l'ho, ma non l'ho letto: non fosse altro, perché è troppo lungo. Ma il vero problema è che, da un lato, ci sono molti che parlano di cose che non conoscono e non capiscono, e che spesso sono anche un po' matti. E, dall'altro, ci sono altrettanti che fanno disinformazione cosciente per confondere le acque. Così alla fine il pubblico non si raccapezza più, e l'industria può continuare a fare i propri interessi".

Infine la risposta alla domanda "lei è ottimista?":

"Sono molto pessimista, perché non mi sembra si stia facendo molto! Ma non così pessimista da voler smettere di diffondere il messaggio che corriamo dei rischi, e che qualcosa deve assolutamente essere fatto".

Tuesday, September 02, 2008

Menti straordinarie. James Watson

Di James Watson e Francis Crick è stato detto tutto. Ricordo solo l'anno del Nobel (per la medicina): il 1962.

Ecco alcuni brevi passi tratti dal libro di Odifreddi:

P Odifreddi: "Qual è la sua opinione sulla brevettazione dei geni?".

J Watson: "Io credo che si dovrebbe poter brevettare solo un particolare utilizzo di un gene, non il gene stesso. E che i brevetti sui geni dovrebbero essere di pubblico dominio, in modo che chiunque possa usarli. Invece siamo in un gran pasticcio".

P Odifreddi: "È la stessa risposta che mi ha dato Dulbecco".

J Watson: "Perché noi siamo biologi. Se lei chiedesse a degli avvocati, ne otterrebbe una contraria".

P Odifreddi: "È sempre stato ateo?".

J Watson: "Dalla prima adolescenza. Mio padre non era credente, e mia madre era una cattolica irlandese. Io ho fatto la comunione e la cresima, ma subito dopo me ne sono andato. Non mi è mai piaciuta l'alleanza della Chiesa cattolica col fascismo. E nemmeno il papa".

P Odifreddi: "Nemmeno Giovanni Paolo II, che qualche apertura alla scienza l'ha pur fatta?".

J Watson: "A me sembra che abbiano tutti la stessa gran confusione in testa".

Menti straordinarie. Richard Roberts

Richard Roberts è stato insignito del Nobel per la medicina (assieme a Philip Sharp) nel 1993. L'ambito dei suoi contributi è quello della genetica.

Dalla sua intervista ho tratto alcuni brani, a mio avviso tanto sintetici quanto efficaci, in cui si affronta il tema del rapporto tra scienza e religione:

"Non c'è ragione che [scienza e religione] si scontrino, visto che non hanno niente in comune: la religione inizia dove la scienza finisce. [...] Non trovo utile postulare un'ipotesi non provata, cioè Dio, per cercare di rispondere a [certe] domande: dire «l'origine è Dio» è solo un modo diverso di dire «non sappiamo qual è l'origine». [...] La scienza è conoscenza, mentre la religione è soltanto un costrutto sociale che alcuni (in genere, i deboli) trovano utile, e altri (in genere, i potenti) sfruttano per i loro scopi".

Monday, September 01, 2008

Menti straordinarie. Marshall Nirenberg

Marshall Nirenberg ha vinto il Nobel per la medicina nel 1968 assieme a Robert Holley e Gobind Khorana per importanti lavori nell'ambito della biologia molecolare.

Della sua intervista con Odifreddi ho apprezzato questo breve passaggio dal gusto quasi poetico:

"Scoprire che i codici di varie specie (un batterio, una rana e un mammifero) erano identici fu una vera epifania: ora c'era la dimostrazione che abbiamo tutti un'origine comune. Da allora, quando guardo fuori dalla finestra e vedo dell'erba, un albero o uno scoiattolo, sento che sono tutti legati a me, e che tutti usiamo lo stesso linguaggio biologico. Benché io non sia per nulla religioso nel senso convenzionale, direi che si tratta di una visione panteistica, che mi lega a tutte le forme di vita".

I rifiuti di Napoli

Una stima di 500 mila euro di danni per gli atti di vandalismo compiuti ieri dagli ultras napoletani sull'intercity Napoli-Torino. Con tutto il contorno di subumanità (questa la parola corretta) mostrato a rotazione dai vari TG nazionali e non. Evidentemente il problema dei rifiuti di Napoli non è ancora stato risolto. E guai a chiamare bestie quei delinquenti: le bestie non agiscono mai in questo modo, certi Napoletani sono ancora lontanissimi dallo status privilegiato di bestie.

Ho anche appreso in Rete che la trasferta a Roma per la partita Roma-Napoli ai tifosi napoletani era vietata dal 2001.

Stamattina ho sentito i commenti dei miei colleghi in ufficio: tutti sono concordi nel ritenere che quei delinquenti andrebbero impiegati per asfaltare le strade di notte. Io, che sono contrario al carcere e favorevole ai campi di lavoro, questa volta non sono d'accordo. Mi domando due cose: esistono speranze concrete di poter recuperare quella gentaglia? Mi rispondo di no. Di conseguenza abbiamo veramente bisogno di loro? Immaginate la mia risposta. Meglio impiegarli come cibo per coccodrilli (ammesso che anche i rettili non li rifiutino). Per guarire da una malattia si devono debellare virus, batteri e ogni altro tipo di agente patogeno, altrimenti è tutto inutile.