Questo dev'essere il periodo dei dischi ad alto contenuto soporifero. Non fa eccezione nemmeno IRM (2010) di Charlotte Gainsbourg, artista francese che si era distinta con il precedente 5:55 (grazie soprattutto allo zampino degli Air). Qui invece il compositore principale è quel Beck (Hansen), che certa critica continua a osannare ma che, a mio avviso, ha introdotto nella musica dei nostri anni solo una gran quantità di entropia, ovvero di fastidioso e inutile rumorismo.
Il connubio tra la Gainsbourg e l'artista di Los Angeles ha smosso molti interessi, i giornalisti (cosiddetti) specializzati ne hanno naturalmente parlato bene e IRM finirà presumibilmente per vendere parecchio. Ma resta il fatto che si tratta di un album che concilia pesantemente il sonno.
Per le recensioni di facciata e per conoscere il significato autobiografico dell'acronimo IRM non vi resta che fare qualche rapida ricerca in Rete. Per quel che mi riguarda siamo invece di fronte a un prodotto insufficiente e molto modesto.