Sunday, October 31, 2010

Slash, tutto qui?

Da qualche giorno mi sono messo all'ascolto di Slash (2010), disco omonimo partorito lo scorso inverno dall'ex chitarrista dei Guns N' Roses. Non avendo avuto modo di leggere nulla in merito a questo progetto, la mia attesa e le mie aspettative erano orientate verso sonorità nello stile degli Slash's Snakepit. In questo senso, dunque, la delusione è stata profonda.

Questo lavoro è infatti una raccolta, abbastanza eterogenea, di quattordici brani scritti appositamente per adattarsi alle voci dei cantanti di turno. Dodici vocalist diversi e un solo pezzo strumentale.
Ecco la scaletta:

01 Ghost (con Ian Astbury e Izzy Stradlin)
02 Crucify The Dead (con Ozzy Osbourne)
03 Beautiful Dangerous (con Fergie)
04 Back From Cali (con Myles Kennedy)
05 Promise (con Chris Cornell)
06 By The Sword (con Andrew Stockdale)
07 Gotten (con Adam Levine)
08 Doctor Alibi (con Lemmy Kilmister)
09 Watch This (con Dave Grohl e Duff McKagan)
10 I Hold On (con Kid Rock)
11 Nothing To Say (con Matthew Shadows)
12 Starlight (con Myles Kennedy)
13 Saint Is A Sinner Too (con Rocco DeLuca)
14 We're All Gonna Die (con Iggy Pop)

La delusione cui facevo riferimento prima non significa che questo sia un brutto album. Per quanto - è bene precisarlo subito - molto distante dal capolavoro, Slash non è affatto brutto, anzi è prodotto in maniera magistrale; ma fondamentalmente è un disco inutile. In questo senso: Ghost sembra un pezzo scritto dai The Cult in cui Slash suona la chitarra, Crucify The Dead sembra un pezzo scritto da Ozzy Osbourne in cui Slash suona la chitarra, ...
Manca, in sintesi, la voglia di osare, spostando i vari vocalist su ambiti diversi da quelli a loro affini. Da questo punto di vista Beautiful Dangerous, con l'apporto vocale di Fergie, è l'unica vera e interessante eccezione. Altrettanto non si può dire di Nothing To Say, in cui il chitarrista californiano prova a cimentarsi con la materia metal degli Avenged Sevenfold, senza per la verità proporre qualcosa di realmente valido.

A conclusione, vale la pena proporre un paio di osservazioni supplementari: Myles Kennedy (qui presente su due brani) si delinea sempre più come il compagno ideale e naturale di Slash nel proseguimento dell'avventura sonica dei Velvet Revolver. E, da ultimo, una citazione a parte la merita il brano By The Sword, davvero superiore, in cui la potenza vocale di Andrew Stockdale dei Wolfmother e il gusto blues di Slash tirano fuori quella magia propria di pochissimi grandi come i mai sufficientemente apprezzati Led Zeppelin.