Thursday, April 24, 2008

Scienza e spiritualità

Tratto dal paragrafo "La via scientifica alla spiritualità" del saggio Il Matematico Impenitente di Piergiorgio Odifreddi (2008, Longanesi).

"[...] Secoli (anzi, millenni) di assuefazione a un pensiero irrazionale e a una visione magica del mondo, che oggi il clero e i clericali chiamano eufemisticamente le radici cristiane dell'Europa, hanno finito col creare una contrapposizione con il pensiero razionale e la visione scientifica dell'universo. Ma è giunta l'ora di rivendicare le vere radici dell'Occidente, che ovviamente non stanno in Medio Oriente, e di riappropriarsi dei valori spirituali che alla logica e alla fisica attribuivano non solo gli stoici, ma anche i platonici e gli aristotelici: rispettivamente, come pratiche di distacco dalla quotidianità, come strumenti di percezione dell'armonia del mondo e come attività contemplative fine a se stesse.
Che la scienza e il pensiero formale possano costituire le basi per un'etica razionale e una spiritualità laica non lo si è mai dimenticato [...].
L'urgenza dei tempi moderni non è dunque tanto di costruire un'etica razionale e una spiritualità laica, che ci sono sempre state, ma di sfatare le pretese delle religioni mediorientali e delle filosofie continentali di possedere il monopolio dei valori e della saggezza [...]. La verità è, invece, che le pratiche di quelle religioni e le teorie di quelle filosofie stanno agli esercizi spirituali basati sulla scienza e sulla logica come l'alchimia sta alla chimica, o l'astrologia all'astronomia, o la fantasia alla realtà".

Criteri

Domanda: esiste un buon criterio per valutare un terrone a distanza?
Quel che ci si prefigge è capire se si ha a che fare con un terrone prima che questi apra bocca.

Risposta: naturalmente non esiste un solo criterio, nessuno di essi, inoltre, è infallibile.
Un ottimo metodo è però il seguente.

Si tratta di ossevare un guidatore d'auto nel periodo compreso tra la mezza primavera e il principio dell'autunno. Se questi ha il finestrino abbassato e fa penzolare fuori il braccio si ha una probabilità estremamente elevata di avere a che fare con un soggetto di questo tipo. Anche auto parcheggiate ai bordi della strada, a motore acceso o spento, con gli occupanti in piedi fuori dall'abitacolo, appoggiati allo stesso e di norma intenti a fumare e a discutere con ampi gesti è un forte segnale che va nella stessa direzione.

Un ulteriore buon metodo consiste nel valutare lo spessore delle catenine d'oro portate al collo.

Si accettano altri suggerimenti.

Wednesday, April 23, 2008

Il mio Credo

Dopo le prime 60 pagine un po' piatte il libro di Odifreddi (Il Matematico Impenitente) sembra farsi più interessante. Nel paragrafo "Il mio Credo" ho ritrovato l'essenza del mio pensiero.

"[...] Mi schiererei al tempo stesso a favore della conoscenza scientifica e logica su ciò che c'è, e contro l'illusione metafisica e teologica su ciò che non c'è [...]. Le cose che non esistono costituiscono un illimitato e inesauribile serbatoio, al quale hanno sistematicamente e bulimicamente attinto tutte le varianti del fantasy: da quelle che credono (o dicono di credere) a ciò che raccontano, come la metafisica e la teologia, a quelle che invece ci speculano soltanto, come la letteratura e la fantascienza.
[...] Non credo in Dio Padre, che costituisce una risposta banale a una domanda profonda. Non credo in Gesù Cristo, che probabilmente non è mai esistito [...]. Non credo alla Madonna [...]. Non credo allo Spirito Santo, che è solo un upgrade ipostatico del vento e del respiro. Non credo alla Chiesa [...]. E non credo alla vita eterna, perché un'illusione consolatoria rimane pur sempre un'illusione.
[...] Non credo neppure all'Ebraismo di Jahvé e Mosè e all'Islam di Allah e Maometto, che si tripartiscono equamente l'iniqua responsabilità storica del fanatismo monoteista. Così come non credo nei pantheon degli dèi africani, egizi, sumeri, assiri, babilonesi, persiani, fenici, cretesi, greci, etruschi, romani, germani, scandinavi, siberiani, polinesiani ed eschimesi, che stanno a metà tra la caricatura dell'uomo e il fumetto di Dio. E non credo in angeli, demoni, spiriti, fantasmi, fate, streghe, maghi, elfi, gnomi, folletti, fauni, satiri, vampiri e zombies, che popolano il mare magnum situato fra l'aldilà confessionale delle religioni e l'aldiqua laico della scienza, cioè tra l'illusione e la realtà.
In una parola, non credo in niente di ciò che non c'è, e mi dispiace che nel corso dei secoli siano state sprecate immense energie, intellettuali e materiali, per inventare, popolare e pubblicizzare questi vani mondi immaginari. Energie che avremmo invece potuto impiegare proficuamente per investigare e conoscere tutto ciò che c'è, e nel quale credo: la Natura, nella sua sterminata varietà e complessità. E se proprio decidessi di avere un solo Dio, che mi trascende e mi sovrasta, ai voleri del quale volessi e dovessi inchinarmi, e che potessi adorare e amare, questo sarebbe appunto la Natura, che tutto genera da sé e per sé.
[...] Col dovere naturale di rispettare e preservare l'ambiente e tutte le altre forme di vita [...].
Si arriva così a una vera religione profonda e intellettuale, che gli scienziati da Pitagora ad Einstein hanno da sempre professato, e di cui le false religioni istituzionali costituiscono soltanto superficiali e superstiziose caricature.
Anche questa vera religione ha i suoi misteri, che si manifestano anzitutto nell'astratta e stupefacente constatazione che l'Uomo può comprendere qualcosa della Natura, e poi nei concreti e stimolanti problemi scientifici che ancora non hanno trovato soluzione: primi fra tutti, le origini dell'universo dal vuoto, della vita dalla materia inanimata, e della coscienza dai primati superiori. Al confronto di questi veri misteri, ancora una volta quelli delle false religioni, dagli insensati dogmi ai miracoli circensi, non appaiono che misere caricature [...]".

Mobilità e tabù

di Beppe Grillo
(apparso in origine su www.beppegrillo.it il 12/02/2007)

Il tabù della mobilità. Chi non si muove è contro il progresso, un antimodernista. Uno che non ha voglia di lavorare, di divertirsi, di socializzare. Mussolini ha fatto scuola, da "Chi si ferma è perduto" a "Chi non si sposta è un no global". Sempre di fascismo si tratta. Chi ha mai detto che una persona al mattino debba spostarsi di cinquanta chilometri per lavorare? O il fine settimana fuggire dalla sua abitazione cittadina percorrendo centinaia di chilometri? Il tabù non è messo in discussione da nessuno. Non dalla politica. Non dall'economia. Non dalle persone drogate di pubblicità di automobili. Che corrono sempre in spazi liberi, vuoti come deserti, limpidi come un cielo di primavera. Il petrolio è la vela di una barca che si distende, un liquido leggero, verde o azzurro, bello da vedere, buono da respirare. Nelle prime sedici società del mondo ci sono ben cinque società petrolifere: Exxon, Shell, BP, Total e Chevron. Insieme hanno un fatturato annuo di 1.214 miliardi di dollari. Miliardi imbattibili nel creare il tabù della mobilità. Tra le prime dieci società, oltre ai petrolieri, che va ricordato, rivendono un bene naturale guadagnando cifre folli, ci sono quasi solo banche e assicurazioni. Citigroup, Bank of America, America International Group, HSBC, JP Morgan, UBS. Con questo gruppo al comando abbiamo la certezza dell'estinzione del pianeta. Finché decidono loro dovremo spostarci in macchina e non in bici. Usare l'aereo e non il telelavoro. Uscire dalle città invece di viverle. È inutile parlare di riduzione delle emissioni, di macchine meno inquinanti. Il problema si risolve solo eliminando la mobilità ogni volta che non è necessaria. Quindi, quasi sempre. Spostarsi deve essere una scelta. Le organizzazioni devono diventare distribuite, decentrarsi sul territorio. È del tutto idiota portare milioni di persone nelle città quando con la Rete si può lavorare da casa o da un ufficio vicino a casa. Bisogna incominciare a odiare le macchine. Sono un feticcio, un tabù del secolo scorso.

Le finestre rotte

di Beppe Grillo
(apparso in origine su www.beppegrillo.it il 03/02/2007)

La finestra rotta, dall'Inglese broken window, descrive un comportamento sociale. Se viene spaccata la finestra di un edificio è probabile che ne verrà spaccata un'altra. Se le finestre rotte sono due le probabilità che se ne aggiunga una terza aumentano. Se la finestra è invece riparata, il processo di solito si ferma. L'Italia è il Paese delle finestre rotte. Ogni volta che una nuova finestra viene danneggiata c'è subito la fila per: romperne un numero illimitato, trovare una giustificazione per il nuovo comportamento antisociale e, se necessario, legalizzarlo. La legalizzazione del comportamento antisociale, detto più semplicemente reato, dipende dalla sua dimensione. Più gente pratica il reato, più è probabile che il Parlamento legiferi per renderlo ammissibile, o almeno non punibile. Di norma però questo non è necessario. È sufficiente alzare il livello di tolleranza. Oppure inserire dei procedimenti di natura burocratica per bloccare eventuali rimostranze e denunce. Se qualche ingenuo cittadino protesta gli vanno spiegate le regole della convivenzain civile. Dargli del populista, demagogo, qualunquista aiuta. Pretendere l'applicazione della legge nel caso in cui non sia rispettata in Italia è un esercizio antidemocratico, un po' fascista. Ogni giorno si esplorano nuove vie, nuove finestre rotte. I pionieri, se riescono a fare proseliti, diventano persone di successo, intoccabili. Talvolta latitanti. Può succedere che gli siano perfino intitolate piazze e vie. E siano chiamati statisti. L'Italiano è antropologicamente affascinato dalle finestre rotte tranne in un caso: quando la finestra rotta è sua. Ma, in questo caso, dopo l'indignazione iniziale, si rassegna e va alla ricerca di una pietra.

Tuesday, April 22, 2008

Odifreddi

Ieri pomeriggio sono uscito con l'idea di comprare un regalino per la mia fidanzata; non ho trovato nulla di interessante, ma in compenso sono rientrato con un regalo per me: il nuovo libro di Piergiorgio Odifreddi.
"Il Matematico Impenitente" (2008, Longanesi), in qualche modo, è collegato a "Il Matematico Impertinente" del 2005, che invece non ho (ancora) letto.
Ho conosciuto l'autore con "Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)". Non mi ci è voluto molto per capire che Odifreddi parla in modo deliziosamente semplice ma scrive in maniera maledettamente farraginosa, faticosa e pesante: insomma, il contrario di gente come Giorgio Bocca e Massimo Fini.

Del testo in questione, per ora, ho letto la prima sessantina di pagine. A rigor di logica fila tutto liscio, ma, come ho detto, la pesantezza dello stile rende il testo poco fruibile. Avete presente il sapore odioso del vino abbondantemente allungato con l'acqua? Qui siamo all'opposto, sembra di bere un olio iper-denso.

Ho però trovato di grande interesse l'introduzione e ho quindi deciso di riportarne alcuni stralci.

"[...] Il mondo è diviso in due, e ognuno fa la sua scelta di campo. Decidendo, ad esempio, di stare dalla parte dei penitenti a testa bassa: come Galileo Galilei, che accettò di abiurare in ginocchio di fronte al tribunale dell'Inquisizione, o Renato Cartesio, che preferì non pubblicare il suo trattato sul mondo per evitare la stessa fine. Oppure decidendo, al contrario, di stare dalla parte degli impenitenti a testa alta: come Giordano Bruno, al quale fu messo il morso sul rogo per impedirgli di continuare a bestemmiare fino all'ultimo, o Benedetto Spinoza, che fu maledetto e radiato dalla comunità ebraica per aver svelato che la Bibbia era soltanto un libro umano, troppo umano.
Come si vede, non c'è scienza o filosofia che tenga: il confine tra penitenza e impenitenza è orizzontale, non verticale, e divide le famiglie e le scuole. Purtroppo, però, non i partiti: o almeno non quelli della povera Italia contemporanea, tutti proni e supini di fronte al papa e all'imperatore, in quella sua versione moderna che è il presidente degli Stati Uniti [...]. Significa prendere seriamente la scienza e mostrare, per contrapposizione, la futilità di certa letteratura e certa filosofia.
Ora, se avessi voluto dire «di tutta la letteratura e tutta la filosofia», l'avrei detto. Invece, volevo dire ciò che ripeto: la futilità di certa letteratura e certa filosofia. Più precisamente, quelle di evasione dal pensiero e di invasione dei media, che fanno bella mostra di sé nelle pagine culturali di troppi giornali e nei programmi di informazione di troppe televisioni, ma che stanno alle cose serie come i pettegolezzi stanno alla storia e i fotoromanzi al cinema [...].
Sorprendentemente, però, molti considerano persino la divulgazione un peccato da cui redimersi, e il continuare a praticarla un segno di impenitenza! La pensano così, ovviamente, coloro che da sempre temono che la conoscenza in generale, e quella scientifica in particolare, siano pericolose ed eversive: a partire dalla falsa Genesi (quella teologica), che non a caso identifica il Peccato Originale dell'umanità con la trasgressione del comando divino di non gustare i frutti dell'Albero della Conoscenza, appunto.
E la pensano così, altrettanto ovviamente, i padroni dei media e i loro portavoce e interpreti, che vedono nella sostanza e nella profondità tipiche della matematica e della scienza una minaccia letale per l'inconsistenza e la superficialità di quella caricatura di umanesimo da loro propugnata. Essi temono che a qualunque azione di acculturamento razionalista e scientifico possa corrispondere una reazione di rigetto verso l'incultura irrazionale e antiscientifica: e fanno bene, perché le gocce della divulgazione scavano le pietre dell'ignoranza, e finiscono col minarne le fondamenta e minacciarne la stabilità.
Forse meno ovviamente, però, sono spesso schierati contro la divulgazione anche i professori bacchettoni e i ricercatori spocchiosi che considerano la scienza un castello d'avorio chiuso alle visite turistiche, o un club esclusivo nel quale si può entrare solo per censo intellettuale [...]".

Monday, April 21, 2008

Piccolo capolavoro di satira

Come molti, e quasi per caso, ieri sera mi sono trovato davanti alla TV in occasione del Veltroni in versione lombarda interpretato da Maurizio Crozza (a Crozza Italia, su La7). Strepitoso!

Risaie e Finlandia

Sono stato in Finlandia per la prima volta nel 1999. Da allora ci sono ritornato circa una decina di volte. Del Paese dei Mille Laghi (che in realtà sono 187.888) ho visto quasi ogni angolo ma, prima di allora, la mia immagine della Finlandia, specie della regione dei laghi, era quella delle risaie lombarde. Era così che mi piaceva pensarla. Una volta là, l'ho trovata ovviamente molto diversa, ma ancora oggi, durante la stagione della semina del riso (come in questi giorni) mi piace rievocare quei ricordi. Le risaie lombarde si stanno vestendo di acqua, e nell'acqua si riflette l'azzurro del cielo. Cose semplici ma sufficienti a farmi stare bene.

Freedom House (2/2). (Cosiddetta) Italia ed Europa

Mi sono scaricato il report "Freedom in the World 2007" in formato .xls per lavorarci un po' sopra. In questa versione di dettaglio sono presenti una serie di indicatori interessanti, divisi in due categorie: (1) Political Rights e (2) Civil Liberties.

Per la prima categoria si utilizzano:

(A) Electoral Process
(B) Political Pluralism and Participation
(C) Functioning of Government

Per la seconda:

(D) Freedom of Expression and Belief
(E) Associational and Organizational Rights
(F) Rule of Law
(G) Personal Autonomy and Individual Rights

Ognuno di questi parametri è a sua volta costituito da sotto-indicatori che prevedono ciascuno un punteggio variabile tra 0 (caso pessimo) e 4 (caso ottimo). In tal modo una valutazione pari a 4 in tutti i sotto-indicatori porta a un punteggio complessivo di 100.
Su queste basi ho limitato l'analisi ai soli Paesi europei (non ci troverete Cipro che è geograficamente in Asia) e ho stilato la classifica che segue.

Punteggio 100

Finland
Iceland
Liechtenstein
Luxembourg
Norway
San Marino
Sweden

Punteggio 99

Netherlands
Switzerland

Punteggio 98

Austria
Belgium
Denmark
Malta

Punteggio 97

Ireland
Portugal

Punteggio 96

Andorra
Germany
Spain

Punteggio 95

Czech Republic
Estonia

Punteggio 94

France

Punteggio 92

Hungary
Italy

Seguono

Poland (91)
Slovakia (91)
Slovenia (91)
Lithuania (90)
Greece (89)
Latvia (89)
Monaco (87)
Bulgaria (86)
Croatia (85)
Romania (81)
Serbia (76)
Ukraine (73)

E questi erano i Paesi classificati Free. Seguono i Paesi Partly Free (Montenegro, Albania, Bosnia-Herzegovina, Macedonia, Moldova) e l'unico Paese europeo Not Free (Belarus).

L'analisi non dovrebbe sorprendere. Tra i Paesi dell'Europa occidentale, quella democratica, pacifica e libera dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, la cosidetta Italia è al penultimo posto (solo la Grecia è più indietro; e non contando Monaco che è un caso particolare). Inoltre la posizione attuale è condivisa con l'Ungheria, meglio stanno già facendo Repubblica Ceca ed Estonia (non dite che non ve l'avevo detto), mentre Polonia, Slovacchia, Slovenia e Lituania sono poco dietro.

I dati non mentono.

Sunday, April 20, 2008

Presentimenti

Facevo zapping poco dopo le 19:00 quando mi sono imbattuto nel servizio del TG3 sulla visita del Papa a Ground Zero. Tra le altre cose, l'inviato della RAI faceva notare come a Ground Zero ci sia gente che vende chincaglieria di ogni tipo. Ho avuto un brutto presentimento: vuoi vedere che a New York ci sono Napoletani pronti a venderti un pezzo di macerie delle Torri Gemelle? Non mi stupirei, è già successo a Berlino dove, per anni, altri Napoletani hanno cercato di appioppare ai turisti poco accorti improbabili pezzi del famoso Muro.
Diceva Andreotti che a pensar male si fa peccato ma ci si indovina quasi sempre.

Immortale

Io sulla morte ho le idee chiare: sono contrario!

[Paolo Hendel]

Antidoto contro la cattiva pubblicità

Chi è più vecchio dovrebbe insegnare la cultura del risparmio a chi è più giovane. Mi accorgo che con mio padre spesso avviene il contrario. Ogni tanto lo vedo intento a leggere quei pieghevoli che noi tutti, settimanalmente, troviamo nella casella della posta; quelli con le offerte, le super-offerte, i sotto-costo, i sotto-sotto-costo delle varie catene di supermercati del comparto alimentare, degli eletrodomestici, dell'abbigliamento, degli articoli sportivi, del bricolage, del giardinaggio, ecc. Magari mi dice: "hai visto questo trapano? Costa solo..." oppure "c'è una stampante per etichette a soli...". La mia risposta è sempre la stessa: "sei sicuro che ti serve?".

Dipendesse da me molte aziende potrebbero chiudere. La pubblicità, in teoria, è uno strumento nobile: può farci conoscere prodotti innovativi e soluzioni che consentono grandi risparmi. Quasi sempre, tuttavia, viene utilizzata per spingerci a sostituire prodotti nuovi con prodotti più nuovi (la frase non è mia). Ci prendono d'impulso, perché il bombardamento informativo e pubblicitario atrofizza l'uso della nostra consapevolezza, che è il nostro unico, potentissimo antidoto contro gli impulsi stessi. Non siamo presenti a noi stessi, siamo cronicamente di fretta, con le gambe e con la mente; è così che ci fregano (e noi faremmo altrettanto se fossimo a capo di quelle grosse aziende). La parola impulso non è buttata lì a caso: nei supermercati perfino la disposizione delle merci sugli scaffali è analizzata attentamente per massimizzare quelli che sono infatti detti acquisti d'impulso (cose rigorosamente studiate e insegnate, per esempio, al corso di Logistica Industriale che ho frequentato al Politecnico di Milano una dozzina d'anni fa). Certi prodotti si trovano vicino alle casse o sono posti ad altezza di bambino, di solito sono anche quelli più inutili (e quelli che garantiscono il miglior margine a chi li vende). Se ci fate caso, tutti i centri distributivi in cui andiamo a far compere sono ormai organizzati nello stesso modo. È probabile che quello sia il modo più efficiente; altrettanto probabile che i destinatari di tanta efficienza non siamo noi.

La pubblicità è diventata una macchina perfetta per trasferire denaro dalla parte più ricca della società a quella più povera; è un efficientissimo estrattore di risparmi. Il nostro sistema economico si basa infatti sulla continuità e sulla crescita dei consumi; non è un caso che le crisi economiche si verificano in occasione di una diminuzione dei consumi anziché, come sarebbe logico attendersi, di una decrescita della produzione. È il mondo dell'economia all'incontrario di cui ho parlato in altri post.

Che fare per difendersi? Si può agire su due fronti. Il primo è quello di una regolamentazione più attenta agli aspetti ingannevoli della pubblicità. Ma queste sono cose su cui possiamo fare solo qualche pressione, che fondamentalmente non dipendono da noi, e che possono realizzarsi in tempi lunghi, quindi meglio passare oltre. Il secondo fronte è invece quello più semplice, che dipende da noi, tra l'altro gratis e subito disponibile: pensare ed essere consapevoli. È più semplice di quanto possa sembrare: di fronte a un acquisto invogliato da una pubblicità basta porsi la semplice domanda "mi serve davvero?". Si può anche annotare da qualche parte la serie di tutti gli importi di prodotti non acquistati e vederne l'entità a fine anno. L'unica cosa difficile è cominciare, dopo è una discesa facile facile, veloce veloce.

In fondo la pubblicità è come un gioco di prestigio; l'attrazione e la meraviglia sono immense fin tanto che non si conosce il trucco, ma se questo viene svelato la magia perde immediatamente d'efficacia e diviene inutile. Il nostro cervello contiene tutto quel che serve per smascherare i trucchi e, laddove non ci arriva, c'è sempre internet.

Saturday, April 19, 2008

Un sorriso per Daniele

di Gianfranco Brusasca
(apparso in origine su www.giovanipadani.leganord.org)

On sorris

Vent, vent de brusècc,
incoeu mì voeuri dì al ciel,
mì voeuri cantà ai òmen, ai torer e ai follètt
cont tanti foeuj in man e la pènna in mèzz ai did.
Incoeu mì voeuri dì che l'aria la se sent
tutta profumada de vioeur e d'usmarin
e mì voeuri dì di ròbb che fòrsi
hoo mai dii de on òmm.
Incoeu mi voeuri parlà al silenzi e al sò spazzi,
che se pò nò distrug, per guardà la nòtt
e poeu al dì del ciel incadenaa.
Nò,
Tì te see nò forestee in de la nòstra tèrra,
adèss che tì te boffet com 'l vent
tra i nìvol turborent de primavera.
Nò,
Tì te see nò forestee
adèss che Tì te pòdet toeu numm per man,
Tì , anima viva in on mond d'inedia
mì t'hoo veduu tirà foeura la spada
de paròll e de torment
e mèttela in di coeur d'impostor
e de quèi che creden de savè.
Sì,
Tì che te camminet in di sàcher pòst
là doe i sògn di fòrt se fann pensér,
mi levi adèss la mia man al destin
per dì che numm semm nò nemis
dato che numm se sèmm svoiaa
de ògni nòster podè meno che
de la libertà de on sorris.

Un sorriso

Vento, vento di secca,
oggi voglio dire al cielo,
voglio cantare agli uomini, ai toreri e ai folletti
con tanti fogli in mano e la penna fra le dita.
Oggi voglio dire che l'aria profuma
di rosmarino e di viole,
voglio dire di cose che forse
non ho mai dette di un uomo.
Oggi voglio parlare al silenzio e ai suoi spazi,
che non si possono far morire, per guardare la notte
e poi al giorno del cielo incatenato.
No,
Tu non sei straniero nella nostra terra,
ora Tu che soffi come il vento
fra le nubi impetuose di primavera.
No,
Tu non sei uno sconosciuto
ora che puoi prenderci per mano,
Tu, anima viva in un mondo d'inerti,
Ti ho visto sguainare la spada
di parole e di tormenti
e affondarla nei cuori degli ipocriti
e dei saccenti.
Sì,
Tu che riposi nel sacro luogo
là dove medita il sonno dei forti,
io levo la mia mano al fato
per dire che noi non siamo nemici
giacché ci siamo svuotati
di tutto fuorchè
della libertà di un sorriso.

Mi capita ancora di cercare Daniele in TV

di Aldo Grasso
(apparso in origine su www.corriere.it il 24/04/2002)

È passato quasi un mese dall'improvvisa scomparsa di Daniele Vimercati e certe sere mi trovo a cercare affannosamente la sua immagine su TeleLombardia. Era davvero un bravo conduttore. Il suo talk-show politico, Iceberg, era diventato uno di quegli appuntamenti, e sono pochi, che aiutano lo spettatore a capire qualcosa in più: della politica, degli uomini, della vita. Tempo fa, quando il direttore di Sette, Maria Luisa Agnese, mi chiese di fare un viaggio nelle TV locali alla ricerca di personaggi e trasmissioni commendevoli il primo nome che ci venne in mente, giusto per avere un modello ideale, fu proprio quello di Vimercati. E il viaggio partì da lui, che personalmente non conoscevo ma che da tempo avevo avuto modo di apprezzare. Mi avevano colpito il suo senso di indipendenza, la sua preparazione, il suo sforzo sincero di capire, anche le persone che erano molto distanti dal suo modo di pensare. Dagli ospiti sapeva trarre il meglio, sapeva costringerli a ragionare, persino i più scalmanati e rissosi. Un mattino ricevetti una sua telefonata di ringraziamento e fu così gentile che i ruoli subito si invertirono e il gratificato fui io. Parlammo di Indro Montanelli, che lui giustamente chiamava il mio mito, di giornali, di TV. Mi parve giusto dirgli: "Adesso tocca a lei andare in RAI. Nessuno meglio di lei potrà dirigere i TG regionali". Rispose: "Ma chi me lo fa fare? Dove lo trovo un canale che mi lascia gestire in autonomia totale una trasmissione come la mia? Con questi chiari di luna poi". Lì per lì pensai che si schermisse e invece così non era. Se n'è andato giovane, nel momento che cominciava a cogliere i frutti meritati del suo lavoro. Se ne vanno sempre i migliori, anche in TV. E dire che i network nazionali avrebbero un gran bisogno di persone per bene come Daniele Vimercati.

Daniele Vimercati

Daniele Vimercati è nato a Bergamo il 17 Novembre 1957.

La sua attività giornalistica inizia presso L'Eco Di Bergamo e prosegue a Il Giornale di Indro Montanelli. È stato direttore del quotidiano L'Indipendente (per chi scrive, negli anni d'oro dell'esplosione della Lega) e del settimanale Il Borghese, poi editorialista per Il Giorno.

Vimercati è stato il biografo ufficiale di Umberto Bossi, con il quale ha scritto "Vento del Nord. La mia Lega, la mia Vita" (1992), "La Rivoluzione. La Lega: Storia e Idee" (1993) e "Processo alla Lega" (1998); ha inoltre curato, sempre per Bossi, l'introduzione di "Tutta la Verità. Perché ho partecipato al Governo Berlusconi. Perché l'ho fatto cadere. Dove Voglio Arrivare" (1995) (tutti e quattro i titoli sono editi da Sperling & Kupfer).

Ha inoltre scritto "I Lombardi alla nuova crociata. Il «Fenomeno Lega» dall'esordio al trionfo. Cronaca di un miracolo politico" (1990, Mursia), "Gli annegati" (1992, Baldini Castoldi Dalai, con Carlo Brambilla) e "Storia di Bergamo a fumetti dall'unità d'Italia ai giorni nostri" (1994, Grafica e Arte, con Renato Ravanelli).

Nel 1997 passa a TeleLombardia, dove dà vita e conduce il talk-show politico Iceberg (oggi diretto dal mediocre David Parenzo).

I primi sintomi della malattia si manifestano il giorno di Sant'Ambrogio del 2001, in occasione di una diretta sulla Prima della Scala. A inizio 2002 gli viene diagnosticata una leucemia fulminante, che porta Vimercati a chiudersi in un dignitoso silenzio. La morte prematura sopraggiunge a Milano il 27 Marzo 2002. Aveva 44 anni.

Nel 2003, per Poligrafici Editoriale, è uscito "Daniele Vimercati" di Federico Guiglia, Manuela Ferri e Sonia Sarno.

Friday, April 18, 2008

Quotes and Aphorisms (23)

A beautiful thing is never perfect
[Egyptian proverb]

The reputation of a thousand years may be determined by the conduct of one hour
[Japanese proverb]

Goodness speaks in a whisper, evil shouts
[Tibetan proverb]

Quotes and Aphorisms (22)

Tell me and I'll forget; show me and I may remember; involve me and I'll understand
[Chinese proverb]

The beginning of wisdom is to call things by their right names
[Chinese proverb]

If you are planning for a year, sow rice; if you are planning for a decade, plant trees; if you are planning for a lifetime, educate people
[Chinese proverb]

Thursday, April 17, 2008

Into The Wild

Ho visto "Into The Wild" (2007), di Sean Penn (che ha curato sia la regia che la sceneggiatura).

Il film è la trasposizione di "Nelle Terre Estreme" (1996) di Jon Krakauer e racconta la storia vera di Christopher McCandless, un ragazzo di famiglia benestante dell'ovest degli Stati Uniti che, dopo la laurea, dona il suo denaro in beneficenza, assume lo pseudonimo di Alexander Supertramp e abbandona il conformismo e gli inutili agi della modernità consumistica made in USA per intraprendere un'avventura solitaria verso le ampie e fredde distese dell'Alaska, dove verrà poi trovato morto.

È la storia di un viaggio, reale e spirituale, interiore ed esteriore, lungo il quale Christopher incontra altri viaggiatori le cui vicende umane finiscono per legarsi fortemente alla sua.

Tanti, in realtà, i temi che si mescolano in questa pellicola, ma il risultato finale è di grande fascino, profondità ed emozione. Certe scene ti rimangono addosso per parecchie ore e ti fanno riflettere. Non si pensi a qualcosa di leggero, è la storia di un dramma, innalzato e nobilitato dalla bellezza della natura e dal senso infinito della libertà.

Particolarmente azzeccata la scelta di Eddie Vedder per le musiche.

Vale la pena di vederlo. In Toscano il fim è stato tradotto "Nelle Terre Selvagge", ma nulla può rendere davvero il senso del termine inglese into.

La mia prima intervista

Ringrazio l'amico e collega Claudio Morsenchio, collaboratore della rivista musicale Jam, che ieri sera mi ha dato la possibilità di fare la mia prima intervista a un gruppo rock. Insieme, abbiamo posto una dozzina di domande a Danko Jones, rocker canadese a capo del gruppo omonimo. L'intervista (venti minuti scarsi), si è rivelata poco stimolante, soprattutto per la ritrosia e la scarsa voglia di rispondere mostrate dal giovane cantante-chitarrista nordamericano, ma in fondo è stata una bella esperienza, in qualche modo amplificata dallo spazio angusto dei camerini di un locale già piccolo come il Music Drome di Milano (ex Transilvania Live). Il concerto che ne è seguito, per fortuna, è stato nettamente meglio.

Un clima ben diverso da quello respirato con il più maturo Francis Rossi, chitarrista storico degli Status Quo, ma in quell'occasione, alcuni mesi fa, avevo avuto una partecipazione indiretta, mi ero limitato a trasporre in Inglese le domande di Claudio e la conversazione, a cui ho solo assistico, era avvenuta per via telefonica.

Terra ferma

A volte usiamo parole ed espressioni linguistiche senza avere coscienza delle origini da cui provengono. Un esempio è terra ferma. Che rimanda alla Terraferma veneziana. Ma se analizziamo il termine da un punto di vista puramente logico viene quasi da ridere: esistono forse terre che sono mobili?

Wednesday, April 16, 2008

Non bruciamo le nanobriciole

Stefano Montanari è una persona che stimo molto e in passato ne ho parlato anche sul blog. Ma la sua idea di fondare un partito (Per il Bene Comune) si è rivelata, come prevedibile, del tutto sbagliata: ha raccolto solo briciole, nano-briciole mi verrebbe da dire, senza nemmeno riuscire a esporre in TV quel che realmente voleva trasmetterci. Peccato, ottime idee non valorizzate. Questa cosa che sul bene comune (come su ambiente ed ecologia) ci si debba fondare un partito mi irrita terribilmente. Certi temi, al contrario, dovrebbero essere parte fondante del programma di ciascuna forza politica. A Montanari consiglio di portare le sue idee dentro i partiti che hanno vinto l'ultima tornata elettorale, ben sapendo che sarà difficile. Se Bossi, nel corso degli anni, è riuscito a smuovere la sensibilità di un economista come Tremonti su temi come federalismo, globalizzazione, radici territoriali, questione cinese e altro, ci può riuscire anche Montanari. Se riuscirà a far germogliare nel testone di qualche importante deputato e senatore l'idea che gli inceneritori non sono quel che sembrano, allora il suo scopo sarà stato raggiunto.

Buoni propositi

Oggi ho preso la decisione di re-iscrivermi all'università. Mi mancano tre esami, non molto, ma non si tratta di una scelta così facile o scontata per chi come me soffre di attacchi di panico e deve conviverci da anni. Il tempo insegna certi trucchi e aiuta a vivere un po' meglio, ma non cancella la paura.

Sono stato in segreteria, che nel frattempo ha cambiato sede, e ho trovato un ambiente ordinato, efficiente, con gente che parla anche Inglese e dove dietro gli sportelli degli operatori (in stile un po' banca, un po' call centre) l'impiegata terrona che ha passato la trentina capisce anche un po' di Milanese. Ma il segno dell'italica burocrazia è anche lì. Per ora ho compreso benissimo che dovrò pagare un sacco di tasse per gli anni in cui non sono stato iscritto, ma il perché debba pagare (dato che non ho usufruito di alcun servizio) non mi è chiaro. Un altro esempio di truffa mascherata.

Ho guidato sotto un cielo azzurro, nel fresco mattutino della primavera, Sloe Gin del grande bluesman Joe Bonamassa in sottofondo. Pensando al bel film di ieri sera ("Into The Wild"), al mio passato, al mio futuro, alla Danimarca, all'ultimo pacco tirato dal buon Steve lunedì sera.

L'analisi di Grillo, la secessione e le colpe di Berlusconi

Nel suo post di ieri intitolato "Loro non molleranno mai, noi neppure" Beppe Grillo (www.beppegrillo.it) scrive: "Il voto a MPA e alla Lega è un segnale di si salvi chi può. Ognuno per sé e Dio per tutti. Se Soru, per fare un esempio, avesse presentato una lista secessionista in Sardegna avrebbe vinto a mani basse".

L'analisi di Grillo è in parte corretta; dico in parte perché purtroppo solo una quota minoritaria di quei voti ha avuto una caratterizzazione secessionista.
Continuano tutti a non sentirci, a non vedere o a fare finta, sono tutti intenti a dare grandi spiegazioni e a fare analisi profonde (c'è ancora qualche pirlotto che incredibilmente si presenta in TV e parla di voto di protesta, come faceva un tempo Forlani), ma non hanno l'onestà intellettuale di descrivere quel che è ovvio. L'ovvio è che l'Italia non esiste. Non solo questo Stato è il frutto di un assemblaggio artificiale di matrice piemontese, ma nel corso dell'ultimo secolo e mezzo non si è fatto nulla per tentare di unirlo veramente. Perché continuare a pensare di poter passare dall'altra parte del muro prendendolo a testate, quando basterebbe spostarsi di poco e vedere che c'è una porta da aprire? Il declino di questo Paese si risolve creandone cinque: Padania, Etruria, Italia, Sardegna, Sicilia. E ciascuno si organizzi come meglio crede. Ma almeno sarebbero Stati con una dimensione geografica e demografica ragionevole.

In questo Berlusconi ha le sue colpe. Quando nel 1994 ha dichiarato di appoggiare la candidatura di Gianfranco Fini a Roma si è capito il reale potere di quell'uomo. La nascita politica di Fini comincia lì; sono bastate le dichiarazioni di Berlusconi per democratizzare (sdoganare come si dice in gergo) milioni di voti di altrettanti cittadini. Il problema di Berlusconi è sempre lo stesso: voler necessariamente piacere a tutti, voler conquistare tutti. Berlusconi avrà nei libri di storia un peso molto minore di quel che si potrebbe pensare. In fondo ha stretto amicizie con i più grandi uomini politici contemporanei (Bush e Putin su tutti), ma se si chiede di citare qualche suo atto di governo esemplare si fa fatica a tirar fuori una risposta convincente. Rimprovero a Berlusconi di non aver detto la frase che lo avrebbe fatto davvero entrare nella Storia: "ci sono le condizioni storiche e politiche per indire un referendum democratico per l'indipendenza del Nord come si è fatto in Québec".

Tuesday, April 15, 2008

Gone with the (Northern) Wind

Ci hanno lasciato (e speriamo mai più ritornino):

Bertinotti Fausto
Bordon Willer
Boselli Enrico
Buontempo Teodoro
Caruso Francesco
Craxi Bobo
D'Onofro Francesco
De Mita Ciriaco
Grillini Franco
Luxuria Vladimir
Manzione Roberto
Mussi Fabio
Pecoraro Scanio Alfonso
Santanchè Daniela
Storace Francesco

RIP

Presi a testate

I titoli di alcuni quotidiani di oggi.
Chi vive sulla Terra:

Libero: Si può fare (festa)
Il Manifesto: Sinistra extraparlamentare

E chi sulla Luna:

L'Unità: Torna Berlusconi, comanda Bossi. Il PD sfiora il 34%. Crolla l'Arcobaleno

Falciati dalla Storia

Dopo le elezioni di ieri e l'altro ieri il dato significativo (e finalmente si può usare davvero l'aggettivo storico) è la scomparsa dal Parlamento della cosiddetta Italia di tutti i partiti che si richiamano ai simboli di Falce e Martello. Qualcuno (Roberto Maroni) ha detto, a ragione, che qui da noi il Muro di Berlino è caduto con quasi vent'anni di ritardo; qualcun altro (Giulio Tremonti), a torto, ha detto che questo è un fatto negativo: cazzate.

Mi auguro che, come si sta facendo nelle repubbliche baltiche, si cominci presto a preparare una legge per impedire la costituzione di partiti che si richiamino a Comunismo e Fascismo e ne vogliano utilizzare i simboli. Si dovrebbe fare, come pre-condizione, in tutta la UE.

Se mi chiedete se sono contento di come sono andate le elezioni dico che contento non è la parola giusta. Sarò contento, veramente contento, quando la secessione sarà una realtà, la nostra nazione sarà organizzata in modo federale o confederale e chiunque sia al governo metterà i temi dell'ambiente, dell'ecologia, delle energie alternative, di un diverso tipo benessere, dello sviluppo sostenibile al primo posto della sua visione politica.

Per il momento continuo a pensare al progetto GSMPS. Ma una cosa va detta: grazie Umberto, this is only the start!

Monday, April 14, 2008

GSMPS

Oggi, sino alle 15:00, si vota per il rinnovo del Parlamento della cosiddetta Italia. Lo so, la parola "rinnovo" forse non è quella più adatta: fa pensare a nobili illusioni e a grandi speranze, che presto si frantumeranno, come sempre.

Anche a questo giro di urne sono in molti a sostenere che siamo di fronte alla peggiore campagna elettorale di sempre. È un tormentone sentito tante volte, tra la'tro sempre vero. Di certo questa campagna elettorale è stata particolarmente moscia ed evasiva. Di sicuro non si è parlato quasi per niente del tema ambientale e climatico, la massima urgenza del pianeta da diversi anni a questa parte. Anzi, quando se ne è parlato si sono sentiti distillati purissimi di idiozie.

Chi, il lato B di Veltrusconi, invoca un ritorno al nucleare, inutile, anacronistico, antieconomico, ridicolo. Chi, il lato A, propone di costruire decine di migliaia di case popolari. Come se avessimo bisogno di altro cemento anziché piantare alberi e riforestare.

Ci sono i GAS, i Gruppi di Acquisto Solidale. Sono una bella cosa: gruppi di cittadini che si accordano con un contadino della zona per comprare la sua produzione, fatta solo di prodotti stagionali, meglio se biologici. Ci guadagnano tutti: le tasche di entrambi e soprattutto l'ambiente.
Propongo all'amico Steve di aiutarmi a fondare il primo GSMPS: Gruppo Solidale per la Migrazione nella Provenza Svedese. Un angolo di Lombardia nei dintorni di Malmö. In fondo, per noi Lombardi, è come tornare a casa.

Lo sconto postumo

di Beppe Grillo
(apparso in origine su www.beppegrillo.it il 17/12/2006)

L'Italia è una nazione fondata sul debito pubblico. Ha fondamenta debitorie solide. Un alibi di ferro per le Finanziarie. Un alibi per nuove tasse, per l'aumento di quelle esistenti. La Finanziaria preserva il debito pubblico. Con un imponente debito pubblico le riforme non si possono fare. E tutto rimane com'è per la felicità dei nostri dipendenti. Nessun governo è intervenuto sulla spesa pubblica. Neppure il Ciclista e lo Sciupà. Se i costi corrono, le tasse aumentano e il debito tiene. Il debito è ormai una condizione dello spirito. È nell'aria. Indebitarsi è uno stile di vita. Chi vanta crediti è un fallito. Bisogna vantare debiti per essere qualcuno. Più il debito personale è grande, maggiori sono leo pportunità. Si può diventare persino presidente del Consiglio o della Telecom. Le parole... accesso al credito rassicura, accesso al debito preoccupa. Diventiamo accreditati, non indebitati. Banche, finanziarie e grandi distributori sono in prima fila per la creazione della povertà attraverso il credito. Se avessi detto a mio padre che mi indebitavo con TAEG 20% per andare alle Antille mi avrebbe preso a calci nel c..o. E poi avrebbe denunciato la banca. Le banche pensano sempre ai nostri sogni. Li vogliono vedere realizzati insieme agli interessi bancari. A Natale è disponibile lo sconto se paghi dopo. Un mistero. Se si paga dopo sei mesi scatta lo sconto senza alcun interesse. Se paghi subito no. Un bel TV Color LCD costa circa 1.200 euro. Se paghi dopo sei mesi in contanti ti costa il 20% in meno. Un affare. Ma se tra sei mesi ti dimentichi, non arriva il bollettino o non hai i soldi cosa succede? Con TAN 17,48%, TAEG 18,45% (ma possono essere superiori) per 1.000 euro fanno 24 rate mensili da 53,40. Il risultato è di 1.281,60. I grandi distributori guadagnano sul debito dei clienti. Assistiti dalle finanziarie. Reset. Un ritorno alla cultura del risparmio. La pubblicità del debito va proibita. Come è avvenuto per il fumo. È un atto di oscenità sociale. Una istigazione a delinquere contro noi stessi. Per Natale fatevi un regalo. Comprate meno e solo quello che vi potete permettere.

I marchettari

di Beppe Grillo
(apparso in origine su www.beppegrillo.it il 16/12/2006)

Quando è successo? In quale momento i giornalisti si sono trasformati in marchettari? I direttori di giornali in manager pubblicitari? Le redazioni in addetti stampa delle grandi aziende? È sempre stato così? L'informazione è sempre stata una grande puttana? O c'è un prima e un dopo? La notizia non è più una merce, ma un veicolo patogeno che contiene virus di marche automobilistiche, di acque minerali, di medicinali inutili. Ma per fortuna a proteggerci c'è qualcuno. Il Gigante buono dell'Authority. Un Gigante immobile. Che può intervenire solo su denuncia dei cittadini. Se nessuno facesse una denuncia, gli impiegati dell'Authority potrebbero starsene sempre a casa.Noi Italiani siamo straordinari. Riusciamo a pagare per leggere la pubblicità occulta. Non è più l'azienda a pagare il giornale per le inserzioni. Siamo noi che paghiamo per leggere la pubblicità sotto forma di articoli. Quella più schifosa. Che ti trova indifeso. Una volta la marchetta il giornalista la faceva tra un servizio e l'altro. Sperando di non farsi notare. Adesso scrive il servizio tra decine di marchette. Sperando che qualcuno lo noti. Gli editori hanno una sola cosa in testa. L'attenzione al cliente (dell'inserzionista). Non più lettore, ma consumatore. Circonvenzione di consumatore. Un'attenzione morbosa, pedogiornalismo. L'inserzionista è il datore di lavoro dei giornalisti, ma chi paga l'uno e gli altri siamo sempre noi. Paghiamo il giornale, la pubblicità occulta, il prodotto pubblicizzato. E finanziamo i giornali con le nostre tasse. Perchè i giornali sono finanziati dallo Stato. Senza chiuderebbero. Reset. Aboliamo i finanziamenti ai giornali e ai loro direttori. Che tromboneggiano, debortoleggiano sullo sfondo con grande, intelligente distacco in ogni talk show. Giuseppe Altamore ha scritto un libro di autodifesa: "I padroni delle notizie" [...].

Sunday, April 13, 2008

Compagni al caviale

Ho letto "Compagni al caviale. 15 ritratti di lorsignori" (2007) a cura di Vittorio Feltri (prefazione) e Renato Brunetta (introduzione). È un supplemento al quotidiano Libero che ho trovato in uno dei gazebi dei berlusconiani domenica scorsa. Era gratis e l'ho tirato su.

I quindici compagni sono: Rossana Rossanda, Nanni Moretti, Giovanna Melandri, Tommaso Padoa Schioppa, Furio Colombo, Guglielmo Epifani, Alfonso Pecoraro Scanio, Pietro Folena, Fausto Bertinotti, Giorgio Napolitano, Paolo Flores d'Arcais, Dario Fo, Massimo D'Alema, Antonio Tabucchi e Gino Strada. Ho voluto scriverne i nomi per vedere che effetto mi faranno quando rileggerò questo post, magari tra qualche anno.

Il libretto, scritto da tre autori che hanno preferito rimanere anonimi, è fondamentalmente inutile, compilato frettolosamente, con stile dubbio, molte ripetizioni ("busso e liscio", "lombi stretti") e non pochi errori ortografici. L'unica cosa che non sapevo già, probabilmente perché non ancora quarantenne, è il fatto che alcuni dei personaggi più sinistri (per esempio Fo e Napolitano) hanno avuto un trascoso fascista, naturalmente ben documentato, che, nel corso degli anni, hanno prima cercato di negare e poi di liquidare con un ridicolo e scontatissimo "eravamo dei comunisti infiltrati".

L'inutilità di queste quasi 200 pagine consiste nel fatto che nulla di quanto detto aggiunge valore alla caratterizzazione antropologica dei 15 esponenti citati; basta infatti osservarli in video o leggerne le dichiarazioni sui quotidiani per identificare immeditamente il tratto comune a quasi tutti gli atoproclamati grandi cervelli della sinistra: il complesso di superiorità. Non è dunque il caso di andare a curiosare nelle loro vite private (a mio parere, stonatura di questo testo).

Come tutti coloro che sposano ideologie anziché idee, anche gli uomini di sinistra della cosiddetta Italia non perdono occasione per manifestare spocchia, disprezzo e puzza sotto il naso. Pontificano in continuazione il loro moralismo a senso unico, sono autoindulgenti, autoreferenziali, prolissi e soprattutto terribilmente pallosi.

Gente in una grande cucina in cui si preparano chili di merluzzo fritto, non abituata a uscire o ad aprire le finestre, che quindi la puzza di pesce e olio non la sente più. Ma dice che a puzzare sono solo gli altri.

Primavera

Pare incredibile ma quest'anno, dopo il solito inverno mite, siamo in regime di primavera da almeno tre settimane. Non ci ero più abituato, di solito si passava dritti dritti all'estate nel giro di un weekend. Bene così, questo mi mette di buon umore per il viaggio in Lituania e Danimarca di fine mese. Peccato invece che l'amico Steve non sia disponibile per la consueta trasferta a Tallinn di inizio Giugno.

Saturday, April 12, 2008

11 Settembre 2001. Tre ricordi

Ho tre ricordi nitidi legati all'11 Settembre 2001.

Il primo riguarda me. Quella mattina, con un amico, ci eravamo alzati presto; da Alta, la città delle pitture rupestri, nella parte norvegese della Terra dei Sami (ancora oggi erroneamente chiamata Lapponia), ci siamo diretti dapprima verso la "Valle dei Troll Pietrificati", luogo sublime, e poi a est. Guidavamo nella bellezza indescrivibile di quei paesaggi incantati quando, in tarda mattinata, la radio ha cominciato a trasmettere notizie per noi incomprensibili con una cadenza di circa 15 minuti; Washingtonissa e New Yorkissa erano le uniche parole (finlandesi) di senso compiuto che riuscivamo a carpire da un'emittente locale quasi sempre gracchiante. Si intuiva che negli Stati Uniti fosse accaduto qualcosa di grave, ma in quel clima vacanziero non ci siamo preoccupati più di tanto, e soprattutto non eravamo preparati al peggio; amici e parenti, nel frattempo, ci avevano inviato decine di SMS, ma eravamo in zone dove i cellulari non prendevano e a un certo punto li abbiamo addirittura spenti. Nel tardo pomeriggio, proseguendo verso sud, ci siamo avvicinati al confine con la Finlandia, che abbiamo poi varcato in serata. Entrati nella Samilandia finnica, fermi a rifornire in una stazione di servizio automatica, ho riacceso il telefono e letto i messaggi. Ho chiamato mio padre: "i terroristi hanno tirato giù le Torri Gemelle con due aerei di linea; un terzo aereo è caduto sul Pentagono e un altro non si sa bene dove; qualcuno parla di ventimila morti; la gente si è buttata dai piani incendiati per sfuggire alle fiamme". Ricordo ancora lo shock provato, amplificato dal lavorio feroce dell'immaginazione. Poi abbiamo raggiunto Inari, erano le 22.00 passate, e in TV, nel piccolo albergo, abbiamo visto quelle immagini che tutti conosciamo. Fin troppo facile dire che sembrava un film. Nei giorni successivi è stato difficile divagare e fissare l'attenzione su altro, un po' come quando ti muore un amico o un parente vicino: metà del cervello continua a comportarsi in modo normale, l'altra metà non può fare a meno di pensare; sembra un'ossesione.

Il secondo ricordo è il racconto di mia sorella; si trovava nel classico albergo per occidentali di una famosa città turistica della Tunisia. Quando la TV ha trasmesso le prime immagini del disastro, il personale locale è scoppiato in un applauso inatteso. "Non ci hanno fatto nulla e con noi hanno continuato a comportarsi bene come prima, ma avevamo paura".

Il terzo ricordo è di qualche mese più tardi. All'epoca ero consigliere comunale di opposizione nel piccolo paese a sud di Milano in cui ancora risiedo. Rievocando quegli eventi un consigliere di Rifondazione Comunista confessava di essersi dissociato da alcuni suoi amici che la sera dell'11 Settembre avevano brindato al crollo delle torri.

Quotes and Aphorisms (21)

To travel hopefully is a better thing than to arrive
[Robert Louis Stevenson]

Let him that would move the world first move himself
[Socrates]

In this world there is always danger for those who are afraid of it
[George Bernard Shaw]

Demenza filosofica

Scrivo questo pezzo con un piccolo aiuto, necessario: in sottofondo ho, in successione, due splendide cover di Black Dog e Misty Mountain Hop dei Led Zeppelin (ad opera delle canadesi Heart).

Il bello dei matti è che almeno non si nascondono: dicono quel che pensano apertamente, e lo scrivono. Ma restano matti.
Gianni Vattimo e Domenico Losurdo (quest'ultimo, fino a oggi semi-sconosciuto storico dell'università di Urbino) hanno firmato un documento in cui si ipotizza che quanto sta avvenendo in questi giorni in Tibet sarebbe un "pogrom anti-cinese", una "campagna anti-cinese dai connotati razzisti", un "piano imperialista contro Pechino". Orribile il passo in cui si parla di "indipendenza del Tibet mascherata da autonomia", come se chiedere l'indipendenza sia un crimine e invece reprimerla un atto giusto e dovuto.

Ah, questi geniali filosofi, questi profondi universitari! Mi viene in mente una frase di mio nonno: "pussee i studien, pussee i en gnorant [pron. püsé i stüdien, püsé i en gnurant]".

A proposito, si avvicina la stagione estiva, aiutiamo l'occupazione. Abbiamo quattro nuove braccia da impiegare per la raccolta stagionale dei pomodori.

Fortuna

Nascere nel 1970 a Milano da genitori lombardi è anche una questione di grande fortuna (il mio amico Steve parlerebbe di destino già scritto). Certo, avrei potuto nascere dall'altra parte delle Alpi, dove esiste il vento, l'aria è meno inquinata e tutto funziona molto meglio. Avrei potuto nascere a Stoccolma o a Copenhagen. Ma avrei anche potuto nascere in Afghanistan, in Iraq o in qualche Paese povero dell'Africa dimenticata; avrei potuto nascere in una dittatura come quella cinese. Avrei potuto nascere duemila anni fa, magari schiavo, o duecentomila anni fa, in condizioni di vita ben peggiori. O delfino, pianta, camaleonte, formica. Addirittura avrei potuto nascere napoletano.

Friday, April 11, 2008

Conigli e fucili

Qualche giorno fa Umberto Bossi ha minacciato il ricorso ai fucili. Sarà la duecentesima volta in vent'anni che lo dice.
Bossi ha sbagliato: i fucili non si minacciano, si imbracciano per davvero. Duemila persone e duemila fucili davanti al Parlamento - la gabbia dei conigli - e sono sicuro non verrebbe sparato un solo colpo o versata una sola goccia di sangue: i conigli, si sa, scapperebbero via subito.
Forse, all'inizio, verrebbe tentata una qualche forma di resistenza militare, ma dopo poco, in perfetto stile italico, l'esercito stesso farebbe a gara per saltare sul carro del vincitore.

Mostri

Ho visto "Cloverfield" (2008) di Matt Reeves. Ci ho messo due sere: la prima mi sono addormentato davanti al PC dopo circa trenta minuti. Genere catastrofico che aspira a riconoscimenti di grande innovazione per essere stato interamente girato con la camera a mano.
Per fortuna non ho dovuto spendere i soldi del biglietto. Una boiata suprema. Era dai tempi di "Independence Day" che non vedevo qualcosa di così brutto.

Thursday, April 10, 2008

Arlecchino servitore di due padroni

di Beppe Grillo
(apparso in origine su www.beppegrillo.it il 09/12/2006)

I mezzi urbani sono in sciopero. Gli aerei sono in sciopero. I treni sono in sciopero. I vigili del fuoco sono in sciopero. Gli insegnanti sono in sciopero. Gli ospedali sono in sciopero. Chiunque sia dipendente pubblico prima o poi entra in sciopero. I cittadini, i loro datori di lavoro, sono sempre all'oscuro dei motivi. Sanno che c'è lo sciopero, ma non perché. Però sanno che l'astensione del lavoro avviene di preferenza il venerdì o nei giorni prefestivi. Un incentivo per il week end lungo. Si mormora che gli scioperi dipendano dai mancati rinnovi dei contratti di lavoro. E che la trattativa si prolunghi sempre per molti anni. Anni di sciopero duro, non contro le amministrazioni, ma contro i cittadini. Quelli che pagano gli stipendi agli scioperanti con il costo del servizio e alle amministrazioni pubbliche, che negoziano con gli scioperanti, con le tasse. Il cittadino paga due volte per un servizio, ma è escluso dalla trattativa. I dipendenti amministratori non cavano un ragno dal buco con i dipendenti scioperanti. Ci ritroviamo, da una settimana all'altra, senza treni, senza ricovero, senza scuola. Paghiamo plotoni di dipendenti perché ci servano (nel senso di servizio pubblico). Ma non abbiamo diritto di parola, di giudizio, di informazione, di veto durante le trattative. È ora di cambiare musica. Reset! Le trattative tra amministratori pubblici e sindacati devono prevedere la presenza di una rappresentanza dei cittadini. Che potranno capire e giudicare invece di aspettare come cretini per ore alla fermata dell'autobus. Mentre scrivevo mi sono accorto che alcuni dipendenti non scioperano mai. I politici. Forse perché ci vogliono troppo bene? Forse perché li trattiamo troppo bene? Credo che sia ora di rivedere le loro condizioni contrattuali. La pensione a 30 mesi è solo l'antipasto. E se scioperano non ce ne accorgeremo.

Presunzioni

Ha scritto Beppe Grillo:

"In Italia i criminali sono sempre presunti, qualche volta prescritti, di rado condannati".

Chirurgia-pulizia

È raro che commenti fatti di cronaca, ma c'è un caso recente che mi ha colpito molto. È la vicenda del chirurgo cinquantenne di Pescara accusato di aver asportato un rene a un'anziana di 74 anni. La donna, entrata in ospedale nell'Ottobre 2006 per curare un tumore all'intestino, è deceduta dopo tre operazioni nel Gennaio 2007. Il rene sarebbe stato asportato in quanto incautamente danneggiato durante uno degli interventi. Il medico è stato arrestato con l'accusa di omicidio colposo, soppressione di atto pubblico e falso ideologico in atto pubblico (sono state accertate la distruzione del verbale della seconda operazione e la falsificazione di quelli delle altre due). Messo ai domiciliari, riarrestato brevemente, al momento in cui scrivo, è tornato di nuovo ai domiciliari. I retroscena sono emersi dopo la denuncia della figlia della paziente; l'inchiesta che ne è seguita ha condotto all'autopsia sul corpo della madre, da cui l'inattesa scoperta dell'assenza del rene sinistro (in contrasto con alcune lastre che dimostano la presenza del rene, proprio prima dell'ultimo intervento). È stato inoltre evidenziato come il foglio del registro degli interventi sia stato strappato e sostituito con un fax mentre le indagini erano già in corso.

Il fatto è agghiacciante di per sé, ma ci sono almeno tre cose ancora peggiori: in primo luogo un'intercettazione telefonica in cui il chirurgo avrebbe detto "non c'è da agitarsi più di tanto perchè non lo potranno mai dimostrare"; in secondo luogo l'accusa di omicidio colposo, evidentemente troppo blanda e inappropriata; da ultimo - soprattutto - la giustizia di questo Paese che, temo, produrrà una condanna ridicola, e dunque blasfema.

La mia posizione è nota: una persona così non deve andare in carcere, sarebbe inutile, come sempre è inutile il carcere; la condanna giusta è il lavoro sino alla pensione in una qualunque struttura di assistenza sociale, possibilmente a sostegno di anziani, disabili e malati terminali.

Cattivi maestri e buone compagnie

Immaginate un padre modello, stimato e di provata rettitudine, che impedisca al figlio di 10-12 anni di frequentare certe amicizie, ritenute pericolose e fuorvianti. Una scena di logica normalità.

Immaginate ora un padre settantenne, noto per i sui trascorsi criminali, che, dietro ritorsioni nemmeno tanto velate, impedisca al figlio quarantenne (dunque nel pieno della maturità) di frequentare certi personaggi, in quanto... buoni. So cosa vi frulla per la testa, state pensando che questo non può accadere, o se accadesse, sarebbe allo stesso tempo assurdo, comico e tragico.

Ma è accaduto poco tempo fa, anzi accade ogni giorno. L'esempio a cui mi riferisco è ben noto, ma è già scivolato giù dalle nostre coscienze.
Nel Dicembre 2007 il Dalai Lama è stato in visita in questo Paese (la cosiddetta Italia); il capo del Governo di allora (Prodi) non lo ha ricevuto (lo stesso hanno fatto il capo dell'opposizione Berlusconi e il Papa; quest'ultimo, pare, per mancanza di posto in agenda).
Il massimo rappresentante dei Tibetani, persona riconosciuta anche dalle pietre come guida spirituale di un popolo e di una religione-filosofia tra le più profonde e pacifiche del pianeta, non trova udienza presso il capo di Governo di una Stato fondatore della UE. La Cina (la più grande autocrazia al mondo) ha posto il veto e questo Stato coniglio ha piegato la schiena, subito.

Fatti veri di Storia contemporanea. Meditate gente.

Se il futuro sarà migliore, questo diverrà un caso-scuola di interrelazioni manifeste tra dittature realmente forti e democrazie realmenti deboli.

Bleeding Silence. Una domanda

Mi domando: è possibile difendere l'indifendibile e non difendere il difendibile?

Evidentemente sì; la Sinistra italiana (rappresentata dai vari Bertinotti, Cossutta, Diliberto, Pecoraro Scanio e dalle giovani leve), in centinaia di occasioni, ha preso pubblicamente le difese dell'Iraq di Saddam Hussein. Qualcuno di voi, in questi giorni, ha per caso assistito agli stessi manifestare contro la Cina in difesa del Tibet?

Se vogliamo essere sinceri, buona parte di chi sta a Sinistra, ha sempre tifato visceralmente per Saddam contro Bush e oggi tifa Cina contro il Tibet (a breve pubblicherò un post su tre ricordi personali dell'11 Settembre 2001; il terzo fa capire molto di quel che intendo).

Il silenzio, il vergognoso silenzio, si estende a tutte le forze politiche maggiori e a quasi tutte quelle minori. Anzi, a tutta Europa. Qualcuno, come il premier britannico Brown, gioca a fare il riottoso annunciando di non presenziare alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici. Si vocifera che George "Monkey Donkey" Bush possa fare altrettanto. Bravi, spariamo al carro armato con le cerbottane, ma bravi i nostri conigli!

Wednesday, April 09, 2008

No Country for Old Men

Ieri sera ho visto "No Country for Old Men" (2007) di Ethan Coen e Joel Coen, con Tommy Lee Jones, Javier Bardem e Josh Brolin (qui da noi tradotto in "Non è un Paese per vecchi").

Il film, ispirato al romanzo del Premio Pulitzer Cormac McCarthy, è un thriller di grande spessore e buona originalità, ambientato al confine tra USA e Messico, nello sconfinato West del continente nordamericano.

Come tipico dei fratelli Coen, quasi tutto è volutamente portato all'eccesso e trasformato in caricatura (anche se, per fortuna, in modo più sobrio e meno spettacolare rispetto a Tarantino). È un film sull'Uomo, sulla sua umanità e disumanità.
La narrazione, sempre raffinata e mai scontata, suscita inquietudine e riflessione. È un viaggio dentro la follia di un singolo uomo, il killer interpretato dal superbo Javier Bardem, che diventa esemplificazione della follia verso cui sembra virare l'intera umanità.
Ancor più apprezzabile, i registi si astengono da ogni tentativo di intromissione di moralità. La pellicola fotografa una realtà il cui giudizio ultimo è lasciato a chi guarda.

Lo riguarderò e credo finirà nella mia esigua DVD-teca. Non è al livello di The Shining, ma l'interpretazione di Bardem si avvicina a quella di Nicholson nel capolavoro di Stanley Kubrick.

Le prove della colonizzazione

La colonizzazione delle nostre Terre da parte degli Italiani è un fatto incontrovertibile, da almeno cinquant'anni è sotto gli occhi di ognuno di noi (io ne ho 37, quasi 38, questa cosa mi accompagna dalla nascita). Le prove - i segni antropologici - sono ovunque, basta andare in giro, fare la spesa nei mercati o nei supermercati. Ci sono Comuni, nei dintorni di Milano e Torino, dove noi siamo diventati minoranza.

Le prove si possono desumere anche consultanto un sito internet: Gens (gens.labo.net).
Il sito, naturalmente, non è nato con questa finalità, ma può essere di grande aiuto allo scopo (come riportato dagli stessi autori, si tratta di un'iniziativa nata dalle esperienze di un gruppo di laureati in discipline umanistiche presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Genova, con specializzazione in storia, demografia e statistica, archivistica e biblioteconomia).

Fate click sul link sopra e inserite il vostro cognome: trovere una localizzazione geografica di tutte le famiglie omonime. Poi buttate dentro dei cognomi a caso, per esempio Esposito, e ossevate cosa salta fuori.

Buon divertimento!

Voglio essere chiaro: la colonizzazione, in sé, per quanto possa sembrare strano, non è necessariamente un fatto negativo; al contrario, le nostre Terre sono state un luogo di passaggio e insediamento per oltre duemila anni; noi discendiamo con orgoglio dai Longobardi, Ambrogio è venuto a Milano, sedici secoli orsono, da Treviri. Ogni popolo invasore ha portato qualcosa di buono e di caratteristico; ma è sempre una questione di numeri e di tempi.
Nella colonizzazione italiana, invece, proprio non riesco a vedere nemmeno un briciolo di positività, anzi.

Tuesday, April 08, 2008

Here we come, the Whipping Boys

Una decina di anni fa, da qualche parte in Europa (forse Londra o Copenhagen o Berlino), visitando le sale interne di un imponente castello mi sono trovato di fronte a un quadro dal titolo curioso: "The Whipping Boy". Mentre tra me e me cercavo una traduzione sensata, si è avvicinato un piccolo gruppo di turisti; in testa una guida dall'aria preparata; fortunatamente parlavano in Inglese, mi sono accodato e ho approfittato della spiegazione. Illuminante e sorprendente!

Ho così appreso che, nei tempi andati (1600 e 1700), i principini avevano dei compagni di giochi di pari età ma di rango inferiore. Capitava a volte che, in assenza del sovrano, il bambino dalla stirpe reale commettesse una qualche sciocchezza o non studiasse a dovere; ma era impensabile punirlo (solo il padre avrebbe potuto toccarlo), dunque al suo posto si chiamava uno degli amichetti e lo si prendeva a frustate; da qui l'origine del nome whipping boy. Nel linguaggio moderno si direbbe capro espiatorio (in Inglese scapegoat), ma la sostanza è la stessa.

Un'invenzione geniale (d'accordo, tranne per i malcapitati che ricoprivano quel ruolo).

Ora pensando a questo sgangherato Paese mi rendo conto che noi tutti non siamo altro che whipping boys, chiamati a rispondere, almeno economicamente, di una lunghissima lista di colpe gravi e soprattutto ascrivibili ad altri.

Proporzione

Ha ragione chi sostiene che ci fregano con le parole. Continuamente.

Federalismo sta ad Acqua
come
Federalismo Fiscale sta ad Acqua Bagnata

Ne consegue che chiunque parli Federalismo Fiscale o Solidale o qualunque altra cosa anziché, semplicemente, di Federalismo, ci stia tendendo l'ennesima trappola.

D'altra parte c'è un precedente esemplare, vergognoso e molto recente: la riforma costituzionale fatta dal centro-destra nella precedente legislatura è stata lo zuccherino da dare alla Lega; il successivo referendum sulla Devoluzione è passato solo in Lombardia e in Veneto, ed è naufragato altrove. Tutto come previsto; un accordo chiaro come il sole tra centro-destra e centro-sinistra, entrambi contrari a ogni tipo di svecchiamento di questo Stato ottocentesco.

Ne dovrebbe conseguire che i circa dieci milioni di Lombardi e i circa cinque di Veneti avrebbero un naturale diritto a chiedere un referendum sulla secessione. Come già accaduto in Québec.

Monday, April 07, 2008

A matter of truth

Quasi ogni anno, in primavera, ho l'occasione di fare dei colloqui per selezionare uno o due stagisti per l'azienda in cui lavoro. La lettura dei curriculum dei candidati è una delle cose più spassose di questa attività; i colloqui, spesso, lo sono ancor di più. In realtà si tratta di un riso molto amaro.
Per la posizione che ricerco non è necessario un buon livello d'Inglese, contano soprattutto capacità analitiche. Ma di fronte a chi mi scrive "Inglese ottimo", una chiacchierata in lingua diventa indispensabile, più che altro per accertare se quanto scritto corrisponde a verità (perché se menti su un dettaglio puoi mentire su tutto).
E alla prova dei fatti il decantato ottimo diventa quasi sempre un appena sufficiente. Con le dovute (rarissime) eccezioni.

A completamento della conversazione sottopongo questo semplice test di pronuncia:

01) night
02) knight
03) weight
04) to weigh
05) sigh
06) sight
07) this
08) that
09) these
10) those
11) he plays
12) place
13) plaice
14) ice
15) eyes
16) she knows
17) nose
18) to live
19) to leave
20) low
21) law
22) bruise
23) cruise
24) toll
25) tall
26) walk
27) work
28) word
29) world
30) to read, read, read
31) red
32) reed
33) wick
34) week
35) weak
36) christian
37) Christ
38) lead (piombo)
39) lead (guinzaglio)
40) to lead, led, led
41) tear (lacrima)
42) tear (strappo)
43) wind (vento)
44) wound (ferita)
45) to wind, wound, wound
46) crow
47) crowd
48) year
49) ear
50) to hear
51) here
52) butcher
53) gear
54) chivalry
55) choir
56) chord
57) chiromancer
58) our
59) hour
60) hotel
61) heir
62) honour
63) mind
64) mint
65) sword
66) either
67) neither
68) ascending
69) cyclone
70) cylinder
71) dynasty
72) dynamic
73) cellular
74) access
75) to accelerate
76) accent
77) assessment
78) assembly
79) asset
80) success
81) necessary
82) necessarily
83) to apologize
84) apologies
85) analysis
86) analyses
87) oasis
88) oases
89) psychology
90) psychic
91) psoriasis
92) magnetic
93) ignorance
94) celtic
95) ASCII
96) ptolemaic
97) gnome
98) gnostic

Nessuno riesce a pronunciare correttamente nemmeno il 50% dei termini.
Meglio pensarci bene prima di sopravvalutarsi, o, se volete proprio sopravvalutarvi, fatelo almeno con discrezione e misura. I nodi, prima o poi, vengono al pettine (sooner or later there comes your reckoning day).

Un'altra finta buona notizia

Ieri è stato dato gran risalto alla notizia dell'abbattimento dell'ecomostro di quattordici Blue Residence a San Giuliano Milanese, un comune in cui, tra l'altro, noi stiamo diventando o siamo già diventati minoranza etnica: gli Italiani, infatti, sono ormai prevalenti.

Apprendo da internet che la costruzione della struttura alberghiera era stata avviata nel 1975, il completamento era atteso per i Mondiali di Calcio del 1990, ma non se n'è fatto più nulla, con definitiva chiusura del cantiere nel 1995. Da lì a rifugio per delinquenti, spacciatori e clandestini il passo è stato un lampo.

L'abbattimento è davvero postivo? Come si può pensare che non lo sia?
Basta riportare le parole del Ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini: "È una distruzione per ricostruire". È infatti già deciso che nell'area sorgerà una nuova struttura alberghiera, verranno ampliate le strutture commerciali esistenti e realizzati parcheggi pubblici. Il solito magna-magna, dunque. Unico aspetto positivo è la costruzione di una nuova stazione ferroviaria della linea Milano-Codogno.

Abbiamo perso una nuova occasione per recuperare un po' di verde da sottrarre al cemento; quella sarebbe stata un'area da vincolare e in cui piantare alberi; e così si dovrebbe agire per tutti gli abbattimenti futuri.

Una curiostità: i giornalisti non sono stati in grado di scrivere lo stesso articolo nemmeno in un caso come questo. Secondo alcuni il nome dell'ecomostro è Blu Residence secondo altri Blue Residence; secondo alcuni si sono impiegati 300 kg di esplosivo, secondo altri 400. Nel Regno Unito, secondo voi, ci sarebbero state queste differenze? La solita prova di italica superficialità. Un po' come quando il telegiornalista di turno annuncia un servizio in cui si dice "uomo di x anni trovato morto..." (o qualunque altra cosa), poi, un secondo dopo, parte il servizio vero e proprio e l'uomo trovato morto ha già un'età diversa (di solito x+1 o x-1).

Ius primae noctis

di Beppe Grillo
(apparso in origine su www.beppegrillo.it il 02/12/2006)

Il diritto acquisito quando è acquisito inItalia lo è per sempre. Non si molla più. È una rendita a vita. Bersani parla (parla e basta) di liberalizzazioni. Io parlerei di guerra di liberazione. Il cittadino italiano vive in un immenso campo di concentramento. Al posto del filo spinato c'è la prevalenza dell'acquisito. L'acquisito è riconoscibile dall'arroganza nel difendere i suoi diritti acquisiti. Nell'essere monopolio o corporazione. Nel pretendere di essere pagato senza dare servizi. I primi acquisiti sono i politici, ormai ben saldi nella loro impunità corporativa. C'era una volta lo ius primae noctis. Si esercitava per una notte e solo su un membro della famiglia. Oggi gli acquisiti fot..no tutto l'anno senza distinzioni sessuali o di parentela. I politici sono solo la punta dell'iceberg. Quella su cui è seduta la democrazia. Ci sono anche gli altri. La parte acquisita del Paese. I monopolisti, i cartelli, le municipalizzate, i distributori, i supermercati, i notai, tutti gli ordini professionali, i pensionati con vent'anni di contributi e i pensionati d'oro e d'argento, i manager pubblici con milioni di euro di buonuscita, i prescritti per legge. Il diritto acquisito vale anche per l'illegalità. Per chi non rilascia lo scontrino, la fattura. Per chi non paga le tasse. Il posteggiatore abusivo. Il pizzo. La tangente. Tutto alla luce del sole. Tutto impunito. Tutto acquisito. Gli acquisiti vivono grazie ai non acquisiti. E ai non acquisiti le palle cominciano ovviamente a girare. Iniziano a capire che l'informazione omertosa degli acquisiti è un'informazione acquisita. I non acquisiti stanno aumentando. E questo rappresenta un pericolo per il Sistema. Che non è confinato alla Campania come scrive Saviano in "Gomorra". È un Sistema Nazionale. Una lotteria in cui gli acquisiti vincono sempre. Ci sono alcuni milioni di giovani. Sono diplomati e laureati. Alcuni plurilaureati. Alcuni con un master. Sono tutti precari. Sono gli schiavi moderni che mantengono in piedi questo sistema fatiscente. Non hanno rappresentanza politica. È tutta già acquisita. La miccia è accesa. Non sentite odore di zolfo?

Sunday, April 06, 2008

A proposito di congiuntivi

Ho finito "L'Italiano. Lezioni semiserie" (2007, Rizzoli) di Beppe Severgnini (www.beppesevergnini.com).
Lo consiglio a chi mi legge. Chi già conosce lo stile dell'autore sa quel che trova, gli altri, credo, andranno incontro a una piacevole sorpresa.

Nel capitolo "Non calpestare i congiuntivi", Severgnini propone un'interessante analisi del perché si stia perdendo l'abitudine a questo modo verbale:

"Il congiuntivo è morto, dicono. Omicidio, suicidio o evento accidentale? Nessuna di queste cose. Credo si tratti della conseguenza logica di un fenomeno illogico. Sempre meno Italiani, quando parlano, esprimono un dubbio; quasi tutti hanno opinioni categoriche su ogni argomento [...].
La crisi del congiuntivo non deriva dalla pigrizia, ma dall'eccesso di certezze [...].
Pochi oggi pensano, credono e ritengono; tutti sanno e affermano. L'assenza di dubbio è una caratteristica della nuova società italiana. A furia di sentirci dire (dalla pubblicità, dalla televisione, dalla politica) che siamo belli, giusti e simpatici, abbiamo finito per crederci.
Chi esprime cautela (e usa il congiuntivo) rischia di passare per insicuro".

Saturday, April 05, 2008

Scrivere meglio, scrivere chiaro

Altri quattro consigli tratti da "L'Italiano. Lezioni semiserie" (2007, Rizzoli) di Beppe Severgnini (www.beppesevergnini.com).

05. Scriverlo esatto

"L'ortografia, come l'eleganza e l'educazione, è una qualità che non si compra, ma s'impara. Ecco perché è preziosa".

06. Scriverlo chiaro

"I media anglosassoni hanno un'idolatria per la chiarezza [...].
In Italia [...] in molti ambiti professionali - dalla critica d'arte al diritto, dalla medicina alla finanza - la trasparenza viene considerata riprovevole, in quanto segno di povertà intellettuale. Molti usano il linguaggio come uno scudo a difesa della casta; o come una cortina fumogena, utile a nascondere qualcosa".

07. Scriverlo in modo interessante

"Siate ironici (se vi riesce). La cultura italiana diffida dell'ironia: io vi invito a diffidare della cultura italiana.
L'ironia è una musica utile: quasi tutti la sentono, pochi la sanno suonare".

08. Scriverlo in Italiano

"Rieduchiamo le aziende. L'abuso della lingua inglese in campo economico/finanziario fa ridere tutti: meno gli interessati".

I CV degli Italiani

(apparso in origine su www.businessonline.it)

Il Curriculum Vitae, detto anche semplicemente curriculum, è il biglietto da visita tramite il quale chi è in cerca di un'occupazione si propone alle aziende. Scritto generalmente in forma schematica, dovrebbe contenere tutte le informazioni anagrafiche e le esperienze professionali fatte dal candidato. Una ricerca condotta dalla GDIP, l'Associazione Direttori Risorse Umane, rivela che i curriculum degli Italiani sono spesso infarciti di errori grammaticali e ingenuità a dir poco clamorose. Molti i bluff, sia sui voti che sugli anni passati realmente sui banchi di scuola.Dal questionario, compilato da 124 direttori delle risorse umane, emerge che 85% dei giovani in cerca di lavoro commette spesso errori ortografici o lessicali. Gli errori sono presenti in genere nelle domande degli under 25 ma non mancano nei curriculum compilati da chi aspira a occupare posizioni di alta responsabilità. Il problema delle castronerie grammaticali risulta ancor più evidente da quando le domande vengono inviate via e-mail. Questo sistema è di certo più rapido ma anche più vulnerabile alle sviste. Imponente poi la presenza di informazioni inutili, presenti sul 50.4% dei curriculum.

Un'opera buona a costo zero

La domanda di manodopera non è fissa: a parità di altre condizioni, esistono varizioni stagionali più o meno pronunciate; pensiamo alla raccolta dei pomodori in Campania o al turismo estivo qui da noi sul Garda.

Sul Garda o a Rimini le cose funzionano bene, in Italia, invece, è consuetudine ricorrere a lavoratori extracomunitari (dietro cui, come è noto e documentato, si muovono imponenti fenomeni di sfruttamento e caporalato).

Mi domando se sia davvero necessario pianificare extra-flussi dal sud del mondo per far fronte a questi fenomeni di stagionalità. Mi rispondo di no; e propongo una soluzione alternativa: un test a quadri e dirigenti di tutte le imprese di questo Paese; chi risulta positivo alla cocaina viene mandato giù in Italia a fare un po' di riabilitazione, e soprattutto un po' di lavoro vero.
Un risparmio su tutti i fronti, e un'opera buona verso schiere di tossici dalla cravatta facile.

Lo so cosa state pensando: senza i dirigenti chi manda avanti le aziende? Ma qualcuno crede davvero che i Berliner Philarmoniker abbiano bisogno di un direttore d'orchestra per eseguire un concerto?

Detenzione illegale

Ho visto "Rendition" (2007) del regista sudafricano Gavin Hood.

Ma ho poca voglia di parlarne, forse perché sono consapevole di non riuscire a scrivere quello che raccontano le immagini.
Mi è piaciuto, mi ha emozionato tanto, mi ha fatto riflettere.

Scrivere meglio, scrivere meno

Sto continuando a leggere "L'Italiano. Lezioni semiserie" (2007, Rizzoli) di Beppe Severgnini (www.beppesevergnini.com), me lo sto gustando lentamente.

L'autore indica sedici semplici suggerimenti per scrivere meglio; di questi i primi quattro sono:

01. Avere qualcosa da dire
02. Dirlo
03. Dirlo brevemente
04. Non ridirlo. Se mai, rileggerlo

A proposito del primo, scrive:

"Prima di mettersi a scrivere, occorre avere qualcosa da dire [...]. Se non si ha (ancora) nulla da dire, si aspetta. Per trenta secondi, tre minuti o tre anni: dipende.
Sembra ovvio. Non lo è. Spesso chi scrive si butta sulla tastiera o sul foglio, pensando: deciderò poi cosa dire. Altri hanno solo una vaga idea in testa. Strada facendo - sono convinti - tutto risulterà chiaro. È un errore, questo, che commettono giornalisti professionisti e romanzieri dilettanti (le colpe dei primi sono più gravi). Partono senza sapere dove vogliono andare. E, ovviamente, si perdono per strada.
Immaginate di lasciare Milano uscendo a caso dalla tangenziale; e poi di prendere le strade che capitano. Chiamatelo vagabondaggio (ha i suoi meriti); non chiamatelo viaggio. Un viaggio ha una meta. Talvolta incerta, spesso provvisoria, quasi sempre modificabile. Ma se uno, da Milano, vuole andare a Brescia, deve dirigersi a est. È inutile partire a caso, ritrovarsi a Pavia ed essere costretti a tornare indietro".

Un suggerimento per il terzo punto:

"Scrivere è come scolpire, bisogna togliere. È un esercizio faticoso, e qualcuno preferisce evitarlo. Ecco spiegata la massa di parole inutili a spasso per il sistema solare".

E infine il quarto punto:

"C'è una parola che quarant'anni fa scivolava nei grembiuli scolastici e rimbalzava sui banchi color acquamarina, e alla fine s'è conficcata nelle nostre teste: rileggere. Le maestre c'insegnavano a scrivere, ci chiedevano di leggere, ma c'imponevano di rileggere. Oggi pochi rileggono. I bambini d'allora, conquistati una tastiera e un indirizzo e-mail, ritengono che la velocità e la quantità siano così importanti da dover sacrificare tutto. Anche la decenza e la chiarezza [...].
La non-rilettura ha conseguenze. È raro che renda il testo incomprensibile, ma è chiaro che porta a correre rischi. Qualcuno pensa che il correttore automatico risolva tutto, ma non è vero. Come il dizionario T9 dei cellulari, s'accontenta che una parola abbia senso compiuto [...].
Un piccolo errore [...] va perdonato. Due errori possono dipendere dalla fretta, tre da un momento particolare (amori difficili, cattiva digestione). Cinque errori in una e-mail, invece, sono prova di menefreghismo. È come presentarsi in pubblico coi calzini bucati (probabilmente, l'ex presidente della Banca Mondiale Paul Wolfowitz è uno che non rilegge le e-mail).
So cosa state pensando: e gli SMS, allora? [...] Risposta: un quindicenne che inviasse messaggi ortograficamente impeccabili non troverebbe mai la ragazza. Questo mi sembra un buon motivo per concedergli una dispensa. Ma le e-mail di oggi sono le lettere di ieri: strumenti adulti, ormai. Ne spediamo di più, certo, ma questa non è una ragione per lasciare schifezze nel cyberspazio".

Friday, April 04, 2008

Lezioni di Storia

Il caso è quello di Luca Luciani, giovane e altolocato dirigente di Telecom Italia, che nel corso di un'assemblea aziendale, per strigliare e motivare i suoi, cita la battaglia di Waterloo come il capolavoro di Napoleone (chiamato in chiusura anche Napoletone).
Il video viene pubblicato su YouTube e la notizia fa il giro rapidissimo dei blog e della Rete. In serata le immagini vengono trasmesse da Striscia La Notizia e da lì al resto del mondo il passo è breve. La conclusione è farsesca: niente scuse e il ritiro del pezzo da YouTube. Ma si sa, in Rete, nulla viene perso realmente, e il video circola lo stesso.

Diciamocelo, Luca Luciani sembra il compagno belloccio e paninaro che tutti abbiamo avuto al liceo; chi, come me, ha vissuto il vuoto pneumatico degli anni '80 a Milano, per quanto si sforzi, non può immaginarselo diversamente; di famiglia ricca, grammatica incerta, amante dei bei vestiti, affascinante con le ragazzine col viso coperto di terra e ruffiano coi compagni di classe, da invitare nell'attico di città o nella tenuta di campagna per farsi fare favori e compiti. Ruffiano da perdonarti anche il chiodo e le toppe degli Iron (Maiden), pur di ottenere quel gli serve. E soprattutto un tratto inconfondibile: un'ignoranza abissale, resa ancor più comica dalla presunzione di poter essere celata dietro a una questione di reddito.
Non siamo tutti uguali, se nasci ricco e ignorante non finirai mai a friggere patatine dietro al banco di McDonald's (che ai tempi si chiamava Burghy), anche se quello sembra il lavoro fatto apposta per te. Se nasci ricco e ignorante probabilmente finisci per diventare il top manager di una qualche multinazionale, Telecom Italia, per esempio (ma anche la concorrenza).

Il discorso di Luca Luciani è un capolavoro comico e allo stesso tempo tragico, che racchiude in sé il dramma sociale di un secondo fallimento generazionale, quello appunto dei rampanti anni '80, in qualche modo figlio dell'altro grande dramma, quello del '68.

Luca Luciani è comico in tutta la sua incosciente ingenuità. Il resto invece è tristemente patetico. Il ritiro del video da YouTube è la disperazione di chi cade nelle sabbie mobili e si muove convulsamente nel tentativo di emergere, accelerando invece la sua discesa verso il fondo.
E i giornalisti che hanno parlato di gaffe sono l'emblema della disonestà professionale che ci inonda e circonda. Tutti noi abbiamo fatto gaffes, ma anche dopo esserci scolati una bottiglia di Jack Daniels non diremmo mai che Napoleone ha vinto a Waterloo o che Galileo era siciliano.

Si dice che Luciani sia pagato 800 mila euro all'anno, il che sembra plausibile. Si dice che fosse sotto evidente effetto della polvere bianca, non saprei, non me ne intendo proprio. Ma la figura, fatte le debite proporzioni, resta tanto storica quanto la vera Waterloo. Quel che è incerto, trattandosi di Italia, è se a ciò seguirà il giusto esilio. Io non ci scommetto un centesimo e voi?

A proposito di dialetto

Scrive Beppe Severgnini (www.beppesevergnini.com) nel suo "L'Italiano. Lezioni semiserie" (2007, Rizzoli):

"Il dialetto non si salva solo con le poesie, le commedie e i festival. Si tramanda anche infilandolo nel discorso, come un cetriolino in un panino".

Fifty Ways to Help Save the Planet (2/2)

(apparso in origine su www.vanityfair.com il 17/04/2006)

26. Buy recycled products

There has to be a market for products made with recycled goods. Support this movement by purchasing recycled goods, you will save virgin materials, conserve energy, and reduce landfill waste. Recycled paper products include toilet paper (which is no longer scratchy, like it used to be), copy paper, paper towels, and tissues. Look for garbage bags and bin liners labeled "recycled plastic", and buy recycled toner cartridges for your fax machines and printers.

27. Plane better

Air travel is currently responsible for 3.5 percent of the global-warming gases from all human activity and is growing fast. Cargo transport by air is increasing by about 7 percent annually and passenger air travel is up in the last few years by between 4 and 7 percent. The impact of air travel is enormous; a round-trip between New York and Los Angeles emits one ton of CO2 per passenger (to determine CO2 emissions for your next flight, go to www.co2.org). Try to limit the number of flights you take. If you're traveling within a country, why not take a train? (Air travel releases at least three times more carbon dioxide into the atmosphere than rail travel does). If you're planning a business trip, consider whether a video linkup or a conference call will suffice.

28. Carbon offsetting

Air traffic is the fastest-growing source of greenhouse-gas emissions, so when you do fly, consult a carbon-offsetting organization such as Climate Care to "carbon-offset" your journey. Climate Care determines your flight's emissions and the cost to offset the CO2. For example, to offset that round-trip flight between New York and Los Angeles, you would pay about $10 to Climate Care, which invests in forestry and energy-efficiency projects. For more information, visit www.climatecare.org.

29. Switch to green power

The leading cause of industrial air pollution is electricity production. According to the American Lung Association, more than 50,000 Americans die each year from air-pollution-related causes. If available, get your electricity from renewable energy sources such as wind, sun, water, and biomass, all of which generate electricity with fewer environmental impacts. With utility companies in 35 states offering green-power pricing plans, around half of all electricity consumers could buy green, yet only half a million do. Does green power cost more? Yes, but barely. For example, New York's Con Edison charges an additional one-half cent per kilowatt-hour for its green-power products. To see if your energy provider offers green-power options, visit www.eere.energy.gov/greenpower.

30. Standby no longer

Electricity "leaks" are no laughing matter. Televisions, video and DVD players, cable boxes, and other electronic equipment found in nearly every American home are wasting huge amounts of energy. When these devices are left on standby (the equivalent of "sleep" mode for computers) they use about 40 percent of their full running power. Every year, the energy wasted in this way is the equivalent of the annual output of 26 power plants. To avoid the drain of these "energy vampires", plug them into a power strip and turn it off when they are not in use.

31. Turn off your charges

Most cell-phone chargers continue to draw electricity even when the phone isn't plugged into it. If your cell-phone charger averages five watts per hour and is plugged in all the time, that means a total of more than 40 kilowatt-hours every year, or about 93 pounds of CO2. The same problem applies to your other electronic equipment, your laptop, iPod, digital camera, and BlackBerry. Unplug all your chargers when they are not in use.

32. Recycle your batteries

Although the number of electrical gadgets that use disposable batteries is on the decline, each person in the US discards eight batteries per year. Overall, Americans purchase nearly three billion batteries annually, and about 179,000 tons of those end up in the garbage. Batteries have a high concentration of metals, which if not disposed of properly can seep into the ground when the casing erodes. Avoid disposable batteries by using your outlets whenever possible. If you can't do without batteries, use rechargeable and recycled ones. You should also have your batteries collected and recycled. Go to www.rebat.com for a list of companies that participate in battery reclamation.

33. Turn off your computer when you leave at night

While computers do require a power surge when you first turn them on, they don't need enormous amounts of electricity to function for lengthy periods. Also, you can set your computer on "sleep" mode, which uses about three watts per hour, if you are going to be away from your desk for more than 15 minutes.

34. Get involved

Recycling at home doesn't get you off the hook at work. If your office doesn't recycle, or recycles only paper, find out why. If you work in a small office, call your local authority to discover what recycling equipment and services are available. These may include storage containers and compacters as well as collection. If you work in a larger office, ask your building-services coordinator why there are no recycling facilities and whom you would need to speak to about starting a recycling program for paper, glass, metal, and plastic. For more information, visit earth911.org.

35. Print double-sided

American businesses throw away 21 million tons of paper every year, 175 pounds per office worker. For a quick and easy way to halve this, set your printer's default option to print double-sided (duplex printing). This has the added advantage of halving the paper pile on your desk. To further cut your paper wastage, make sure you always use "print preview" mode to check that there are no overhanging lines and that you print only the pages you need. Other ways to cut down on paper before you get to the printing stage include using single or 1.5 spacing instead of double spacing, and reducing your page margins.

36. Conserve water in your garden

Attach a barrel to your downspout that will collect rain from your roof's eaves. Your plants will thank you: rainwater is better for your garden, as the chlorine in tap water can inhibit plant growth. You can also save six gallons every minute of watering simply by attaching a trigger nozzle to your hose so that you use water only when it's needed. In addition, if you grow your grass a little longer, it will stay greener and require less water than a closely mowed lawn.

37. Create a living fence

When replacing yard fences, instead of building a wooden fence, opt for a living fence. A living fence is a hedge or row of trees, which can be groomed to maintain appearance. Not only is a living fence less expensive than a traditional fence, it also never needs to be painted. This saves you money and time and keeps harmful chemicals out of the environment. Try to use native flora and to avoid hedges comprised of only one species.

38. Recycle your newspaper

There are 63 million newspapers printed each day in the US; 44 million, or about 69 percent, of these will be thrown away. Recycling just the Sunday papers would save more than half a million trees every week.

39. Plant a tree

It's the simplest thing in the world to gather acorns, chestnuts, sweet chestnuts, and sycamore seeds in the autumn, plant them immediately, and forget them until the following spring. The success rate for acorns is not as high as for the other three, but in a good year about 40 percent germinate into oak trees. There's little that will stop the others from growing into healthy trees within the first year. Start saplings in styrofoam coffee cups, which can be split with a knife so that the roots aren't disturbed when you plant them outdoors. Keep the saplings for four or five years, then plant them in your own garden, offer them to friends, or return them to nature. It may seem like a very small contribution, but if 5 percent of the US population were to germinate one tree in one year, there would be almost 15 million extra trees absorbing carbon from the atmosphere. For more information, visit www.arborday.org.

40. Avoid pesticides

Use natural methods of pest control. Form a log pile, dead wood provides a habitat for many kinds of wildlife, such as snakes and ground beetles. Both are natural predators for snails and slugs. If you create a small pond to encourage frogs and toads, they will help mop up the rest of your slug life. In the short term you can get rid of slugs using beer traps (slugs are attracted to yeast). To get rid of whiteflies, buy Encarsia formosa, small parasitic wasps that eat whiteflies. Grow flowers such as marigolds to attract ladybugs, hoverflies, and lacewings, all of which protect against aphids.

41. Bat boxes

Want to reduce the number of mosquitoes in your backyard? Then invest in a bat box. One bat can eat up to 1,000 mosquitoes a night. You will also be making a contribution to our country's temperate biodiversity: bat populations in America and around the world are declining, especially in urban areas, where they have few roosting spaces. Ideally, group two or three boxes together, place them as high as possible, and face them so the sun directly heats them for six to seven hours each day. If you are making a bat box yourself, use untreated and unpainted wood. It is essential that bats not be disturbed, so make certain your bat boxes cannot be reached by any local cats. For more information, visit www.batconservation.org.

42. Walk or bike

Always consider alternatives to driving, especially for journeys under two miles. It's better for the environment to walk, cycle, or even take the bus than to hop in your car. Currently, only 2 percent of employed adults walk to work in the US. Walking adds to life expectancy, is safe, helps with mental and physical health, and, best of all, is completely free. Cycling is another way to get around and has recently become more popular, what with more bike paths and cool new gadgets like LED lights for riding in the dark. New kinds of folding bikes have been specially developed for the commuter. Surprisingly, recent studies have shown that bicyclists in cities are less exposed to air pollution than people in cars and taxis.

43. Buy a hybrid

Hybrid cars, which run on a combination of a gasoline engine and an electric motor, are all the rage these days. They get up to 50 miles per gallon, while a typical SUV might travel around 15 m.p.g. Hybrids can offer substantial savings, and you may qualify for a one-time tax credit of up to $3,400. For information on US hybrid-car incentives, go to www.hybridcars.com.

44. Biofuels 101, part 1

Have you heard of biofuels? Biodiesel and bioethanol are alternative fuels derived from crops such as sugarcane, oilseed rape, and used cooking oil, which are generally blended with diesel fuel or gasoline. Biofuels are available in a range of different blends, for example, 30 percent biofuel and 70 percent gas or diesel. Biodiesel is generally appropriate for any diesel vehicle designed to run on low-sulphur diesel. Biodiesel blends are becoming more widely available in the US. Check www.biodiesel.org to find out about local availability.

45. Biofuels 101, part 2

Bioethanol is an alcohol-based fuel. A 5 percent blend of bioethanol can be included in ordinary gas and used by any car in the US that runs on unleaded gas. You may already be using bioethanol-blended gas, as the 5 percent version is now being sold in the US through unmarked unleaded-gas pumps. Saab and Ford both have a flex-fuel model available, which can run on bioethanol-based fuel or on straight gasoline. If you drive an older model, you can still use biofuel if you are willing to have your car converted to flex-fuel.

46. Discover your carbon footprint

If you think you're already pretty green, determine your carbon footprint: a measurement of how your lifestyle choices affect carbon emissions. Your footprint will take into account your habits, the food you eat, your gas and electricity usage, your car and air mileage. Your score will be compared to the average figures for your county. These online tests aim to help you estimate your own carbon emissions and calculate how much of the planet's resources are required to sustain your lifestyle. They may motivate you to make changes, helping you set simple goals to reduce your negative impact on the planet. To learn about your carbon footprint, go to www.carbonfootprint.com/calculator.html.

47. Get an electric lawn mower

Surrender your gas lawn mower. Gasoline lawn mowers are among the dirtiest of modern machines. A study funded by the Swedish EPA found that using a four-horsepower lawn mower for an hour causes the same amount of pollution as driving a car 93 miles. The trouble with gas lawn mowers is that they not only emit a disproportionate amount of CO2, they are also responsible for releasing carcinogens such as polycyclic aromatic hydrocarbons into the air. Retire the noisy monster and buy an electric or manual model. Better still, reduce the number of times you mow per season and let some of your lawn grow wild, which has added benefits for bugs, butterflies, and birds. For more information, visit www.greengrasscutters.com.

48. Green grilling

If you have a charcoal barbecue grill, make sure your charcoal comes from a sustainable source. Enormous areas of tropical rainforest are destroyed every year to produce the 900,000 tons of charcoal burned annually in the US. Chimney starters are the most environmentally friendly solution to lighting charcoal. They use only a couple of pieces of newspaper, meaning you can avoid the gas-flavored meat that accompanies barbecues started with lighter fluid or fire starters. If you are replacing your grill, remember that using a gas, rather than charcoal, grill is the most environmentally friendly way to barbecue. It avoids forest destruction and doesn't add to local air pollution.

49. Re-gift gift wrap

Help cut down on the consumption of paper and plastic by re-using wrapping paper, ribbons, bows, and gift bags. These items should be good for at least one more wrapping. If you are feeling creative, use old calendars, pages from magazines, or even newspaper to wrap gifts.

50. A green ending

Green funerals don't just mean a woodland burial. Very few people actually know about the green alternatives to steel or hardwood coffins. Many private funeral homes present green alternatives to traditional coffins, including wicker caskets and shrouds. Currently, 89 percent of coffins sold are made of chipboard that is manufactured using formaldehyde. When chipboard coffins are cremated, they can release toxic gases. If buried, they disrupt local ecosystems; as the chipboard decays, the formaldehyde and glue leach into the soil and groundwater. Finally, most people opting for a green good-bye will choose a meadow or woodland burial, with only a memorial tree marking the grave. For more information, visit www.fullcirclecare.org/endoflife/funeral.htm.