(apparso in origine su www.lanuovaecologia.it il 06/03/2006)
Colpa dell'urbanizzazione selvaggia e del dissesto idrogeologico: meno 12% in soli 10 anni. In Liguria, Valle d'Aosta e Sardegna il calo è superiore al 30%. Scarseggiano le risorse per la salvaguardia del suolo.
Urbanizzazione selvaggia e dissesto idrogeologico hanno creato situazioni di alto rischio che in dieci anni hanno fatto diminuire di oltre il 12 per cento la superficie destinata alle colture agricole. Ammonta a quasi due milioni di ettari coltivabili il calo di superficie agricola rilevato dall'Istat tra il 1990 e il 2000. Dieci anni in cui la superficie agricola utilizzabile (SAU) è passata, in Italia, da poco più di 15 milioni di ettari a 13 milioni e duecentomila ettari. Tutte le regioni italiane hanno segnato una perdita di superfici ma la Liguria, la Valle d'Aosta e la Sardegna, sono le regioni in cui il fenomeno è stato più evidente, facendo registrare un calo, rispettivamente, del 32,3%, del 26,3% e 24,7%. Meno avvertito il fenomeno in Trentino Alto Adige (-1,9%), Veneto (-3,2%) e Piemonte (-4,6%). Il calo secondo l'Istat si sarebbe accentuato nel triennio 2000-2003 di un ulteriore 3%. Lo stato dei suoli italiani e del nostro territorio, secondo l'ANBI, l'Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni, impone cospicui e solleciti investimenti per mettere il Paese in sicurezza idrogeologica, mediante un grande piano di manutenzione del territorio.
Finora però le risorse messe a disposizione per la salvaguardia idrogeologica del territorio sono state le cenerentole del nostro bilancio. Dal 1998 al 2003, sono stati stanziati per la difesa del suolo 1,4 miliardi di euro per tutti i bacini nazionali, interregionali e regionali, una somma secondo l'ANBI, insufficiente anche solo per la realizzazione del programma di manutenzione straordinaria delle opere di bonifica, redatto nel 1998. I dati del Ministero dell'Ambiente confermano le preoccupazioni: il 68,6% dei comuni italiani è ad alto rischio idrogeologico, il territorio è in continua trasformazione attribuibile tra l'altro a fenomeni climatici estremi e necessita di una costante manutenzione, per la quale non ci sono le risorse necessarie esponendo il territorio al rischio di eventi naturali, frane, alluvioni, smottamenti.