Sunday, April 13, 2008

Compagni al caviale

Ho letto "Compagni al caviale. 15 ritratti di lorsignori" (2007) a cura di Vittorio Feltri (prefazione) e Renato Brunetta (introduzione). È un supplemento al quotidiano Libero che ho trovato in uno dei gazebi dei berlusconiani domenica scorsa. Era gratis e l'ho tirato su.

I quindici compagni sono: Rossana Rossanda, Nanni Moretti, Giovanna Melandri, Tommaso Padoa Schioppa, Furio Colombo, Guglielmo Epifani, Alfonso Pecoraro Scanio, Pietro Folena, Fausto Bertinotti, Giorgio Napolitano, Paolo Flores d'Arcais, Dario Fo, Massimo D'Alema, Antonio Tabucchi e Gino Strada. Ho voluto scriverne i nomi per vedere che effetto mi faranno quando rileggerò questo post, magari tra qualche anno.

Il libretto, scritto da tre autori che hanno preferito rimanere anonimi, è fondamentalmente inutile, compilato frettolosamente, con stile dubbio, molte ripetizioni ("busso e liscio", "lombi stretti") e non pochi errori ortografici. L'unica cosa che non sapevo già, probabilmente perché non ancora quarantenne, è il fatto che alcuni dei personaggi più sinistri (per esempio Fo e Napolitano) hanno avuto un trascoso fascista, naturalmente ben documentato, che, nel corso degli anni, hanno prima cercato di negare e poi di liquidare con un ridicolo e scontatissimo "eravamo dei comunisti infiltrati".

L'inutilità di queste quasi 200 pagine consiste nel fatto che nulla di quanto detto aggiunge valore alla caratterizzazione antropologica dei 15 esponenti citati; basta infatti osservarli in video o leggerne le dichiarazioni sui quotidiani per identificare immeditamente il tratto comune a quasi tutti gli atoproclamati grandi cervelli della sinistra: il complesso di superiorità. Non è dunque il caso di andare a curiosare nelle loro vite private (a mio parere, stonatura di questo testo).

Come tutti coloro che sposano ideologie anziché idee, anche gli uomini di sinistra della cosiddetta Italia non perdono occasione per manifestare spocchia, disprezzo e puzza sotto il naso. Pontificano in continuazione il loro moralismo a senso unico, sono autoindulgenti, autoreferenziali, prolissi e soprattutto terribilmente pallosi.

Gente in una grande cucina in cui si preparano chili di merluzzo fritto, non abituata a uscire o ad aprire le finestre, che quindi la puzza di pesce e olio non la sente più. Ma dice che a puzzare sono solo gli altri.