Thursday, April 03, 2008

I crimini linguistici secondo Severgnini

Ho iniziato a leggere "L'Italiano. Lezioni semiserie" (2007, Rizzoli) di Beppe Severgnini (www.beppesevergnini.com). Un vero spasso.
Certo, Severgnini, specie quando appare in TV, col suo continuo ricordaci l'amore per l'Inter e per i tortelli cremaschi alla fine è un po' patetico, ma il suo stile mi è sempre piaciuto. E soprattutto ha la capacità non comune di trattare temi un po' ostici con una naturale leggerezza. Un approccio che è l'esatto contrario di quanto sostenuto da certa critica di sinistra che vorrebbe farci credere che, per essere valida, un'opera dev'essere terribilmente seria (e conseguentemente terribilmente noiosa e soporifera).

Naturalmente l'Italiano di cui parla l'autore è il Toscano, la nostra lingua.

Tanti i brani che vale la pena riportare; scelgo un estratto dal paragrafo intitolato "Una forma di corruzione?":

"In un Paese che non si vergogna più dei propri difetti, anzi li sfoggia come fossero medaglie, s'è diffusa anche questa idea: la classe politica rappresenta perfettamente la Nazione. Non credo sia così. Forse chi arriva in Parlamento non è migliore, o peggiore, del resto di noi. Ma di sicuro cambia. Per cominciare, parla e scrive in modo diverso.
Ricordo le dichiarazioni di voto sul finanziamento della missione in Iraq, in Senato. Erano ipnotiche: non per le cose che si sono ascoltate, prevedibili, tutto sommato, ma per il linguaggio utilizzato. Noi Italiani ci abbiamo fatto l'abitudine, ma uno studente straniero che ascoltasse gli interventi dei nostri parlamentari penserebbe di aver sbagliato secolo [...].
Non c'è solo il vocabolario aulico e la sintassi ardita. C'è la cadenza enfatica da discorso pubblico, che ricorda quella dei vecchi comizi e delle inaugurazioni [...].
Qualcuno dirà: che importa, sono solo parole! Importa invece, perché le parole consentono alla nostra classe politica di riprodursi per partenogenesi come gli imenotteri, e di nascondere quello che realmente vuol dire/fare. Nelle altre democrazie occidentali, vi assicuro, non parlano così [...].
Accettare che la politica utilizzi una lingua vuota è sbagliato, perché segnala la nostra arrendevolezza (rassegnazione, dice qualcuno) [...]".

E se lo dice il mite Severgnini...