Wednesday, April 23, 2008

Il mio Credo

Dopo le prime 60 pagine un po' piatte il libro di Odifreddi (Il Matematico Impenitente) sembra farsi più interessante. Nel paragrafo "Il mio Credo" ho ritrovato l'essenza del mio pensiero.

"[...] Mi schiererei al tempo stesso a favore della conoscenza scientifica e logica su ciò che c'è, e contro l'illusione metafisica e teologica su ciò che non c'è [...]. Le cose che non esistono costituiscono un illimitato e inesauribile serbatoio, al quale hanno sistematicamente e bulimicamente attinto tutte le varianti del fantasy: da quelle che credono (o dicono di credere) a ciò che raccontano, come la metafisica e la teologia, a quelle che invece ci speculano soltanto, come la letteratura e la fantascienza.
[...] Non credo in Dio Padre, che costituisce una risposta banale a una domanda profonda. Non credo in Gesù Cristo, che probabilmente non è mai esistito [...]. Non credo alla Madonna [...]. Non credo allo Spirito Santo, che è solo un upgrade ipostatico del vento e del respiro. Non credo alla Chiesa [...]. E non credo alla vita eterna, perché un'illusione consolatoria rimane pur sempre un'illusione.
[...] Non credo neppure all'Ebraismo di Jahvé e Mosè e all'Islam di Allah e Maometto, che si tripartiscono equamente l'iniqua responsabilità storica del fanatismo monoteista. Così come non credo nei pantheon degli dèi africani, egizi, sumeri, assiri, babilonesi, persiani, fenici, cretesi, greci, etruschi, romani, germani, scandinavi, siberiani, polinesiani ed eschimesi, che stanno a metà tra la caricatura dell'uomo e il fumetto di Dio. E non credo in angeli, demoni, spiriti, fantasmi, fate, streghe, maghi, elfi, gnomi, folletti, fauni, satiri, vampiri e zombies, che popolano il mare magnum situato fra l'aldilà confessionale delle religioni e l'aldiqua laico della scienza, cioè tra l'illusione e la realtà.
In una parola, non credo in niente di ciò che non c'è, e mi dispiace che nel corso dei secoli siano state sprecate immense energie, intellettuali e materiali, per inventare, popolare e pubblicizzare questi vani mondi immaginari. Energie che avremmo invece potuto impiegare proficuamente per investigare e conoscere tutto ciò che c'è, e nel quale credo: la Natura, nella sua sterminata varietà e complessità. E se proprio decidessi di avere un solo Dio, che mi trascende e mi sovrasta, ai voleri del quale volessi e dovessi inchinarmi, e che potessi adorare e amare, questo sarebbe appunto la Natura, che tutto genera da sé e per sé.
[...] Col dovere naturale di rispettare e preservare l'ambiente e tutte le altre forme di vita [...].
Si arriva così a una vera religione profonda e intellettuale, che gli scienziati da Pitagora ad Einstein hanno da sempre professato, e di cui le false religioni istituzionali costituiscono soltanto superficiali e superstiziose caricature.
Anche questa vera religione ha i suoi misteri, che si manifestano anzitutto nell'astratta e stupefacente constatazione che l'Uomo può comprendere qualcosa della Natura, e poi nei concreti e stimolanti problemi scientifici che ancora non hanno trovato soluzione: primi fra tutti, le origini dell'universo dal vuoto, della vita dalla materia inanimata, e della coscienza dai primati superiori. Al confronto di questi veri misteri, ancora una volta quelli delle false religioni, dagli insensati dogmi ai miracoli circensi, non appaiono che misere caricature [...]".