Una decina di anni fa, da qualche parte in Europa (forse Londra o Copenhagen o Berlino), visitando le sale interne di un imponente castello mi sono trovato di fronte a un quadro dal titolo curioso: "The Whipping Boy". Mentre tra me e me cercavo una traduzione sensata, si è avvicinato un piccolo gruppo di turisti; in testa una guida dall'aria preparata; fortunatamente parlavano in Inglese, mi sono accodato e ho approfittato della spiegazione. Illuminante e sorprendente!
Ho così appreso che, nei tempi andati (1600 e 1700), i principini avevano dei compagni di giochi di pari età ma di rango inferiore. Capitava a volte che, in assenza del sovrano, il bambino dalla stirpe reale commettesse una qualche sciocchezza o non studiasse a dovere; ma era impensabile punirlo (solo il padre avrebbe potuto toccarlo), dunque al suo posto si chiamava uno degli amichetti e lo si prendeva a frustate; da qui l'origine del nome whipping boy. Nel linguaggio moderno si direbbe capro espiatorio (in Inglese scapegoat), ma la sostanza è la stessa.
Un'invenzione geniale (d'accordo, tranne per i malcapitati che ricoprivano quel ruolo).
Ora pensando a questo sgangherato Paese mi rendo conto che noi tutti non siamo altro che whipping boys, chiamati a rispondere, almeno economicamente, di una lunghissima lista di colpe gravi e soprattutto ascrivibili ad altri.