Wednesday, March 03, 2010

Lo studio di Richard Lynn

Nei giorni scorsi la stampa italica si è occupata di uno studio pubblicato sulla rivista Intelligence dal prof. Richard Lynn dell'Università dell'Ulster. Secondo la tesi proposta, gli Italiani settentrionali sarebbero più intelligenti degli Italiani meridionali. In realtà togliamo pure il condizionale e sostituiamolo con un bell'indicativo.
Per i miei lettori abituali va naturalmente precisato che gli Italiani settentrionali citati da Lynn sono i Padani, mentre gli Italiani meridionali corrispondono agli Italiani veri e propri, ai Siciliani e ai Sardi.

Con il consueto pressapochismo che li contraddistingue, i principali quodidiani e siti internet che si sono occupati della cosa ne hanno dato notizia stravolgendo l'ordine logico delle spiegazioni fornite da Lynn. In ogni caso, comunque la si pensi, va detto che le differenze di QI tra Padani - da una parte - e Italiani, Sardi e Siciliani - dall'altra - sono state misurate scientificamente da svariati autori e in periodi diversi, dunque non certo contestabili. È evidente che parliamo sempre di valori medi.

È altrettanto evidente che - nonostante la ridicola insinuazione degli organi di informazione di questo Paese - nessuno studioso serio potrebbe oggi sostenere che esistano differenze di QI spiegabili primariamente in termini genetici o razziali: fino a prova contraria le spiegazioni possibili non possono che essere prevalentemente legate a ragioni sociali, economiche e culturali. Ma "prevalentemente" non significa "esclusivamente".

Visto il polverone che si è levato, sono andato a leggermi l'articolo incriminato, che ho deciso di presentare in forma di stralci molto ampi nei prossimi post.
È possibile che Lynn abbia scelto una via pericolosa, certamente poco ordinaria, ma fortunatamente non dogmatica, tuttavia ritengo che bisogna sempre conoscere prima di giudicare.
Se le sue tesi dovessero risultare erronee e infondate la comunità scientifica, per il tramite di altri studiosi e altre ricerche, ne decreterà il fallimento. Con buona pace degli italici giornalisti.