Friday, July 02, 2010

Legge bavaglio

Della cosiddetta "legge bavaglio" se ne parla ormai da mesi. Su questo blog, in data 20 Marzo 2010, è apparso un post dal titolo Nasce prima l'indagine o il procuratore che la coordina? che invito caldamente a rileggere. Le riflessioni proposte sono a opera del sempre attento Davide Giacalone.

Possiamo forse aggiungere qualche cos'altro? Sì, ma purtroppo solo in termini sintetici e sconsolanti.
Ecco alcune osservazioni.

Primo. La nuova legge dovrebbe tutelare il diritto alla riservatezza, diritto sacrosanto, ma le probabilità che si otterranno risultati in questa direzione, c'è da scommetterci, saranno minime. È ormai chiaro che gli unici interessi in ballo in questa partita sono quelli di Berlusconi e di alcuni suoi amici. Ed è altrettanto chiaro che Berlusconi, per citare l'Economist di qualche anno fa, è ormai "unfit to rule Italy".

Secondo. Le intercettazioni sono un formidabile strumento di indagine; ogni tentativo di imporre limitazioni in questo senso è dunque da condannare, e dispiace vedere che la legge in discussione abbia preso una simile deriva.

Terzo. Se, da un lato, le intercettazioni sono uno strumento di indagine, è però ancor più vero, dall'altro, che esse non sono e non devono essere considerate una prova; sono invece lo strumento (uno dei tanti) che permette di arrivare alla prova, l'unica ad avere valore.

Quarto. Come conseguenza del punto precedente, le intercettazioni dovrebbero essere affidate alla polizia, non alla magistratura. E ciò risolverebbe quasi tutto.

Quinto. Giornalisti ed editori si oppongono fermamente a quello che, da loro stessi, viene appunto chiamato bavaglio; addirittura ci ripropongono con incredibile sfacciataggine la storiella della democrazia che viene oscurata. Li manderei volentieri in Iran, tutti quanti. La realtà è che il loro interesse primario è quello di penetrare in ambiti privati che nulla hanno a che fare con il loro ruolo deontologico. Anzi, sono proprio queste inaccettabili invasioni di campo che minano quel diritto alla riservatezza citato all'inizio. In questo senso le sanzioni previste dalla legge sono persino troppo morbide. Si sarebbe potuto fare di più e di meglio.

Sesto. Il presidente della repubblica (il giovane Napolitano) in questi giorni si è permesso di intervenire nel merito della questione, dimenticando forse che il parlamento è sovrano, come stabilito in modo chiarissimo dalla costituzione (di cui dovrebbe essere garante). Lo perdoniamo per almeno due motivi: in primo luogo l'età, secondariamente il suo ruolo (lo prevede la stessa costituzione) è al limite dell'irrilevanza.

Settimo. Un consiglio alla Lega: una volta incassati i decreti attuativi sul federalismo, ci sono le condizioni ideali per far cadere questo infausto governo. Di Berlusconi non se ne può davvero più e con una sinistra così debole varrebbe la pena tentare il colpaccio.