Sono rientrato a Milano nel bel mezzo di questa crisi finanziaria che ci dicono essere senza precedenti. Le brevi vacanze lituane sono già un ricordo.
Un momento difficile, e invece mi ritrovo in TV il solito (pacatamente) logorroico Veltroni a pontificare su tutto, come se l'ultima pesante batosta elettorale non lo riguardasse nemmeno. Questi dirigenti di sinistra non s'intendono nemmeno di un minimo di sociologia: quella che dovrebbe sconsigliarli dall'assumere certi atteggiamenti in situazioni delicate come queste; hanno completamente perso il contatto con la realtà. Parlano di scioperi generali, prospettano il fallimento del federalismo fiscale (che ancora non c'è), se la prendono con la riforma della scuola, e non si rendono conto di come ciò infastidisca, oltre a noi, buona parte dei loro stessi elettori. Se si votasse domani, noi della Lega prenderemmo ancora più voti: i loro. Un governo c'è già, meno deciso di quel che si potrebbe pensare, come al solito sempre un po' strabico verso sud, ma che ha fatto parte di quello che ha promesso. Alla gente va bene così. Non vogliono che il treno sia pieno di gente che disturbi il manovratore.
Veltroni e soci giocano a fare gli sciacalli d'autunno; sono sempre più magri, si stanno incattivendo. Ma se vanno avanti di questo passo saranno presto così esili da non riuscire nemmeno più a ringhiare.