Ieri si è celebrato il primo compleanno dell'indipendenza del Kosovo. Naturalmente qui da noi non se n'è parlato, l'attenzione era focalizzata sulle tardive dimissioni del marziano e sui dibattiti relativi alla successione alla guida del PD.
E invece certe questioni dovrebbero riguardarci un po' più da vicino, come tutto quello che viene dalla parte occidentale della penisola balcanica, visto che, lo dico senza troppe formalità, buona parte dei casini degli ultimi cento anni hanno avuto proprio quella zona come teatro.
L'indipendenza del Kosovo è ancora oggi una questione delicata e complessa; allo stato attuale la Repubblica del Kosovo è riconosciuta soltanto da 54 dei 192 Paesi dell'ONU; sulla sua legittimità vi è inoltre parere pendente da parte della Corte Internazionale di Giustizia (un pronunciamento è atteso dopo il 2010).
Comunque la si pensi su questo tema (per quelli che pensano) vorrei riportare le parole di buon auspicio di Jakup Krasniqi (presidente del parlamento kosovaro): "Noi continuiamo a tendere la nostra mano e ad appellarci alla Repubblica di Serbia affinché riconosca la nuova realtà di un Kosovo indipendente, affinché i due Paesi possano avviare immediatamente uno storico processo di riconciliazione e buona cooperazione".
A mio parere è certamente necessario un sacrificio da parte della Serbia e, nel caso fosse indispensabile, il Kosovo dovrebbe accettare l'ipotesi che i territori settentrionali intorno a Mitrovica (quelli in cui vive la minoranza serba) possano essere riannessi alla nazione di origine.
È assolutamente fondamentale per tutti noi Europei che le secolari tensioni di quell'area si incamminino finalmente lungo la strada della risoluzione.