Wednesday, August 27, 2008

Menti straordinarie. Joseph Stiglitz

Joseph Stiglitz è considerato, tra gli economisti, quello più vicino alle istanze no global. Ha vinto il premio Nobel nel 2001 assieme a George Akerlof e Michael Spence. È stato inoltre a capo dei consiglieri economici di Clinton.

Diversi i passi che ho tratto dall'intervista di Odifreddi.

Alla domanda "Lei ha usato l'incorniciamento nel suo lavoro col governo?", Stiglitz risponde:

"Lo fanno tutti i consiglieri, consciamente o inconsciamente. Ad esempio, si presentano al presidente varie opzioni, formulate in maniera tale da incoraggiarlo a sceglierne una in particolare. Uno dei modi è di incorniciare l'opzione preferita tra due estreme, in modo che essa appaia la più equilibrata: una specie di «media aurea». Si può esercitare molto potere, presentando le cose in un modo invece che in un altro".

Di Clinton racconta:

"Benché fosse un avvocato, era molto informato sulle questioni di politica economica: in parte perché aveva avuto il vantaggio di essere stato governatore di un piccolo stato, il che l'aveva costretto a interessarsi di tutto, a differenza dei governatori degli stati più grandi [...]. Ero il capo dei suoi consiglieri economici: ogni settimana gli dovevo preparare un memorandum di una quindicina di pagine, che combinava un'analisi della situazione economica del momento e una previsione dei problemi futuri. E il lavoro era sfibrante: di solito tenevo la mia prima riunione alle sette e un quarto del mattino, e dovevo arrivarci avendo già letto i principali giornali".

Parla, sorprendentemente, anche del suo reddito come consigliere del presidente:

"Il mio reddito scese del 70 per cento: da un lato, lo stipendio era inferiore a quello universitario, e dall'altro lato, non si potevano fare consulenze. Ma quando il presidente ti chiede di lavorare per lui, è molto difficile dire di no".

Osservazione di Odifreddi: "A proposito di dire di no, lei sembra essere stato spesso in conflitto col ministero del Tesoro". Ecco l'interessante replica di Stiglitz:

"Non c'era niente di personale: si tratta di un conflitto di lunga data. Il Tesoro riflette gli interessi dei mercati finanziari: tradizionalmente, i ministri provengono dalle grandi industrie e tendono a pensare che ciò che va bene per Wall Street, va bene per il Paese. I consiglieri invece in genere arrivano dall'università: sono quasi sempre professori indipendenti, che non vedono in Wall Street l'unico centro di interesse economico del Paese. Il risultato è che il ministero tende a essere conservatore, mentre i consiglieri sono più liberali, soprattutto con amministrazioni democratiche".

Altra domanda dell'intervistatore: "Se l'economia è uno degli aspetti della politica, come possono gli Stati Uniti pensare che ciò che va bene economicamente per loro, debba andar bene anche per gli altri?". Il punto di vista di Stiglitz è il seguente:

"Perché una politica illuminata sa che perseguire soltanto il proprio interesse non è nel proprio interesse. O, in altre parole, che l'interesse a lungo termine è a volte in conflitto con quello a breve termine. La mia maggior critica alla politica economica dell'amministrazione Clinton riguardava appunto la sua miopia, che la portava a dare troppa importanza al breve periodo [...]. Quando un Paese, per quanto grande e potente sia, comprende di non poter possedere l'intero mondo, allora capisce di dover perseguire la cooperazione e il contenimento. Per avere successo alla lunga bisogna persuadere gli altri che il proprio interesse è anche quello generale".