Chiunque abbia frequentato un corso universitario di economia si è imbattuto molto presto nell'ipotesi poco realistica di simmetria dell'informazione. Michael Spence si è occupato di asimmetria informativa e per i suoi contributi in questo ambito ha ricevuto, nel 2001, il premio Nobel assieme a George Akerlof e Joseph Stiglitz.
Dall'intervista a Odifreddi ho tratto un passaggio che ha per oggetto la pubblicità:
"Una buona parte della pubblicità consiste nell'attaccare a un prodotto un'immagine, che ne diventa parte: la pubblicità cambia la natura del prodotto pubblicizzato, nella mente del consumatore. Non lo si capisce, se si continua a pensare che il prodotto sia indipendente dall'immagine che se ne ha. Invece sono una cosa sola, due facce di una stessa medaglia".
Odifreddi pone a un certo punto una domanda molto interessante ("Come situerebbe l'asimmetria del mercato nell'ambito di una visione generale del problema dell'asimmetria, che pervade i campi più disparati: fisica, chimica, biologia, persino l'arte?"). Ecco la risposta di Spence:
"Mentre l'asimmetria in natura ha buone ragioni evolutive di esistere, ed è dunque positiva, mi sembra che in economia sia invece in genere dannosa, benché molto diffusa: ad esempio, può produrre il collasso del mercato, la selezione avversa e l'azzardo morale".