Alla voce "q" i dizionari indicano più o meno quanto segue: diciassettesima lettera dell'alfabeto latino il cui nome in Toscano è "qu"; rappresenta la consonante occlusiva velare sorda quando è seguita dalla u semiconsonantica, con la quale forma il nesso labiovelare sordo "qu", possibile solo davanti ad altra vocale diversa da u, nesso che peraltro, per motivi etimologici, è anche scritto "cu"; tale nesso può essere di grado tenue, medio o forte, quest'ultimo reso sempre con la grafia "cqu" tranne che in soqquadro e in beqquadro.
Tradotto significa che q è sempre seguita da u e da una delle quattro vocali restanti. Ma se q si pronuncia "qu" tanto varrebbe scrivere direttamente solo "q": qadro, qesto, qi, qoziente, ... al posto di (quadro, questo, qui, quoziente, ...); per i suoni forti si avrebbero aqqa, soqqadro, ... al posto di acqua, soqquadro, ...
E per quel che mi riguarda si potrebbe passare anche all'equivalenza "cu=q": qore, aqto, sqro, ... al posto di cuore, acuto, scuro, ...; infine, per distinguere qi (qui, avverbio) da qi (cui, pronome) basterebbe scrivere il primo come qì.
Un bel risparmio di vocali u, inutili.