Insieme a Paul Samuelson e Franco Modigliani, Robert Solow è stato uno dei massimi esponenti dell'economia del secolo scorso; ha ricevuto il Nobel nel 1987.
Della sua intervista mi è piaciuto il tratteggio di Kennedy (del quale è stato uno dei principali consulenti):
"Kennedy si era rivolto agli intellettuali, ed esercitava una grande attrattiva su di loro. [...] L'ho incontrato spesso, ed era per molti rispetti una persona deliziosa. I rapporti li leggeva per davvero, e poiché Heller [un altro consulente economico] non glieli dava anonimi, ogni tanto capitava che il telefono squillasse, in ufficio o a casa, e che lui in persona chiedesse spiegazioni su questo o quel punto. Io sarei morto per un uomo del genere, che voleva imparare e imparava. I miei successori mi dissero che Johnson al massimo leggeva rapporti di mezza pagina: non che non fosse in grado intellettualmente, ma non gli interessava".
Dalla stessa intervista ho tratto anche un secondo brano, brevissimo, in cui Solow spiega perché l'economia non possa ritenersi una vera scienza (parole che, ai tempi, ci aveva trasmesso anche Salvatore Baldone, il nostro docente di Fondamenti di Economia):
"Perché la sua più grave mancanza è l'impossibilità di fare esperimenti".