Friday, February 26, 2010

Bal-moor-ay

Parte della giornata odierna è stata dedicata all'ascolto di Constellations (2010), il nuovo lavoro dei Balmorhea. Il tempo sembra letteralmente volare e i Texani sono già arrivati al quarto album in soli quattro anni; Constellations segue infatti il debutto omonimo del 2007, River Arms del 2008 e All Is Wild, All Is Silent del 2009.
Non li ho mai amati fino in fondo ma, allo stesso tempo, nella loro particolare proposta di nicchia, li apprezzo soprattutto per il tentativo di creare musica minimalista che sia contemporaneamente di sostanza e fortemente emotiva.

Quest'ultimo disco sembra avvicinarsi maggiormente a River Arms, che a mio giudizio costituisce il loro apice creativo (di quell'album, in particolare, mi ero conservato un brano suggestivo come The Winter).
Il problema di fondo dei Balmorhea resta la difficoltà di amalgamare chitarra, banjo e archi (da una parte) e pianoforte (dall'altra). Il risultato è che i pezzi in cui prevale la componente pianistica suonano i migliori del lotto, mentre i rimanenti sconfinano spesso nella noia e nella ripetitività. Ma mi rendo conto che questo è un giudizio un po' riduttivo, a fronte di una produzione che presenta (dopo qualche ascolto) una complessità superiore rispetto a quanto si potrebbe immaginare.

Tra i brani migliori segnalo senza dubbio On The Weight Of Night. La notte è, tra l'altro, il tema di fondo dell'intero lavoro.
Potrà apparire banale, ma un territorio come il Texas, non può offrire di più in termini di ispirazione. Forse trapiantando il gruppo nella Norvegia settentrionale si otterrebbe qualcosa di ben più profondo (ma questo è solo un esperimento mentale).

Per chi si avvicina al genere per la prima volta è d'obbligo sottolineare come la proposta di questi musicisti richiede pazienza e la giusta attitudine di approccio. Non è questa roba che si consiglia di ascoltare in auto in una giornata di sole, piuttosto è meglio utilizzarla come cornice sonora di un piovoso tardo pomeriggio autunnale.