Friday, February 19, 2010

Darkest blues

Ho fatto una fatica terribile, ma dopo circa due anni, finalmente, sono riuscito a scaricarlo (e ora spero di poterlo acquistare in Rete in tempi molto più rapidi): Addiction (1996) di Glenn Hughes è un album molto sopra la media, e in esso si ritrovano tutti gli elementi vocali e musicali che hanno forgiato il marchio di fabbrica del grande cantante e bassista inglese.

Il titolo dell'album è un riferimento esplicito a un passato di eccessi (droga) e di dolorose perdite (Tommy Bolin). Rispetto alle produzioni precedenti e successive Addiction è considerato - in maniera quasi unanime - un disco "oscuro". Ma è proprio la sua anima cupa a decretarne la profonda bellezza. Qui troverete brani lenti e brani più veloci, ma tutti con un substrato blues di inestimabile (e inestirpabile) bellezza.

È noto a tutti che alle origini del rock duro vi è la sacra triade Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath. Hughes fa parte di coloro che hanno assimilato la lezione dei secondi, mediandola con quel gusto svedese (più morbido) proprio dei tanti musicisti e collaboratori scandinavi di cui Hughes è solito circondarsi da sempre.
Suoni come questi dovrebbero, a mio parere, essere considerati patrimonio condiviso dell'umanità.

Proprio come per Led Zeppelin e Deep Purple, anche per Glenn Hughes non si può dire che una cosa sola: non si finisce mai di ascoltarlo e riascoltarlo.