(apparso in origine su www.ondarock.it il 29/01/2009)
La prima cosa che salta all'orecchio ascoltando Carboniferous, nuovo disco dei romani Zu che esce per la Ipecac di Mike Patton, è la compattezza del suono. Un suono che, come mostra subito Ostia, si allontana dal jazz-core per sposare la causa di un noise metallico, matematico e granitico, esasperato da sventagliate isteriche di sax, efferatezze elettroniche e micidiali assalti ritmici (Meshuggah?).
Con la partecipazione di King Buzzo dei Melvins in Chthonian, la band mostra non solo di voler portare il suo assedio alla fortezza del math-core, ma di possedere, tra l'altro, anche una certa fascinazione per il brutal-prog di matrice newyorkese, da cui la risalita verso la cima tempestosa di Zorn è cosa pressoché scontata.
Proprio il vecchio John si è detto entusiasta di questa nuova fatica del trio composto da Luca T Mai (sax baritono), Massimo Pupillo (basso) e Jacopo Battaglia (batteria, elettronica, mellotron). C'è da capirlo, dato che questa è una musica spigolosa e carica di tensione che, pur affermando tutto quello che sono stati gli Zu, lo fa con una consapevolezza tutta nuova, anche se oltre la muraglia del suono, è facile intravedere una superficie ribollente di entusiasmo che riteniamo non essere ancora supportata da un definitivo atto sovversivo.
Ad ogni modo, saranno in molti a innamorarsi di questo magma multiforme, annerito da oscuri presagi e da una feroce, acida claustrofobia (Carbon), martellante e ritmicamente esaltato (Mimosa Hostilis), dinamico e carico di pathos surreale (Beata Viscera). Un magma finanche velenoso che, probabilmente, riesce a dire qualcosa di realmente affascinante solo quando, con Patton alla voce, l'assalto si trasforma, in Soulympics, in un affare noir-psichedelico (attanagliato da una nevrosi che fa molto Golden Palominos) o, ancora, in un incubo ambient dai connotati maligni (Orc) .
Brani, questi ultimi, che potrebbero rappresentare il vero punto di fuga per i Nostri. Quanto al resto, per quanto ci riguarda, Igneo resta ancora la loro opera più riuscita.