Paul Crutzen è stato il primo, e per ora unico, meteorologo a vincere il premio Nobel per la chimica. È accaduto nel 1995 per i suoi studi sull'ozono atmosferico e gli effetti climatici correlati.
Ecco alcuni passi dall'intervista con Odifreddi, a cominciare da quello in cui Crutzen affronta il problema dei voli supersonici:
"Mostrai che i voli supersonici producono un impoverimento dell'ozono. [...] I voli supersonici furono abbandonati, ma le preoccupazioni ecologiste giocarono soltanto un piccolo ruolo: il motivo principale fu che non si rivelarono né economicamente vantaggiosi né tecnicamente sicuri. Oggi solo gli aerei militari volano a velocità supersoniche, e ovviamente non si hanno dati per sapere quali siano i loro effetti. Certo è difficile pensare che l'aviazione costruisca i suoi aerei preoccupandosi dell'ecologia".
Crutzen spiega anche il significato del termine antropocene:
"La natura non esiste, o almeno non esiste più: io ero partito per studiarla, ma col tempo mi sono accorto che ormai dovunque c'è lo zampino dell'uomo. Per questo ho coniato la parola antropocene per indicare l'era in cui viviamo, in cui più che essere la natura a determinare il destino degli uomini, è l'uomo a determinare il destino della natura".
Sui rimedi ai problemi dell'attuale inquinamento risponde così:
"Mangiare meno carne e usare meno auto. O, più in generale, mangiare e viaggiare di meno. Purtroppo, è una vera tragedia che la natura ci abbia regalato il combustibile così a buon prezzo: senza di esso avremmo dovuto sviluppare l'energia solare, che avrebbe provocato meno danni".
Ecco un altro argomento interessante. Alla domanda di Odifreddi "E cosa pensa del romanzo antiecologista di Michael Crichton Stato di Paura (Garzanti, 2005), che oppone opinioni letterarie ai fatti scientifici che lei è venuto enumerando?", Crutzen risponde in modo chiaro e senza pensarci troppo:
"Il libro ce l'ho, ma non l'ho letto: non fosse altro, perché è troppo lungo. Ma il vero problema è che, da un lato, ci sono molti che parlano di cose che non conoscono e non capiscono, e che spesso sono anche un po' matti. E, dall'altro, ci sono altrettanti che fanno disinformazione cosciente per confondere le acque. Così alla fine il pubblico non si raccapezza più, e l'industria può continuare a fare i propri interessi".
Infine la risposta alla domanda "lei è ottimista?":
"Sono molto pessimista, perché non mi sembra si stia facendo molto! Ma non così pessimista da voler smettere di diffondere il messaggio che corriamo dei rischi, e che qualcosa deve assolutamente essere fatto".