Vincitore del Nobel per la chimica nel 1991 per la spettroscopia nucleare multidimensionale.
Dell'intervista a Odifreddi mi hanno colpito tre passaggi; i primi due sono una critica diretta a certi atteggiamenti tipici della scienza e degli scienziati:
P Odifreddi: "Fa parte della natura dello scienziato disinteressarsi di certe problematiche?".
R Ernst: "Naturalmente. Noi crediamo di occuparci delle cose più importanti del mondo, e non ci accorgiamo che stiamo soltanto divertendoci con dei giocattolini. Non dovrebbe essere così".
P Odifreddi: "E come dovrebbe essere?".
R Ernst: "Io credo che le università dovrebbero diventare di nuovo centri culturali, come nel Medioevo: luoghi interdisciplinari in cui persone con diverse competenze discutono fra loro, invece di preoccuparsi soltanto di scrivere lavori specialistici che possono essere letti al più da una mezza dozzina di ricercatori. Non è che così si cambia il mondo!".
Il terzo passaggio è più generale e affronta tematiche care all'intervistatore:
P Odifreddi: "È possibile un'etica laica?".
R Ernst: "Ovviamente: quella buddhista, ad esempio, o quella stoica. Non c'è bisogno di credere in Dio per comportarsi decentemente. Al contrario, spesso l'etica che si accompagna a una religione non è una sua conseguenza logica, ma soltanto qualcosa di sovraimposto o affiancato alla fede, che la religione rende più facile da digerire a certe persone".