Friday, September 03, 2010

Tra carne e acciao

Torno ancora una volta sul film Martyrs per una nota tecnica. Ho particolarmente apprezzato la scelta di alcuni contrasti scenici, in modo particolare quello tra la nudità del corpo umano femminile (roseo, caldo, leggero, morbido, fragile), e il grigiore freddo e lucente di una squadrata e geometrica pesantezza metallica. Questi due elementi si giustappongono in continuazione, a volte persino si compenetrano, conferendo ai numerosi episodi di tortura un potente effetto di realismo.

Dopo lo sconcerto e il disagio che si provano al termine della visione, a mente fredda, ci si rende conto di come l'estetica del film sia interamente asservita a uno scopo ben preciso; le immagini si fanno strumento fedele per materializzare il senso di crudeltà che si nasconde nella nostra metà oscura. Da questo punto di vista l'obiettivo è centrato con maestria. Ma, a mano a mano che i giorni passano, mi rendo conto di come questo film condensa in sé anche una sorta di funzione catartica e conoscitiva. Ed è forse per questo che continuo a pensare a quelle immagini e al loro significato.