Monday, September 14, 2009

Fenomenologia delle ristrutturazioni aziendali

Autunno, è tempo di ristrutturazioni; sarà così anche per la nostra azienda.

Le ristrutturazioni sono un fenomeno molto interessante che, almeno in questo Paese, andrebbe studiato e indagato con criteri sociologici.

In base alla mia esperienza, un tipico esempio di ristrutturazione all'italiana si carattetizza per i seguenti due elementi: (1) nella nuova configurazione il numero di manager sarà ragionevolmente superiore a quello iniziale, (2) il personale di staff (modo inglese per indicare chi lavora veramente) sarà invece inferiore. Detto in altri termini: la stessa quantità di lavoro sarà ripartita su un numero inferiore di lavoratori, e per logica conseguenza ciò significa che il lavoro specifico, cioè la quantità di lavoro per singolo lavoratore, aumenta.
A questo punto sarebbe naturale approfondire come cambia la distribuzione del reddito al termine di una ristrutturazione, ma non lo farò: quel che penso si può dedurre con logica elementare dalle considerazioni presentate sopra.

Può andare peggio? Sì, e per almeno due ragioni. In primo luogo l'ipotesi che il lavoro totale resti costante è poco realistica; la scarsa abilità di chi ristruttura di solito genera inefficienza, quindi è probabile che il lavoro aumenti. In secondo luogo - e questa è una caratteristica spiccatamente italiana - chi ristruttura è spesso un manager che si trova in quella posizione non tanto per meriti personali quanto per il giusto giro di conoscenze, un fatto che in media produce cattive ristrutturazioni.

Può andare ancora peggio? Sì. Il secondo dei due aspetti citati qui sopra è complicato da un'altra caratteristica tipicamente italiana, e rappresenta un ulteriore elemento di inefficienza: molti manager provengono da famiglie ad elevato reddito, si trovano dunque nella meravigliosa situazione di non necessitare di un lavoro come mezzo di sussistenza; potrebbero starsene a casa a gestire il proprio patrimonio, oppure darsi a un'attività imprenditoriale e fare investimenti per generare ulteriore reddito; se non lo fanno, come spesso accade, è perché non ne hanno le qualità; porli a capo di un certo numero di risorse aziendali (materiali, ma soprattutto umane) non è dunque certo di buon auspicio.

Quanto sopra, non è difficile intuirlo, è tanto più vero quanto maggiori sono le dimensioni di un'azienda.