Nella costruzione della squadra di governo della UE si dovrebbe procedere come nella costruzione di una squadra di calcio (o di qualunque altra disciplina sportiva): a fronte del budget a disposizione, si scelgono semplicemente i giocatori migliori disponibili sulla piazza, indipendentemente dalla loro nazionalità. Difendere un brocco solo perché è un connazionale sarebbe una strategia suicida, che infatti nessuno pratica. E allora perché mai dovremmo difendere un uomo dal passato così ingombrante come D'Alema? Tanto più che il mercato (politico) continentale offre un'ampia rosa di candidati migliori, più giovani, meglio preparati e senza scheletri nascosti.
Saturday, November 07, 2009
L'insostenibile candidatura di D'Alema
Silvio Berlusconi ha deciso di sostenere la candidatura di Massimo D'Alema a Ministro degli Esteri della UE sfidando le dure e ragionevoli controreazioni dei Paesi dell'ex blocco sovietico (Paesi che, Polonia in testa, il Comunismo l'hanno vissuto per davvero). La cosa sembra tanto incredibile da far pensare, quale unica spiegazione razionalmente possibile, a una qualche strategia e a un qualche gioco di potere che al momento sono probabilmente ancora poco chiari. Qualunque sia la realtà che sta dietro a questa scelta, va comunque detto che la cosiddetta Italia ne è uscita ancora una volta molto male. La trasposizione su scala europea delle tipiche beghe interne della politica romana è infatti operazione malvista dal resto dell'Unione, e certamente sarà responsabile di un ulteriore peggioramento della già precaria immagine che questo Paese riveste all'estero.