Wednesday, September 09, 2009

Requiem per il PIL

Finalmente se ne sono accorti anche ai "piani alti": il solo PIL è un indicatore non più sufficiente, e per valutare il livello di ricchezza e la crescita reale di un Paese c'è bisogno di un nuovo indice che sia finalmente in grado di tener conto di elementi tutt'altro che secondari come la sostenibilità ambientale e le incidenze sociali.

Stavros Dimas, Commissario Europeo per l'Ambiente, ha ben illustrato l'inadeguatezza del PIL con due esempi a mio avviso illuminanti: da un lato il PIL è cresciuto nei Paesi colpiti dall'uragano Katrina (1.300 morti e 80 miliardi di danni) già a partire da qualche settimana successiva al suo disastroso passaggio; e, in secondo luogo, in un Paese con grande disponibilità di foreste si potrebbe agevolmente innalzare il PIL tagliando alberi e vendendo il legname ricavato (ma è evidente che nel lungo periodo questo modo di procedere avrebbe ripercussioni altamente negative, se non fallimentari).

Il Prodotto Interno Lordo, d'altra parte, è un'unità di misura dell'attività macroeconomica che risale agli anni '30 del secolo scorso, cosa che a fronte dei cambiamenti susseguitesi in questi ultimi decenni, lo rende certamente obsoleto e inattuale.

Per il momento si parla di un nuovo indicatore (da presentare nel 2010) costruito a partire dall'attuale PIL che dovrà essere integrato con dei correttivi che tengano conto di sei fattori fondamentali: (1) cambiamenti climatici e consumo energetico, (2) natura e biodiversità, (3) inquinamento atmosferico e ripercussioni sulla salute, (4) utilizzo e inquinamento delle acque, (5) produzione di rifiuti e uso delle risorse, (6) reddito, servizi pubblici, salute, tempo libero, ricchezza, mobilità.