Ieri sera sono stato al concerto di un vecchio amico.
Gabriele Bulfon, che ho conosciuto sui banchi del liceo, è sempre stato un musicista eccellente, interessato a tutte le sfumature stilistiche e a ogni possibilità espressiva offerte da pianoforte e tastiere; dopo gli studi classici alla Scuola Civica di Milano, è approdato prima al rock duro (passaggio imprescindibile), poi al progressive e infine ai lidi maturi di jazz, lounge e fusion. La grande passione per l'informatica gli ha consentito sperimentazioni continue, vera palestra di crescita e di continuo miglioramento.
Mi vengono in mente alcuni bei ricordi del passato: le discussioni un po' serie e un po' scherzose sul film Inferno di Dario Argento, alcuni brani di Accept e Iron Maiden suonati al pianoforte, un concerto di Sanctuary, Suicidal Tendencies, Testament e Megadeth all'allora Palatrussardi di Milano, i gloriosi progressivi anni degli Enter, molte spassose serate in birreria e un bel viaggio a Stoccolma e alle Isole Åland nel Giugno del 2000.
L'esibizione di ieri (presso la libreria Libropoli di San Giuliano Milanese) ha visto Gabriele in azione con gli Atrio, uno dei suoi gruppi. Devo constatare che la vena da burlone non gli è mai mancata: Atrio significa infatti quel che tutti noi pensiamo (sia nella sua accezione normale che in quella cardiaca), ma anche "A Trio" (il gruppo è infatti un trio che si completa con Marco Melloni al basso e Antonio Turrà alla batteria); e se poi vogliamo anagrammare... viene fuori anche Troia (antica città e... tipologia di donna).
Ci sarà un concerto anche domani sera, farò qualche altra fotografia. E poi vediamo se riuscirò a organizzargli qualche serata a Vilnius. Sarebbe bello.