Le mie due bambine estoni non ci hanno messo molto a capire che qui da noi funziona ben poco; ogni volta sbuffano e frignano a profusione, non mancano di ribadire la loro superiorità baltica e giurano di non tornare più, ma alla fine me le ritrovo in giro per casa più spesso di quanto non sia io a incontrarle in Estonia.
Ieri sera ho rivisto la piccola geologa Liina.
Di ritorno da tre giorni di conferenze internazionali a Pisa si è fermata a cena con l'amica Liisa, anche per ritirare un bel po' di libri abbandonati qui dopo i suoi studi ferraresi dello scorso anno.
La cosa che mi ha colpito di più sono state le sue ricerche di dottorato incentrate su una specializzazione relativamente nuova e affascinante come la Paleoclimatologia.
E così mi sono fatto raccontare quel che bolle in pentola ultimamente su quel versante: gli isotopi stabili dell'ossigeno (un isotopo di un elemento chimico è una specie di variante dell'elemento stesso: ha lo stesso numero di elettroni e protoni, ma un diverso numero di neutroni; ne conseguono le stesse caratteristiche chimiche ma proprietà fisiche leggermente diverse).
L'ossigeno ha tre isotopi stabili che si stanno rivelando di grande interesse ed efficacia per ricostruire le condizioni e i cambiamenti climatici preistorici (ha anche altri dieci isotopi che sono tuttavia radioattivi e instabili: decadono cioè in altre forme atomiche in tempi molto rapidi). In particolare il rapporto delle concentrazioni di questi isotopi sembra essere legato in modo inequivocabile alle condizioni climatiche di un certo ambiente in una certa epoca. L'ossigeno di un tipo o dell'altro influenza sia la struttura molecolare dell'acqua (in forma liquida, di vapore acqueo o di ghiaccio) che quella di altre sostanze come il calcare dei gusci di alcuni micro-crostacei marini e lacustri. C'è dunque chi compie i propri studi analizzando gli sotopi dell'ossigeno presenti nel ghiaccio proveniente dalle carote estratte (per esempio) in anatrtide, e chi, come Liina, analizza gli stessi isotopi contenuti negli ostracodi in forma subfossile presenti nei sedimenti depositati sul fondo dei laghi estoni (gli ostracodi sono dei piccolissimi crostacei con dimensioni inferiori al millimetro; per subfossile si intende un organismo per il quale non si è completato il processo di fossilizzazione, vuoi perché il luogo di sedimentazione non presentava le caratteristiche adatte, o perché il tempo passato da quando il processo è iniziato non è stato sufficiente).
Studi di questo tipo hanno lo scopo di conoscere in modo approfondito il clima del passato al fine di prevedere con la migliore approssimazione possibile gli scenari futuri. Risultati promettenti in queste discipline contribuiranno a dare un fondamento scientifico o a chi sostiene che il riscaldamento globale sia in massima parte dovuto all'influenza umana o a chi sostiene che quest'ultima sia marginale e trascurabile (e che certe variazioni sono invece cicliche e spiegabili attraverso parametri fisici e astronomici). Resta invece fuori da ogni dubbio il fatto che l'uomo moderno sia il grande responsabile dell'inquinamento planetario.