(apparso in origine su www.rinnovabili.it il 17/06/2008)
Allo studio la bioplastica proveniente da vegetali di scarto.
Biomasse cellulosiche, non derivanti dal cibo, per ottenere polipropilene da utilizzare nel settore automobilistico. Questo il progetto avviato da Mazda Motor Corporation e Hiroshima University.
In quanto derivante da materie prime vegetali, rinnovabili annualmente, le bioplastiche hanno tempi di decomposizione estremamente ridotti (qualche mese in compostaggio contro i 1000 anni richiesti dalle materie plastiche sintetiche derivate dal petrolio). Tuttavia in un periodo come quello attuale, dove la questione alimentare ha assunto i connotati di crisi globale, risulta necessario che le plastiche biodegradabili (derivate normalmente dal granturco) siano prodotte in maniera sostenibile, senza andare a intaccare la disponibilità di cibo. E si muove proprio in questa direzione Mazda Bioplastic Project, il programma di ricerca lanciato dall'omonimo Gruppo automobilistico insieme alla Hiroshima University. L'obiettivo prefisso è mettere a punto un processo produttivo in grado di realizzare, in maniera efficiente ed ecologica, bioplastiche da biomasse di cellulosa, e quindi non derivanti dal cibo, per utilizzarle nella produzione di vetture a partire dal 2013. Il sistema dovrà convertire la cellulosa proveniente da vegetali di scarto in etanolo e, successivamente, trovare la giusta mistura di etilene e propilene da trasformare in materiale plastico. Il polipropilene dovrà a sua volta avere sufficiente resistenza al calore, robustezza e durata per essere usato nella realizzazione dei paraurti delle vetture e quadri strumenti. Tra gli obiettivi del progetto c'è anche l'intenzione di ottimizzarne il processo produttivo in modo che sia economico.