Wednesday, August 26, 2009

La Gioconda di Mario Alinei

Mario Alinei è professore emerito dell'Università di Utrecht, dove ha insegnato dal 1959 al 1987, ed è autore di molti importanti studi sulle lingue d'Europa. Questo è quanto recita il retro-copertina de Il Sorriso Della Gioconda (2006, Il Mulino, www.mulino.it). Di Alinei non ho letto nulla, anzi, a malapena conosco (o credo di conoscere) il suo nome, ma questa è ignoranza mia.

Se è vero che a Milano il tempo sembra volare via è altrettanto vero che a Vilnius tutto scorre in modo fortunatamente più lento; ciò, in questi giorni, mi ha permesso di leggere molto, pur non rinunciando per nulla ai piaceri della vita lituana. Il Sorriso Della Gioconda è un regalo che avevo fatto alla Indrė un paio di anni fa, poi il testo era rimasto qui a Vilnus senza che nessuno di noi avesse modo di leggerlo; cosa che invece ho fatto tra ieri e oggi.

All'epoca avevo acquistato il libro senza preoccuparmi troppo dei contenuti; mi era sufficiente il fatto, potete crederci o meno, che la Indrė ha una somiglianza impressionante con la Monna Lisa di Leonardo. Oggi però, letto il testo da cima a fondo, non posso che parlarne in termini assolutamente negativi.

Alinei, partendo dall'immagine della madre sul letto di morte, propone una tesi a dir poco sconcertante: la donna dipinta da Leonardo altro non sarebbe che una morta "truccata" da viva. Il problema, tuttavia, è che Alinei non riesce nell'impresa di provare le sue conclusioni; per contro i suoi tentativi appaiono tanto arzigogolati e scientificamente inconsistenti da coprire l'esimio linguista di un ridicolo addirittura estremo, per non dire comico.
Gli unici passi interessanti ne Il Sorriso Della Gioconda sono quelli in cui l'autore fa riferimento ad alcuni autorevoli studi precedenti, per il resto si cade invece in una serie di passi falsi e ingenuità davvero imbarazzanti.

La Monna Lisa di Leonardo, o Gioconda che dir si voglia, è probabilmente il dipinto più famoso, più prezioso e più importante che sia mai stato realizzato, ma l'idea che in esso debba necessariamente celarsi un segreto mi sembra fuorviante e priva di fondamento. O forse il segreto c'è e lo conosce soltanto il genio che lo ha realizzato. A noi, almeno per il momento, non rimane che il piacere e la contemporanea inquietudine di poter osservare un'opera che emana sensazioni doppie e profondamente ambivalenti. La Monna Lisa è infatti forse l'unico dipinto in cui è il quadro a guardare l'osservatore e non il viceversa. La Gioconda, in bilico tra divino e demoniaco, ci scruta placida, suscitando in noi un continuo pendolare tra immagini di pacata tranquillità e indicibile orrore.