"Non conoscere la struttura del linguaggio, o fingere di non conoscerla, può diventare [...] un comodo alibi per lanciarsi in quei discorsi senza senso che costituiscono una buona parte della filosofia dell'essere, anche (se non soprattutto) nostrana: quella cioè, degli incerti e confusi discorsi di Cacciari, Reale o Severino, che vorrebbero parlare delle cose ultime e del tutto, e finiscono invece per giocare e perdersi nel nulla.
I naturali approdi di quelle vuote filosofie sono, ovviamente, la metafisica e la religione: cioè, le indisciplinate discipline che si interessano di tutto ciò che non c'è, essendo per definizione oltre, al di là o trascendente".
Dal capitolo "La logica come igiene mentale" tratto da Un Matematico Impertinente di Piergiorgio Odifreddi (2005, Longanesi Editore).