Allora penso ci vorrebbe una Banca del Tempo della Giustizia, o meglio sarebbe dire dell'Ingiustizia. Una banca che conteggia i mancati anni di carcere, quelli che avrebbero dovuto essere comminati e che invece non lo sono stati. Una parte di questo tempo dovrebbe essere utilizzato dagli stessi giudici per attività di interesse sociale, un'altra parte tradotto in denaro per compensare le vittime.
Tu giudice hai condannato Delfino a sedici anni anziché all'ergastolo? Bene, prendiamo una vita media di 77 anni, ci sono 61 anni che mancano all'appello, potremmo fare così: per 61 giorni non farai la tua normale attività di giudice ma lavorerai in un centro anziani o con ragazzi disabili o andrai a spaccare le pietre o a pulire gli elefanti allo zoo, poi detraiamo dai 61 anni (22.265 giorni) i 61 giorni scontati ai servizi sociali e per ciascun giorno che rimane (in tutto 22.204) dovrai corrispondere dieci euro di indennizzo ai familiari delle vittime (in questo caso 222.040 euro). Mi sembra un patto equo.
Credo che qui ci siano i giudici peggiori d'Europa e non pagano mai, una cosa indecente.
Si potrebbe pensare che la macchina della giustizia è una cosa complicata, che ci sono migliaia di eccezioni e cavilli. Ma a me questo non interessa. L'esito finale della giustizia deve avere un senso, deve essere ragionevole, mi viene da dire che in molti casi dovrebbe essere in accordo con la più spiccia filosofia da bar.
Un po' come per la temperatura. La temperatura è una variabile macro, un semplice numero, che però sintetizza in modo impeccabile un mondo microscopico incredibilmente complicato e regolato dalle leggi altrettanto complicate della fisica quantistica. Possiamo ignorare l'agitazione di atomi e molecole proprio perché abbiamo un modo macroscopico di interpretarne gli effetti, e i due mondi sono in perfetto accordo. Per la giustizia dovrebbe accadere la stessa cosa.