Il romanzo, una specie di giallo ambientato a Parigi (e nelle pagine terminali in Sicilia e Brasile), è in realtà un abile pretesto per presentare, in modo alquanto insolito ma entusiasmante, la storia della matematica degli ultimi millenni. Un'attenzione particolare è dedicata all'ormai celebre Ultimo Teorema di Fermat, dimostrato negli Stati Uniti dal matematico britannico Andrew Wiles nel 1995, oltre 350 anni dopo la sua formulazione originaria (1637).
Partendo da Talete l'autore ricostruisce le tappe primarie di un lungo percorso che ha portato la matematica dai suo timidi albori geometrici ai grandi traguardi della modernità. Interessante vedere come lo sviluppo di questa disciplina abbia subìto, nel corso dei secoli, il contributo di svariate civiltà, tra loro assai diverse e spesso in conflitto: il mondo greco (ed egiziano), quello arabo, i contributi fondamentali dell'India, i grandiosi sviluppi europei e il presente soprattutto statunitense.
Guardando al nostro piccolo si rilevano due elementi: (1) in oltre mille anni di storia la potentissima civiltà romana non ha aperto una sola scuola di matematica; (2) il primo grande contributo europeo risale alla scuola che oggi potremmo definire padana (non certo italiana); anzi il passaggio del testimone dal mondo arabo-asiatico a quello cristiano-europeo avviene nella seconda parte di Medioevo proprio grazie a Leonardo da Pisa detto il Fibonacci, che ha introdotto nel vecchio continente lo zero e le cifre indiane (ancora oggi impropriamente chiamate arabe).
I grandi contrubuti dati alla matematica in quel periodo (e durante il Rinascimento) riflettono in toto lo splendore della cosiddetta età aurea dei comuni, appunto il territorio corrispondente all'attuale Padania. Da lì in avanti le vicende storiche si intrecciano con gli sviluppi matematici e i luoghi d'elezione per la disciplina si spostano, definitivamente, dalla Padania alle grandi nazioni europee: Francia, Inghilterra e Germania con contributi fondamentali di Paesi più piccoli come Norvegia (Abel), Svizzera (Bernoulli) e Moravia (Gödel).
Ma l'insegnamento principe che si trae dal testo è proprio la situazione speciale che caratterizza non solo il mondo della matematica ma quello più in generale della scienza tutta: assenza di confini e fratellanza, dettati in primis dal comune obiettivo della conoscenza.
Stilisticamente parlando il romanzo di Guedj si fa leggere con estremo piacere e leggerezza, nonostante le oltre 550 pagine che lo compongono.
Quello che non riesco a ricordare è il dove e il quando l'ho letto per la prima volta.