A titolo di completezza vanno citati gli altri due SMS che l'amico P mi ha fatto pervenire sabato 16 Gennaio 2009.
Il primo, delle 16:41, recita quanto segue: "Proposta. Alle sei [18:00] vado al pub 442 di Via Procaccini, dove fanno football inglese e servono ottime spine. Se ti interessa lì per quell'ora, se no da te verso le otto [20:00]?".
L'idea è buona, peccato che cada nel giorno sbagliato. Ma come? Non ci si vede da tantissimo tempo, io ti invito a cena da me e tu mi inviti fuori per un aperitivo? Proprio tu che di solito non chiami mai. E poi a quell'ora e così lontano? Viene subito da pensare che finirai con l'arrivare in ritardo. Invito e contro-invito?
Non credo di essere un tipo all'antica, ma o si accettano gli inviti o si declinano, il contro-invito mi sembra una mancanza di rispetto verso chi si era impegnato nei tuoi confronti. In passato una situazione del genere non mi era mai capitata, sono comunque aperto alle statistiche, per quanto bizzarre.
Il secondo SMS è quello già citato nel primo post, il terzo e ultimo della giornata è invece delle 18:08: "Viste le condizioni deliranti del traffico rettifico: nessuna possibilità di essere a xyz per le 19:45".
Ma va?! Ma tu guarda che strano?! Chi l'avrebbe mai detto?! Certo che a voler prendere più impegni temporalmente così ravvicinati tra loro e spazialmente così distanti si finisce per rischiare fortemente di disattenderne almeno uno. Come volevasi dimostrare.
Un ritardo di 30 o 45 minuti non sarebbe certo stata una tragedia, ma a quel punto la situazione mi sembrava una grande presa in giro, dunque meglio rimandare il tutto.
E in questo senso io sono all'antica e orgogliosissimo di esserlo: (1) la puntualità è sacra (è una forma di profondo rispetto verso gli altri); (2) ogni ritardo è accettabile, quello che non è accettabile è la sistematicità del ritardo.