di Emanuele
(apparso in origine su www.debaser.it il 08/12/2007)
Curioso per me recensire un lavoro di Andy Kuntz, acclamata voce della progressive metal band tedesca dei Vanden Plas, curioso perché, lo dico da subito, non posso proprio considerarmi un fan della band, che troppo spesso ho trovato prolissa e troppo pomposa, nonostante siano conosciuti per essere sobri ed eleganti… be' questioni di punti di vista.
Ma torniamo al lavoro [...] che ora vi presento: sto parlando di The Little Boy's Heavy Mental Shadow Opera... firmato da Andy sotto il moniker Abydos. Nato nel 2004, vede tra le fila della band Stefan Glass alle chitarre assieme a Michael Krauss (entrambi impegnati anche alle tastiere) ed Andreas Lill alla batteria, già compagno di Kuntz nella loro band madre [...].
Quest'opera, suddivisa in dodici pezzi per un totale di circa 70 minuti, si presenta già a un primo ascolto decisamente ben concepita; si trovano infatti momenti in cui l'heavy metal si fa spazio, dando vita a parti corpose ed aggressive, alle quali si alternano momenti più delicati, maggiormente influenzati dal progressive rock e dal rock melodico di estrazione ottantiana.
A stupire nell'album, oltre alle composizioni decisamente curate e strutturate, è sicuramente la voce del cantante tedesco che, mai come questa volta, si dimostra capace di variazioni melodiche, risultando estremamente a proprio agio nelle parti più basse [...] così come in quelle più alte, nelle quali la voce si presenta pulita e delicata.
Come detto prima si alternano per tuta la durata del disco momenti dolci (come la splendida You Broke The Sun) nella quali si possono ritrovare quasi delle rimembranze dei Beatles, alternate a momenti più tipicamente progressivi; impossibile non citare Far Away From Heaven introdotta da un incipit di piano al quale si lega poi la calda voce di Kuntz attestata su un registro medio alto [...].
L'altra faccia del disco, ossia quella più heavy, è invece rappresentata da songs quali Hyperion Sunset, nella quale si nota come il gruppo sia legato alla tradizione metal, proponendoci un pezzo rapido, dotato di riffs potenti e di una base ritmica presente ma mai eccessiva.
A cavallo tra le due anime troviamo poi pezzi come Abydos, che viaggia su binari poco definiti, presentandosi camaleontica e in continua evoluzione: la prima parte, introdotta dalle linee vocali di mr. Abydos, viene accompagnata da suoni di sottofondo estremamente cupi che accentuano la già marcata emotività del pezzo; è quando poi entra in scena il piano che il clima cambia, diventando una traccia dal sapore agrodolce, in bilico tra disperazione e calma. Da applausi risulta essere inoltre il testo che vi invito a leggere con estrema attenzione.
Da citare obbligatoriamente anche la suite finale A Boy Named Fly, con i suoi oltre 12 minuti di evoluzioni strumentali, accompagnati da un'estrema attenzione al lato emotivo e melodico e con dei cori che riportano alla mente i migliori Queen [...]. Splendida inoltre la ripresa del tema centrale di Far Away From Heaven che riporta alla mente quanto già fatto dai colleghi Dream Theater nella suite del loro Images & Words [...].