La sinistra di questo Paese sembra avere una spiegazione, e spesso una giustificazione, per ogni tipo di comportamento sociale non normale, anzi, il solo riferirsi all'idea di normalità genera in essa reazioni feroci. Dietro al ladro, all'assassino, al clandestino, allo stupratore, al tossicodipendente, al bullo, allo sbandato, all'ubriaco, al writer, allo zingaro, al senza-tetto, ... c'è sempre una causa che immancabilmente viene fatta ricadere sulle storture della società. Ma questi concetti vengono subito meno se qualcuno pensa di farsi giustizia da sé contro qualche immigrato. In questi casi non si tenta nemmeno di dare un'interpretazione, si passa immediatamente al giudizio di condanna con tutta la supponenza che ne consegue. Noi, che invece siamo gente normale, le spiegazioni le sappiamo trovare bene. Nella nostra ignoranza certi comportamenti, certe rivolte, certe esasperazioni le sappiamo interpretare benissimo; interpretare significa trovare i nessi logici di causa ed effetto, non significa giustificare. E infatti comprendiamo e non giustifichiamo. E capiamo anche il perché si arrivi a certe conseguenze. La giustizia fai-da-te è sempre indice di qualcosa che non va: uno Stato che manca, che non fa abbastanza, e soprattutto un sistema giudiziario che rema costantemente contro. E capiamo anche che a questo tipo di situazione hanno contribuito in gran parte proprio certe idee di sinistra. È uno schema in tre passi, estremamente elementare: (1) la sinistra genera situazioni di disagio, (2) qualcuno reagisce, (3) la sinistra condanna e si scandalizza per la reazione.
Qualche anno fa c'era una pubblicità di un biscotto al ciccolato che recitava "il piacere senza il peccato"; la sinistra crede che si possa vivere in un mondo di favole ideologiche rappresentate dallo slogan "la causa senza l'effetto".