(apparso in origine su www.lastampa.it il 27/03/2009)
Nella graduatoria annuale del World Economic Forum la Danimarca si è rivelata il Paese con l'economia più collegata in Rete del mondo davanti alla Svezia e agli USA, piazzandosi al primo posto, mentre l'Italia scivola fino alla quarantacinquesima posizione su un totale di 134 Paesi, dal quarantaduesimo posto dell'anno scorso (su 127).
Seguono nella classifica del Global Information Technology Report 2008-2009, giunta all'ottava edizione, Singapore e Svizzera al quarto e quinto posto, chiudono Zimbabwe, Timor Est e Ciad.
Come l'anno scorso l'Italia - con un punteggio di 4,16 contro il 5,85 del primo della classe - è preceduta da tutti i grandi Paesi membri del G7: oltre agli USA terzi, Canada decimo, Regno Unito quindicesimo, Giappone diciassettesimo, Francia diciannovesima e Germania ventesima. È inoltre scavalcata da Paesi come la Tunisia (trentottesima) o la Giordania (quarantaquattresima).
Precede appena la Cina, salita di 11 posizioni al quarantaseiesimo posto. La classifica del rapporto è stilata in base al Networked Readiness Index che misura la propensione dei Paesi a sfruttare efficacemente le ICT da tre punti di vista: contesto (commerciale, regolatorio e infrastrutture), capacità di individui, aziende e governi di trarre vantaggi dalle ICT e infine l'utilizzo effettivo delle tecnologie.
Alla voce "contesto" l'Italia resta penalizzata dai bassi voti ottenuti in materie quali gli effetti e l'estensione della tassazione (posizione 129), il peso delle regolamentazioni governative (posizione 130) o i tempi per attuare un contratto (posizione 121). Sul fronte "capacità" il Paese risulta penalizzato dalla bassa importanza attribuita dal governo alle ICT (posizione 125), ma globalmente i voti sono discreti, in particolare per il costo della banda larga (terzo posto).
Nel capitolo "utilizzo" l'Italia è settima per utenti di telefonia mobile. Per Irene Mia, Senior Economist del WEF e co-autrice del rapporto, il successo delle economie prime in classifica mostra la strada da percorre, con l'accento posto su educazione, innovazione e accesso. Per l'esperta «settore pubblico e privato non devono perdere di vista l'importanza dell'informazione quale fattore importante della crescita e della competitività in tempo di crisi».