Sul blog di Beppe Grillo (www.beppegrillo.it) ho trovato un interessante post pubblicato il 04/10/2008. Il titolo è Chi pedala è perduto e contiene un'intervista a Eugenio Galli, presidente della FIAB Cliclo Hobby Milano (www.fiab-onlus.it). Ne riporto di seguito un ampio estratto.
"Nel 1980 il consiglio comunale di Milano ha approvato un piano di rete ciclabile di 330 chilometri che, secondo gli estensori, era sensibilmente inferiore dalla media delle città europee evolute. Da allora a oggi cos'è successo? Poco! Oggi la rete ciclabile ammonta, contando anche i centimetri che sono sparpagliati qua e là, a circa settanta chilometri. Il risultato è però che la rete ciclabile a Milano non c'è. Stiamo parlando di piste ciclabili [...]. A Milano c'è un unico itinerario protetto e completo che ha un senso di origine e destinazione, che va grosso modo da San Siro al parco Lambro, sono circa venticinque chilometri. Il resto sono dei moncherini sparpagliati qua e là, cento metri di qui, duecento metri di là, che tra di loro non sono collegati e perciò non si prestano a essere utilizzati. In sostanza sono sperpero di denaro pubblico, se realizzati con denaro pubblico. In molti casi, per altro, questi spezzoni non sono stati realizzati dal comune, ma sono stati realizzati dalle imprese come scomputi di oneri di urbanizzazione. Quindi l'effetto che si è creato nella città è quello di uno spezzatino alla milanese, come ci piace chiamarlo.
La rete ciclabile esistente ha una serie di problemi significativi: discontinuità importanti perché il ciclista viene improvvisamente abbandonato in mezzo al traffico, un esempio piazzale Lotto, quindi falsa apparenza di sicurezza! La pista ciclabile, tra i suoi requisiti, dovrebbe avere anche quella di garantire la sicurezza ai ciclisti. Problemi di manutenzione, problemi di occupazioni abusive perché si va dal chiosco del fioraio alle macchine parcheggiate abusivamente [...]. Per molti anni un cantiere importante ha insistito sulla pista ciclabile di via San Marco (quello per la ristrutturazione dell'edificio del Corriere della Sera ) [...]. Ingombri anche temporanei per esempio in occasione di mercati. Ci sono problemi di progettualità, per esempio là dove ci sono curve a gomito. Ci sono problemi di realizzazione là dove i materiali utilizzati sono stati collocati in maniera sbagliata. La pista ciclabile di via San Marco è fatta in pavé e porfido, quindi quanto di più inidoneo all'utilizzo da parte dei ciclisti. Spesso è ondivaga, anche questo è un difetto progettuale, vuol dire che chi l'ha pensata e chi l'ha realizzata, non ha tenuto conto delle effettive esigenze di chi la utilizza, cioè del destinatario finale che è il ciclista [...]. A volte ci sono dei gradini, degli sbalzi, che per una macchina o una moto fortemente ammortizzati possono essere sorpassati mentre per il ciclista costituiscono un problema [...]. Dopodiché, non possiamo pensare di parlare di mobilità ciclistica solo pensando alle piste ciclabili. È un concetto che dev'essere superato da parte dei politici, da parte dei tecnici, da parte dei media, da parte dei cittadini [...]. Secondo noi la città ha bisogno di decidere che cosa vuole fare. Fare! Cioè se si vuole creare una città a misura d'auto o una città a misura di cittadino. [...] a Milano sul tema della mobilità ciclistica siamo fermi praticamente da trent'anni. Qui ci sono responsabilità pesanti, è inutile però stare a rinvangare il passato [...].
È un grosso errore pensare di affrontare la promozione dell'uso della bici, che è un mezzo che non ingombra, non inquina, non fa rumore [...] occupandoci solo di 7 piste ciclabili. Noi non chiediamo piste ciclabili ma chiediamo una città ciclabile nel suo complesso. Per esempio non è possibile pensare di realizzare piste ciclabili sull'intero reticolo stradale, ma vogliamo che sull'intero reticolo stradale si possa andare in sicurezza in bici. Come fare? Oltre alle piste parliamo di corsie ciclabili. Cioè di strisce disegnate sull'asfalto. Esistono ovunque in Europa, anche in Italia si stanno affermando sempre più, anche se esistono degli ostacoli burocratici maggiori [...]. Corsie ciclabili sono facilissime da realizzare e hanno dei costi sensibilmente inferiori. Si possono fare praticamente ovunque. Penso per esempio all'asta, per i Milanesi nota e gettonatissima, che va da Viale Monza e Viale Padova a Corso Buenos Aires e a corso Venezia (e quindi in centro); Milano è una città come un reticolo a forma di ruota di bicicletta tra l'altro, bene quest'asta gettonatissima è pericolosa! Piazzale Loreto è uno dei punti a più alta incidentalità anche con morti oltre che con feriti. Quest'asta potrebbe essere messa in sicurezza con corsia ciclabile non con pista ciclabile. Quindi la mobilità si affronta con corsie, con piste ciclabili, con interventi sulla segnaletica. C'è il tema della sosta: chi arriva in qualunque posto, al teatro, al cinema, al bar, al ristorante, all'ufficio, a fare la spesa eccetera, deve trovare un posto dove parcheggiare. Oggi c'è un parcheggio spesso selvaggio addirittura contro le regole. Si lega la bici al palo della luce, del semaforo, agli archetti antisosta, addirittura a volte ostacolando chi arriva a piedi. Quindi l'un contro l'altro armati, utenze deboli una contro l'altra. Non ha assolutamente senso. Occorrono perciò aree e spazi di parcheggio [...] con attrezzature idonee. Anche queste vanno pensate: non basta quella che lega solo la ruota ma occorre quella che lega ruota e telaio. Chi va in bici questo lo sa, chi lo progetta spesso non lo sa. C'è il tema dell'intermodalità, cioè dell'utilizzo combinato di mezzi di trasporto differenti.
La bici deve poter accedere anche al mezzo pubblico: la metropolitana e anche i mezzi di superficie. A Strasburgo è così, a Vienna è così, a Berlino è così. A Milano e in Italia c'è una fortissima restrizione [...]. Utilizzare i mezzi pubblici vuol dire anche avere dei parcheggi di corrispondenza delle fermate. La Stazione Centrale di Milano, la più grossa stazione ferroviaria italiana oggi ha quarantotto posti biciclette [...]. L'ultimo aspetto è quello dei servizi all'utenza: bike-sharing, cartografie, segnaletica dedicata al ciclista, mappe interattive sono tutti servizi aggiuntivi che servono a un'utenza qualificata. Tutto questo per chiarire definitivamente che chi vi dice bici uguale pista ciclabile vi sta prendendo per il naso. Non credetegli".