Nei giorni scorsi la provincia cinese del Sichuan (prima d'ora sconosciuta ai più) è stata colpita da un terremoto fortissimo: la scossa principale (a cui ne sono seguite altre di intensità minore) ha toccato una magnitudo di 7,8° della scala Richter. In situazioni come queste, e in territori come quelli con governi non democratici, è sempre difficile fare una stima precisa del numero di vittime. Allo stato attuale il dato più credibile si aggira intorno a 15.000, ma è ragionevole pensare che il valore salirà ulteriormente nei prossimi giorni. Un numero impressionante, dall'impatto emotivo evidente.
Eppure, un episodio come questo, visto con gli occhi della demografia è quasi privo di significato. Ho fatto alcune ricerche in rete e il dato più recente che ho trovato sulla popolazione del Sichuan parla di 87,2 milioni di abitanti. Ho poi immaginato di tradurre il tutto in peso. Se pensiamo al Sichuan come a un uomo di 100 kg la morte di 15.000 esseri umani corrisponde alla perdita di 17,2 grammi, un evento irrilevante.
E non può che tornare alla memoria la nota frase di Stalin secondo cui "la morte di un uomo è una tragedia, quella di milioni è una statistica".