Thursday, July 30, 2009
L'esame di dialetto per i professori italiani e siciliani
L'esame di dialetto per i professori che emigrano da Italia e Sicilia verso la Padania suona tanto come una tipica "bufala" estiva. Se fosse vera, tuttavia, sarei contrario. In primo luogo perché non sopporto chi chiama dialetto quelle che possono benissimo essere definite lingue. In secondo luogo perché penso che sarebbe molto meglio se i professori italiani restassero in Italia e quelli siciliani in Sicilia, dove, tra l'altro, ce n'è un gran bisogno. E se qui da noi c'è carenza di insegnanti, li si importi da quei Paesi dove l'istruzione è considerata una leva strategica per il futuro e in generale il cardine per aumentare il benessere di una società. Insegnanti statunitensi, canadesi, svedesi, danesi o norvegesi, probabilmente dovrebbero essere pagati di più, ma possiamo essere certi che imparerebbero la nostra lingua in tempi brevissimi e soprattutto avremmo la sicurezza di aver fatto un ottimo investimento. "No Martini, no party" diceva una bella ragazza al bel George Clooney nel famoso spost; bene, noi potremmo dire che, in fatto di istruzione, "no investment, no future".