Ancora si dovrebbe parlare di Roberto Maroni per l'eccellente legislazione in fatto di contrasto all'immigrazione irregolare e per l'introduzione del reato di clandestinità.
Magari si potrebbe anche parlare di Maroni perché davvero lui è simpatico, non come quel piangina di pupazzo Franceschini.
E invece si parla di Maroni per una sua battuta pronunciata ieri a Orvieto durante un convegno organizzato dal sindaco di Roma Alemanno; la terribile battuta è la seguente: «la legislazione del Vaticano prevede il carcere per gli immigrati clandestini; noi che siamo più buoni di loro abbiamo previsto solo una multa; non ci interessa il carcere per i clandestini, ma l'espulsione obbligatoria».
Due esponenti del Vaticano (il professor Giuseppe Dalla Torre, presidente del tribunale vaticano e padre Lombardi, portavoce della Santa Sede) hanno dichiarato senza problemi che è evidente che quella di Maroni non è che una battuta (le dimensioni e le caratteristiche territoriali dei due Stati sono infatti troppo diverse per tentare un paragone). I principali giornali hanno riportato la notizia con un certo equilibrio, evitando inutili commenti o strumentalizzazioni, mentre Repubblica ha trattato il caso con il solito taglio fazioso e vomitevole, facendoci sapere, tra le altre cose, che Maroni sarebbe stato "rimbrottato" addirittura da Sandro Gozi, capogruppo per il PD della Commissione Politiche UE della Camera. Notizia fondamentale. E chi ha mai sentito questo Sandro Gozi? Ma soprattutto, a chi importa quello che pensa?
Fuor di battuta, va tuttavia sottolineato che Maroni ha semplicemente detto quello che tutti noi cittadini della strada pensiamo e sappiamo benissimo: in Vaticano, casualmente, di clandestini non c'è nemmeno l'ombra. O no?