Thursday, February 07, 2008

Europa e Paganesimo

In anni recenti si è molto dibattutto di radici cristiane dell'Europa e si è persino valutata l'opportunità di inserire argomentazioni di questo tipo nella Costituzione Europea. Per fortuna il tentativo è fallito.

Quasi tutti hanno addotto a fondamento dei loro ragionamenti questioni legate al concetto di laicità delle istituzioni. Vero e saggio. Purtroppo quasi nessuno ha tuttavia osservato che vi è un elemento primigenio: la Storia. E pare che la Storia si continui a non studiarla.

La stessa Storia che ci hanno insegnato alle scuole elementari dice infatti, in modo inequivocabile, che se di radici europee vogliamo parlare, queste sono profondamente pagane.
Il Cristianesimo altro non è che una tardiva importazione mediorientale; importazione, tra l'altro, quasi mai pacifica e volontaria, visto che la cristianizzazione del continente è avvenuta con il sangue e con la spada (per amor di statistica è stata la Lituania l'ultimo Paese a cedere alla nuova religione).

Delle altre grandi religioni mediorientali (Ebraismo e Islam) il Cristianismo mantiene tutte le caratteristiche: il monoteismo innanzitutto, e il concetto di un Dio a immagine umana, completamente avulso dalla Natura e dal territorio.
Per contro gli Dei pagani sono proprio, in massima parte, delle personificazioni di fenomeni naturali, all'interno dei quali l'uomo si trova completamente immerso.
Il Paganesimo è lo specchio del territorio, spesso aspro e talvolta ostile, e del difficile clima europeo, della forza sovrastante della Natura, verso la quale gli uomini nutrono timore e rispetto, ma con la quale vivono in perfetta armonia.
Per contro il Cristianesimo è costruito a somiglianza di un Uomo che non teme la Natura, ma che anzi le è superiore, non a caso la Natura è pessoché assente nelle tre grandi religioni mediorientali.

Oggi, a 400 anni di distanza dalla scoperta del metodo scientifico galileiano, il Cristianesimo continua inspiegabilmente a esistere. E a fare danni.
La Scienza ha tolto valenza a ogni forma istituzionalizzata di religione, cioè alle Chiese, anche se non è difficile osservare come il bisogno di religiosità, nel suo significato più profondo e primitivo, sia in fondo un'esigenza antropologica dell'uomo, e come tale ineliminabile.

Oggi non ha senso dirsi cristiani o pagani nell'accezione di appartenenza a quelle dottrine, ma ha ancora senso dirsi cristiani o pagani in termini dell'eredità di quei diversi modi di essere e pensare propri dei nostri antenati, eredità che consiste in una stratificazione di valori quasi immanenti che si sono propagati fino a noi in una forma di inconscio collettivo.
Il Paganesimo moderno altro non è che una visione ecologista e sostenibile della vita, non a caso più sviluppata nei Paesi de Nord, laddove la penetrazione del Cristianesimo ha trovato maggiori ostacoli e dove il senso di appartenenza e comunione con la Natura è più forte.
Il Cristianesimo moderno è invece ben esemplificato nella cementificazione selvaggia e continua di ogni angolo di territorio, nella visione economica e consumistica oggi dominante, propria di chi si sente al di sopra della Natura e non parte di essa.