Premessa 1.
Se pensate che cominciare un post sull'ultimo disco dei Dream Theater con ben quattro premesse significhi attendersi che non ne parlerò in termini di capolavoro siete assolutamente nel giusto.
Premessa 2.
Questa non è e non vuole essere una recensione; immagino che su questo disco sia già stato scritto di tutto, quindi per recensioni vere e proprie è meglio che facciate riferimento a tutto quel che è già presente in Rete. Per evitare ogni sorta di influenza (volontaria e involontaria) io ho preferito tenermene alla larga e in questa sede registrerò solo alcune impressioni e riflessioni del tutto personali; ho comunque il sospetto (lo verificherò a posteriori) che sul web siano presenti posizioni contrapposte con un generale orientamento positivo.
Premessa 3.
Il mio rapporto con i Dream Theater è cominciato subito, per essere più precisi è cominciato nei primissimi mesi del 1990; un'ottima recensione apparsa sulla rivista Metal Shock (ah, quanti bei ricordi!) in favore dell'esordio When Dream And Day Unite (1989) aveva suscitato in me grande curiosità e aspettative; poi, per uno di quei colpi di fortuna che vanno assolutamente colti al volo, ero riuscito a impossessarmi del CD in questione in una versione che credo oggi non esista più: era uno di quei CD in super offerta che venivano smerciati con una parte della custodia tagliata; l'ho trovato a Milano da Mariposa e ricordo ancora di averlo pagato 2.800 lire.
Premessa 4.
Da lì in poi (dopo l'iniziale colpo di fulmine) è stato grande amore. Il cambio di cantante (da Dominici a LaBrie) ha infatti dato luogo a quelli che a mio avviso rappresentano ancora oggi i vertici artistici del gruppo, Images And Words (1992) e Awake (1994), a cui si aggiungono i due ottimi EP Live At The Marquee (1993) e A Change Of Seasons (1995).
Falling Into Infinity (1997), pur pregevole, è stato il segnale di qualcosa che stava per cambiare. Ed è a questo punto che dall'amore travolgente sono passato a una più pacata e distaccata forma di rispetto.
Le uscite successive sono sicuramente prove di valore, ma allo stesso tempo è difficile classificarle come entusiasmanti; la naturale e inevitabile conseguenza è che il mio interesse per i "fab five" ha ben presto cominciato a declinare.
Senza dubbio la curiosità per ogni nuova uscita del Teatro Del Sogno non è mai venuta meno, e soprattutto con essa non è mai sfiorita la speranza di una grande e poderosa rinascita.
Con queste premesse mi accingo a parlare del nuovo Black Clouds And Silver Linings.