In questi giorni sto ascoltando Infinite Stargaze degli svedesi Coldspell, una specie di nuova promessa scandinava in ambito hard rock. Ma il mio primo incontro sonoro con il quintetto guidato dal bravo Michael Larsson mi ha subito lasciato l'amaro in bocca. Sentita la prima traccia rimango infatti sbalordito (in senso negativo) di fronte al fatto che siamo nel 2009 e c'è ancora qualcuno che saccheggia il riff di Kashmir dei Led Zeppelin. Forse state già intuendo quel che scriverò nelle prossime righe.
La scuola hard rock svedese, si sa, è una delle migliori al mondo, e negli ultimi due decenni ha colmato egregiamente il vuoto e la nostalgia lasciati dai grandi gruppi hard rock britannici, ormai scomparsi o divenuti la copia sbiadita di quel che erano un tempo.
Questo disco, come da tradizione, è tutt'altro che brutto; buone canzoni e ottima produzione, ma pesca un po' troppo dai principali riferimenti del genere. Ci si accorge quasi subito di trovarsi di fronte a un collage di brani o pezzi di brani tratti ora dai Gotthard, ora dagli Stratovarius, ora dai Blue Murder; e le influenze continuano con Whitesnake, Rainbow, Thin Lizzy, ...
Se con il prossimo album sapranno coniugare i nomi storici con una dose ben maggiore di creatività e personalità potremo sicuramente parlare di un nuovo grande gruppo dalla meravigliosa Svezia. In caso contrario saranno presto dimenticati e diverranno interesse dei collezionisti o del solo mercato interno.