Tuesday, May 12, 2009

Sul senso di appartenenza

di Andrea Russo
(pubblicato in origine su andrearusso1979.blogspot.com il 24/11/2008)

Molte volte mi capita di sentire, soprattutto tra i giovani: "sono stanco di sentire la mia casa, la mia famiglia, la mia terra... io sono cittadino del mondo, mi sento a casa dove pare a me, vivrò dove pare a me".
Nulla da eccepire.
Ognuno fa quello che vuole; il discorso però è un altro.
Non si può negare che l'uomo vive nello spazio e nel tempo. Non decide lui da chi nasce, né il luogo, né la nazionalità, né la sua condizione sociale originaria. Da questo punto di partenza (che coincide col primo vagito) all'età della ragione e delle prese di coscienza, passano anni di esperienze.
Ovviamente si può cambiare, si può addirittura rinnegare il passato, fare delle scelte, vivere altrove.
C'è chi addirittura cambia sesso, o colore della pelle, o i lineamenti del proprio viso.
Non si può però fuggire da se stessi, né si può cambiare tutto.
Se sei italiano, qualcosa dell'Italiano ti rimarrà sempre.
Ti alzerai la mattina e vedrai la gente intorno bere l'espresso e il cornetto, piuttosto che bacon e uova.
Vuoi cambiare paese? Bene, con grande sforzo dovrai impararne lingua, costumi, e dovrai farti accettare, trovare un lavoro, rifarti una vita.
Mai però, potrai dire di essere trasversale, e non essere ricondotto a delle categorie, perché non avrebbe senso.
Il tuo lavoro, il tuo status sociale, la tua famiglia, i tuoi amici, la tua nazione, la tua etnia, la tua residenza, ti associeranno a un gruppo piuttosto che a un altro.
Ci sarà sempre qualcosa che ti associerà ad altre persone, e guai se così non fosse. Se siamo parte di una nazione è bene partecipare alla vita pubblica, e relazionarci agli altri, confrontarci, essere della partita.
Se non rispetti le regole del tuo paese rischi la galera, se non ti conformi un minimo al modo di vivere comune, sei un eremita, isolato dalla società. Partecipare alla vita in comune non vuol dire rinunciare alle proprie idee, vuol dire saper stare al mondo. Il mondo non sarà mai tutto come lo vogliamo. E meno male, perché nessuno di noi è infallibile.
C'è chi vuole combattere il razzismo negando le differenze, o addirittura cancellandole.
Personalmente, sarei inquietato da un mondo così globalizzato e multietnico in ogni nazione.
Le conseguenze sarebbero un appiattimento culturale e una vitalità ridotta dell'essere umano mai viste prima.
Il mondo è bello nella sua varietà. Se vado in Giappone e vedo che tutto è diventato uguale all'Italia, che cosa ci vado a fare?