Ci sono due modi di essere provinciali nel recensire un gruppo rock nostrano: da un lato si può ridurre la validità del giudizio per una sorta di esterofilia che porta a esaltare sempre i gruppi che provengono da fuori (Regno Unito e USA su tutti), dall'altro ci si può comportare in maniera diametralmente opposta, pompando valutazioni che non reggono il confronto con la realtà. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a una mancanza di obiettività ed equilibrio.
Nel caso della musica hard rock e metal, per tradizione ha quasi sempre prevalso, e ancora oggi prevale, un atteggiamento del secondo tipo.
La recensione dell'ultimo disco degli Elektradrive (vedi post precedente) è un caso come tanti, anzi l'ho scelta perché rispetto ad altre risulta meno sbilanciata in lodi e giudizi eccessivamente positivi.
La verità su un disco come Living 4, almeno per chi scrive, è che si tratta di un disco più che discreto, diciamo pure buono, tuttavia fortemente penalizzato da una prestazione vocale poco incisiva e ispirata. Lo stesso impianto musicale con un cantante diverso lo avrebbe reso davvero degno di nota.