Saturday, March 01, 2008

Castrazione chimica

Negli ultimi anni si va parlando di castrazione chimica con sempre maggior frequenza; intorno a questo tema però, anche o soprattutto per via dell'infelice definizione verbale, permane ancora molta ignoranza. Al solito, spesso, le parole causano più danni delle azioni stesse.

Di seguito ho raccolto una serie di informazioni che ritengo utili a fare un po' di chiarezza a tal riguardo.

La castrazione chimica, a dispetto del nome truculento, è un trattamento farmacologico che agisce sul cervello inibendo gli ormoni che stimolano i testicoli alla produzione di testosterone.
Si tratta di una pratica con effetti non definitivi impiegata per combattere, prevenendoli, i crimini legati agli stupri e agli atti di pedofilia. Ma è utilizzata anche come fase preliminare nel trattamento ormonale per la trasformazione da uomo a donna dei transessuali.

Una curiosità che costituisce un precedente famoso: Alan Turing, il grande matematico e logico britannico, considerato a ragione uno dei padri dell'Informatica, è stato castrato chimicamente dopo essere stato arrestato, per omosessualità, il 31 Marzo 1952.

Allo stato attuale non c'è accordo sull'efficacia della castrazione chimica. Secondo alcuni psicologi e criminologi la castrazione chimica, da un lato, abbasserebbe il desiderio sessuale dei soggetti trattati, dall'altro, contribuirebbe a innalzare i loro livelli di aggressività (questo è quanto emerso da ricerche canadesi e californiane). C'è poi chi sostiene che agli effetti chimici non fanno seguito effetti psicologici che inducono un cambiamento stabile della personalità, ma questa sembra la tipica obiezione di chi, in un Paese buonista come l'Italia, tende purtroppo a preoccuparsi sempre troppo del Caino di turno e sempre troppo poco di Abele. E comunque la castrazione chimica non esclude un ricorso a forme di psicoterapia; si potrebbe intervenire farmacologicamente nella fase iniziale per impedire la reiterazione del reato, e innestare subito dopo forme di psicoterapia che portino alla rieducazione del soggetto. Ma a mio parere, se vogliamo parlare di cure psicologiche, la priorità è da assegnare a chi gli abusi li ha subiti prima ancora che a chi li ha commessi.
La sinergia tra castrazione chimica e psicoterapia è suggerita anche dal fatto che si sono verificati alcuni casi di abusi messi in atto da stupratori e pedofili risultati impotenti. Non ci si deve fermare al concetto di violenza comunemente inteso per quanto riguarda il pedofilo: questo può abusare di un bambino anche senza l'uso dell'organo sessuale. Appartengono alla cronaca e alle testimonianze episodi di abusi sui minori in cui l'abusante si compiaceva anche solo a guardare, a far compiere ad altri, a fotografare, oppure a usare violenza con corpi estranei e oggetti.

Dal punto di vista psichiatrico la pedofilia si manifesta come ossessione e come disturbo delle affettività. Il pedofilo è un ossessivo perchè ha un'ideazione ossessiva e ripetitiva di trovare un bambino e di usarlo affettivamente e sessualmente, un'ideazione che non riesce a controllare. Il pedofilo si eccita anche solo annusando la pelle di un neonato.

È certamente vero che tutte le opinioni, nel bene e nel male, rispecchiano la cultura di appartenenza. Oltreoceano se una cosa funziona la si adopera con entusiasmo: rischi e danni tendono a passare in secondo piano. In Europa, e in Italia in particolare, invece in genere si è più attenti, talvolta si rischia addirittura l'inconcludenza per voler sviscerare una questione.
In questo Paese la costituzione garantisce che "nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizioni di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".
Va comunque segnalato che la castrazione chimica è già legge in alcuni stati europei, in Canada e in alcuni stati USA come la California. La regolamentazione riguarda Francia (dal 1997), Germania (addirittura dal 1969, ma solo se il soggetto ha superato i 25 anni e a seguito di una perizia medica), Danimarca (dal 1973), Svezia (dal 1993, solo con il consenso dell’interessato e se quest’ultimo è suscettibile di divenire recidivo) e Norvegia. In Danimarca, ad esempio, i delinquenti sessuali possono scegliere fra lo scontare la condanna in carcere fino alla fine o accettare di seguire un trattamento medico, beneficiando in tal modo di una liberazione anticipata. Dal 1989 sono state trattate alcune decine di casi con esito positivo: per nessuno di essi si è registrata una recidiva.

Una posizione ragionevole mi sembra quella del noto farmacologo Silvio Garattini; Garattini al momento è tra gli scettici in quanto sostiene che "non è stata attuata alcuna sperimentazione scientifica che provi la validità del trattamento", ma subito dopo aggiunge che "sarebbe opportuno che fosse avviata una sperimentazione in tal senso''.