Ho visto "Sunshine" (2007) di Danny Boyle, regista atipico e non convenzionale, ai più probabilmente noto soprattutto per "Trainspotting".
Un breve cenno alla trama: nell'anno 2057 il Sole si sta spegnendo e il genere umano è prossimo all'estinzione; l'unica speranza di sopravvivenza è affidata all'Icarus II, una nave spaziale che ha come disperata missione quella di sganciare sul polo sud solare un ordigno nucleare che possa riattivare la stella. Durante il viaggio l'equipaggio riceve un inatteso e misterioso segnale proveniente dall'Icarus I, navicella scomparsa in una missione analoga sette anni prima a causa di un incidente mai chiarito. Il tentativo di modificare la rotta per far visita alla nave creduta dispersa sarà all'origine di incidenti e vicende di varia natura.
Il mio giudizio finale è in buona parte negativo. La trama è banale, certamente si apprezza lo sforzo di caratterizzazione degli otto personaggi (soprattutto in chiave psicologia) ma i risultati sono limitati ed emerge un certo senso di incompiutezza; nell'ultimo quarto di film si sfiora poi il ridicolo con trovate sceniche che fanno pensare più a una produzione made in USA che UK, inoltre alcune citazioni ai capolavori del genere (su tutti "Solaris" e "2001. Odissea nello Spazio") sono fin troppo evidenti.
Più si guarda il film con gli occhiali della razionalità tanto maggiore è il tasso di delusione che ne deriva. Ma è vero anche il contrario. E, se è vero che un'opera artistica ha (tanto per citare Lucio Battisti) lo scopo primario di suscitare emozioni, da questo punto di vista "Sunshine" mostra alcuni spunti di grandissimo pregio. Le immagini, ma soprattutto i suoni, i silenzi e i rumori, riescono infatti a trasmettere in modo magistrale tutta la claustrofobia, l'infinitezza, il terrore, la solitudine e l'ostilità dello spazio profondo.
Quando il film termina è come risvegliarsi da un incubo orrendo, con quella splendida freschissima sensazione di sollievo che tutti ben conosciamo. Ed è in questo il valore di una negatività che diventa altamente funzionale: lo shock aiuta a eliminare le tossine generate dalla piattezza della quotidianità e genera rinnovato amore e apprezzamento per la semplicità e l'armonia delle cose che ci stanno attorno.