Ho visto "Factotum (Man of Many Jobs)" di Bent Hamer (2005). Cronaca quotidiana delle vicende esistenziali di Henry Chinaski, l'alter ego letterario di Charles Bukowski, qui interpretato da Matt Dillon.
Non ho letto il libro da cui è tratto il film e in generale non ho letto nulla di Bukowski, mi è quindi impossibile capire quanto il regista norvegese sia stato fedele al testo originale o quanto se ne sia liberamente distaccato.
Qualunque cosa di buono si sia voluto rappresentare con quest'opera io non sono stato in grado di vederlo. C'è l'autodistruzione alcolica del protagonista e c'è soprattutto la descrizione di un'esistenza piatta, sempre uguale a sé stessa e in cui è assente qualunque elemento di evoluzione, ma il tutto tende quasi subito a una profonda noia, quasi al sonno. Anche le immagini di degrado e squallore non riescono a colpire con abbastanza forza, non provocano quasi indignazione. Due dita di vino da tavola con l'aggiunta di un litro d'acqua.